Ho letto con attenzione il vademecum che è stato pubblicato su un quotidiano di settore nei giorni scorsi circa la possibilità di salvare il nostro calcio.
E sempre con la stessa attenzione, ho cercato di capire quale fosse l’innovativo progetto che questa rispettata società di revisione proponeva ai reggenti del pallone.
Ho subito pensato che questa proposta non fosse realizzabile, ma non tanto per l’impossibilità dei suoi contenuti, quanto per la concreta possibilita' di applicazione.
E’ noto che ogni innovazione, anche quella più giusta, desta sempre un po di perplessità perché va ad intaccare quegli equilibri che naturalmente negli anni si sono consolidati.
Anche se personalmente condivido l’idea di guardare al futuro, mi trova un po in disaccordo il fatto di affidare ad una società straniera che si occupa di tutt’altro (considerandolo un lavoro come un altro) la salvaguardia del nostro gioco preferito.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando è necessario chiedersi: ma quando si dice che il calcio è in crisi a cosa ci si riferisce?
Con questa domanda credo di esaudire il pensiero di numerosi lettori che vivono il calcio solo come passione.
Innanzitutto, va detto che il male del calcio sta (probabilmente) nelle persone e non nel movimento.
Il male di cui si parla non è certo una cosa recente, da decenni ormai la gestione è saldamente nelle mani degli stessi, senza grandi ventate di novità.
La mancanza delle dovute garanzie sulle operazioni effettuate nel mondo del calcio ha permesso il degenero totale, consentendo una spirale di sperpero di denaro; le riserve accumulate negli anni si sono assottigliate a tal punto da esaurirsi (vedi totocalcio).
Chi poteva fare regole diverse non ha ritenuto di farle. Oggi l'Europa ce lo impone.
Il bello è che la FIGC aveva in carico una commissione (COVISOC) creata per poter segnalare eventuali incongruenze riportate nei bilanci delle società iscritte ai massimi campionati, ma sostanzialmente vuota di poteri.
I responsabili di questa commissione, alla luce dei fragorosi “botti” di numerose società, si sono sempre chiamati fuori avendo dichiarato di aver sempre segnalato il problema in tempo ai vertici della FIGC, i quali avrebbero omesso di intervenire. In effetti oggi, quando le squadre sono in rosso, stanno prendendo provvedimenti, seppur tardivi.
E’ risaputo che presidenti di società di calcio promettano di mettersi in regola quanto prima, ma poi ?
Infatti, per chi mastica queste cose non è difficile prevedere scivoloni di pseudo-imprenditori prestati al calcio, che non contenti di tirare a fondo la propria azienda coprono di il povero mondo del pallone.
Ci si chiede allora se lo strumento delle attuali commissioni sia efficace.
E dal quadro che emerge il timore e' fondato.
L’esempio che di seguito cito ci fa capire quanto sia semplice penetrare nel sistema calcio e colpirlo al cuore.
Io seguo una squadra che per anni ha incantato le platee nazionali con il suo gioco spettacolare, ma che per lo stesso tempo è appartenuta ad un presidente riconosciuto responsabile di alcuni reati piuttosto gravi; la FIGC a riguardo non ha mai operato alcun controllo, anzi dopo un breve periodo gli ha addirittura permesso di ritornare ad essere presidente di un altro club professionistico, con motivazioni fondate.
E come questi casi ve ne sono molti altri.
A tal proposito è davvero incredibile che il Governo possa solo pensare di avallare le richieste di costoro che sono gli artefici principali del collasso dell’intero movimento calcistico, concedendogli agevolazioni e stanziamenti di denaro pubblico.
A mio parere è fondamentale isolare "quei taluni" al fine di consentire la ripresa del calcio, visto che la sua popolarità per fortuna non viene scalfita nemmeno da questi scandali al sole!
2004-02-11 - Fonte: Avv. Gennaro Spagnoli
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