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"Ho rivisto quell'incidente e penso di aver imparato qualcosa anche da quello. C'è sempre qualcosa da imparare." - Gilles Villeneuve

      

Sentenza Bosman

2003-05-28  NEW: Appunta - Stampa · modifica · cancella · pdf
      

Il commento


-

- EUROPA -

Circostanze oggetto della sentenza della corte di giustizia

nella causa Bosman

I fatti

Jean-Marc Bosman è un calciatore professionista belga, che giocava per l'RC Liegi a quel tempo una società calcistica militante nella massima serie del campionato belga.

Il caso Bosman nacque in seguito a una controversia sorta nel 1990 fra lui e la sua società.

Il sig. Jean-Marc Bosman sosteneva che la disciplina sul sistema dei trasferimenti della Federazione calcistica belga e dell'UEFA-FIFA avevano impedito il suo trasferimento a una società francese, l'US Dunkerque. Egli esperò un'azione legale contro l'RC Liège e successivamente contro la Federazione calcistica belga e l'UEFA.

Il sig. Bosman chiedeva al tribunale nazionale la declaratoria d'inapplicabilità nei suoi confronti della disciplina sui trasferimenti e delle norme relative agli stranieri in quanto incompatibili sia con le norme sulla concorrenza del Trattato di Roma che con la libera circolazione dei lavoratori. Il Tribunale nazionale sottopose il caso alla Corte europea di giustizia.

Le domande

Le questioni pregiudiziali sottoposte alla Corte di giustizia erano:

"se gli articoli 48, 85 e 86 del Trattato di Roma del 25 marzo 1957 vadano interpretati nel senso che essi vietano:

  1. che una società calcistica possa pretendere e percepire una somma di denaro allorché un giocatore già tesserato per la stessa società, dopo la scadenza del contratto con essa stipulato, viene ingaggiato da una nuova società calcistica?

  2. che le associazioni o federazioni sportive, nazionali e internazionali possano includere nei rispettivi regolamenti norme che limitano la partecipazione di giocatori stranieri, cittadini dei paesi aderenti alla Comunità europea, alle competizioni che esse organizzano?

La risposta dalla Corte europea di giustizia in data 15.12.1995

Per quanto riguarda la disciplina sui trasferimenti, la Corte ha ritenuto che essa abbia un'influenza diretta sull'accesso dei giocatori al mercato del lavoro negli altri Stati membri e sia quindi tale da ostacolare la libera circolazione dei lavoratori. Essa è pertanto contraria alle disposizioni del trattato.

Le giustificazioni presentate dalle federazioni non sono state accolte dalla Corte in quanto gli obiettivi perseguiti dalla disciplina sui trasferimenti, il mantenimento di un equilibrio finanziario e competitivo fra le società calcistiche e il sostegno ai giovani giocatori, avrebbero potuto essere conseguiti con altri strumenti non costituenti ostacolo alla libera circolazione dei lavoratori.

Sebbene il sig. Bosman non sia stato danneggiato dalle norme relative agli stranieri, il Tribunale nazionale ha ritenuto che esse potrebbero ostacolarne la carriera riducendo le sue possibilità di essere occupato o utilizzato da una società calcistica di un altro Stato membro.

La Corte di giustizia ha condiviso l'orientamento assunto dal Tribunale nazionale.

Il testo esatto della sentenza della Corte

La Corte, pronunciandosi sulle questioni sottoposte dalla Cour d'Appel di Liegi con sentenza 1° ottobre 1993, dichiarava:

L'articolo 48 del Trattato CEE osta all'applicazione di norme emanate da associazioni sportive secondo le quali un calciatore professionista cittadino di uno Stato membro, alla scadenza del contratto che lo vincola a una società, può essere ingaggiato da una società di un altro Stato membro solo se questa ha versato alla società di provenienza un'indennità di trasferimento, di formazione o di promozione.

L'articolo 48 del Trattato CEE osta all'applicazione di norme emanate da associazioni sportive secondo le quali, nelle partite delle competizioni che esse organizzano, le società calcistiche possono schierare solo un numero limitato di calciatori professionisti cittadini di altri Stati membri.

L'effetto diretto dell'articolo 48 del Trattato CEE non può essere fatto valere a sostegno di rivendicazioni relative a indennità di trasferimento, di formazione o di promozione che, alla data di questa sentenza, siano già state pagate o siano ancora dovute in adempimento di un'obbligazione sorta prima di tale data, fatta eccezione per coloro che, prima della stessa data, abbiano intentato azioni giudiziarie o esperito rimedi equivalenti ai sensi del diritto nazionale vigente in materia.

Il preciso significato di questa sentenza della Corte

Punto 1: Se il contratto stipulato da un giocatore professionista con la propria società giunge a scadenza e se tale giocatore è un cittadino di uno degli Stati membri dell'Unione europea, la società in questione non può impedire al giocatore di stipulare un nuovo contratto con un'altra società calcistica di un altro Stato membro o rendere più difficile l'operazione chiedendo a quest'ultima società il pagamento di un'indennità di trasferimento, formazione o promozione.

Punto 2: Non sono consentite limitazioni concernenti la nazionalità dei giocatori professionisti che sono cittadini di uno Stato membro dell'Unione europea (all'interno di competizioni fra società calcistiche organizzate da associazioni sportive).

Punto 3: la Corte ha deciso di escludere, eccezionalmente, qualsiasi effetto retroattivo della sua interpretazione sugli effetti della sentenza per quanto riguarda il sistema dei trasferimenti fatta eccezione per quanti, come il sig. Bosman, hanno preso iniziative in tempo utile per tutelare i propri diritti. Pertanto la sentenza della Corte NON PUÒ essere fatta valere a sostegno di rivendicazioni relative a indennità già pagate o che siano ancora dovute in adempimento di un'obbligazione sorta precedentemente al 15 dicembre 1995, fatta eccezione per coloro che,prima della stessa data, abbiano intentato azioni giudiziarie o esperito rimedi equivalenti ai sensi del diritto nazionale vigente in materia.

I paesi europei interessati

Tutti i 15 Stati membri dell'UE e l'Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia, membri dello SEE (Spazio economico europeo), in quanto l'accordo SEE attribuisce ai lavoratori dipendenti e autonomi il diritto di circolare e stabilirsi liberamente all'interno della Comunità (libera circolazione delle persone). Questa libertà rientra nella giurisdizione della Corte di giustizia.

L'effetto della sentenza

La decisione ha effetto immediato e non prevede un periodo transitorio. Questo significa che la sentenza della Corte deve essere applicata a decorrere dal 15 dicembre 1995.

Articolo 85

La Corte non ha risposto al quesito concernente la compatibilità del sistema dei trasferimenti internazionali con la normativa sulla concorrenza della Comunità. Tuttavia, questa non è una ragione valida per non tener conto dell'applicazione delle norme sulla concorrenza. Per le ragioni spiegate nel testo che segue la Commissione è del parere che non solo il sistema dei trasferimenti internazionali e le norme relative agli stranieri già condannati dalla Corte, ma anche ma anche al sistema dei trasferimenti nazionali e verso paesi terzi, siano in linea di principio contrari all'articolo 85 del trattato.

UEFA-FIFA e la Commissione

In diverse occasioni, sulla scia della decisione Bosman, la Commissione ha ribadito la propria intenzione di avvalersi dei propri poteri per assicurare che i principi enunciati nella sentenza della Corte vengano rispettati. Il 19 gennaio 1996 essa ha formalmente notificato alla FIFA e all'UEFA l'avvio di una procedura per violazione ai sensi dell'articolo 85, paragrafo 1 del Trattato CE e dell'articolo 53, paragrafo 1 dell'Accordo sullo Spazio economico europeo (SEE) nei confronti dei regolamenti che la Corte aveva ritenuto incompatibili con l'articolo 48.

La lettera della Commissione informava le due organizzazioni che alla luce della decisione della Corte nella causa Bosman, il loro sistema di trasferimenti internazionali (notificato alla Commissione il 28 luglio 1995) non poteva ottenere la deroga ai sensi dell'articolo 85, paragrafo 3 del Trattato CE e dell'articolo 53, paragrafo 1 dell'Accordo SEE. Analogamente, la restrizione sul numero dei giocatori stranieri nelle competizioni fra società calcistiche nazionali e internazionali (nota come regola del "3+2"), anche se fosse stata notificata, non poteva neanch'essa ottenere una deroga a queste disposizioni. La Commissione dava alla FIFA e all'UEFA sei settimane per comunicare quali iniziative essa avevano preso per conformarsi alla sentenza della Corte.

La FIFA e l'UEFA hanno informato la Commissione che il sistema dei trasferimenti internazionali non sarebbe più stato applicato a giocatori che cambiavano società allo scadere del contratto, per trasferirsi in un paese diverso all'interno dello SEE. L'UEFA ha confermato che il proprio Comitato direttivo aveva deciso di revocare le norme sugli stranieri (regola del "3+2") applicabili alle competizioni UEFA fra società all'interno dello SEE, con effetto immediato.

Nonostante l'abolizione informale del sistema dei trasferimenti internazionali della FIFA e della UEFA all'interno della Comunità e dello SEE la legittimità di una serie di situazioni alla luce delle regole del trattato doveva ancora essere chiarita.

La Commissione doveva decidere sulla notifica pendente del sistema di trasferimenti internazionali, condannato dalla Corte ai sensi dell'articolo 48. La FIFA e l'UEFA avevano chiesto l'attestazione negativa o, in alternativa, l'esenzione del sistema dei trasferimenti ai sensi dell'articolo 85, paragrafo 3. Le pratiche restrittive notificate erano le decisioni della FIFA e dell'UEFA (regolamenti) che prevedono un sistema di trasferimento che impone, alla scadenza del contratto, il pagamento di indennità di trasferimento, formazione e promozione relative al trasferimento di giocatori professionisti o giocatori che diventano professionisti indipendentemente dalla loro nazionalità, quando tali decisioni vengono applicate all'interno della Comunità o dello SEE. Inoltre, anche l'obbligo imposto dai regolamenti FIFA alle federazioni nazionali di prevedere sistemi analoghi a livello nazionale era stato notificato. Vale la pena di sottolineare che nel valutare la compatibilità del sistema dei trasferimenti internazionali con l'articolo 85 del trattato, non è possibile separare il trasferimento dei giocatori in base alla loro nazionalità.

Il 27 giugno 1996 la Commissione scriveva alla FIFA e all'UEFA informandole che due questioni specifiche sulle quali la Corte non si era pronunciata, ponevano dei problemi alla luce dell'articolo 85 del trattato. Si trattava del pagamento delle indennità per i trasferimenti internazionali all'interno dello SEE, di giocatori provenienti da paesi terzi, alla scadenza dei loro contratti con società della Comunità o dello SEE e l'obbligo imposto dalla FIFA alle federazioni nazionali nella Comunità e nello SEE di organizzare sistemi di trasferimento nazionali.

Entrambe queste questioni ricadevano, in linea di principio, nell'articolo 85, paragrafo 1 (e articolo 53, paragrafo 1 dell'Accordo SEE) e non potevano ottenere una deroga.

Veniva chiesto alla FIFA e all'UEFA di tener conto di questo dato di fatto quando avrebbero proceduto alla modifica formale dei regolamenti che non venivano più applicati all'interno dello SEE ma che tuttavia non erano stati cambiati.

L'effetto dei trasferimenti nazionali è normalmente limitato a uno Stato membro. Tuttavia non si può escludere la possibilità che mantenere i sistemi di trasferimento nazionali possa porre dei limiti alla libertà delle società di ingaggiare i giocatori che esse desiderano o che la loro scelta possa essere distorta dal mantenimento dei trasferimenti nazionali. Si può ritenere quindi che, in linea di principio, i sistemi di trasferimento nazionali sono incompatibili con l'articolo 85 del trattato.

Nella loro risposta, la FIFA e l'UEFA informavano la Commissione che non intendevano tener conto di aspetti che non rientravano nella sentenza Bosman. La Commissione comunicava quindi che, in questo caso, sarebbe stata costretta ad avviare una procedura formale.

Problematica relativa alla sentenza della Corte

nella causa Bosman

Sistema di trasferimento alla scadenza del contratto

1. Un giocatore professionista il cui contratto con una società calcistica è scaduto, può giocare per un'altra società, a partire dal 15.12.1995 senza che la sua nuova società debba pagare un'indennità di trasferimento alla prima società?

La sentenza Bosman riguarda i giocatori il cui contratto è scaduto e che vengono trasferiti da una società di uno Stato membro dell'UE o dello SEE a una società di un altro dei 18 paesi al o successivamente al 15 dicembre 1995.

La decisione della Corte non ha affrontato il problema del sistema di trasferimento nazionale all'interno di uno Stato membro dell'UE o dello SEE (Spazio economico europeo), ma anche i regolamenti FIFA e UEFA, nonché i regolamenti delle federazioni nazionali, devono essere conformi alle norme sulla concorrenza del trattato. Il sistema dei trasferimenti nazionali è, in linea di principio, incompatibile con queste norme e, in particolare, con l'articolo 85.

2. In quale caso devono essere pagate le indennità di trasferimento nei 18 Stati interessati?

Solo quando le indennità sono dovute ai sensi di un obbligo sorto prima del 15 dicembre 1995.

La Corte ha deciso che:

L'effetto diretto dell'articolo 48 del Trattato CEE non può essere fatto valere a sostegno di rivendicazioni relative a indennità di trasferimento, di formazione o di promozione che, alla data di questa sentenza, siano state già pagate o siano ancora dovute in adempimento di un'obbligazione sorta prima di tale data, fatta eccezione per coloro che, prima della stessa data, abbiano intentato azioni giudiziarie o esperito rimedi equivalenti ai sensi del diritto nazionale vigente in materia.

3. Deve essere pagata un'indennità di trasferimento per i giocatori provenienti da paesi terzi?

La Corte non ha affrontato il problema della compatibilità delle indennità di trasferimento per i giocatori provenienti da paesi terzi con il trattato. Tuttavia, il fatto di mantenere il sistema di trasferimento per i giocatori provenienti da paesi terzi viola, in linea di principio, l'articolo 85 del trattato, in quanto questa disposizione deve essere applicata indipendentemente dalla nazionalità del giocatore.

4. Può l'Ajax Amsterdam chiedere un'indennità di trasferimento per Litmanen se questi vuole giocare, ad esempio, nel campionato giapponese, anche se il suo contratto è scaduto?

Sì, dato che la sentenza Bosman non riguarda i trasferimenti dall'UE ai paesi terzi e la FIFA mantiene le proprie norme sui trasferimenti contenute all'articolo 14 del regolamento FIFA, l'Ajax Amsterdam ha diritto di chiedere un'indennità di trasferimento per Jari Litmanen.

5. Qual è la situazione dopo il 15.12.1995 se un giocatore professionista il cui contratto con una società calcistica del suo paese è scaduto, gioca per un'altra società del suo paese (vale a dire trasferimento nazionale)?

Per il momento egli rientra nelle norme sul trasferimento del suo paese, il che significa:

ad esempio,

  • in Spagna, il pagamento della compensazione può essere richiesto solo se il giocatore trasferito ha meno di 25 anni di età e

  • in Francia, se la sua società precedente è quella con cui ha firmato il suo primo contratto da professionista, come può accadere;

  • in Grecia, anche se nessuna compensazione deve essere pagata esplicitamente dalla nuova società, il contratto fra la società e il giocatore può far dipendere la partenza di quest'ultimo dal pagamento di un importo che, secondo l'UEFA, di fatto viene pagato più frequentemente dal nuovo club.

Tuttavia, i sistemi di trasferimento nazionali violano, in linea di principio, l'articolo 85 del trattato.

6. È vero che la decisione della Corte distruggerà le piccole società e che queste non possono vivere senza il sistema dei trasferimenti?

È stato affermato che le piccole società verrebbero colpite dalla modifica del sistema dei trasferimenti. Ma l'esperienza registrata nei vari paesi dimostra che i guadagni ottenuti dal sistema dei trasferimenti non sono diffusi o comuni fra tutte le piccole società ma in realtà si concentrano attorno a poche società di ogni divisione inferiore. In conclusione: alcune società si concentrano principalmente su questa fonte di entrate e dovranno trovare quindi nuove fonti sostitutive. Altre piccole società hanno già risolto la situazione concentrandosi su altre fonti di entrata.

L'argomentazione dell'UEFA in base alla quale le piccole società sono totalmente dipendenti dal sistema dei trasferimenti e dal flusso di fondi provenienti dalle società più importanti, può essere messa in dubbio. Due esempi:

  1. Tre quarti di tutte le indennità pagate dalle società della serie A del Regno Unito nella stagione 1992/93 sono andati ad altre società della stessa divisione e non a società più piccole (fonte: Football Trust 1992/93:37).

  2. Due terzi del denaro speso per trasferimenti dalle società della serie B nel campionato britannico sono stati pagati ad altre società della stessa divisione e il 91% di tale spesa è andato a società delle prime due divisioni (fonte: Football Trust 1991/92:37).

7. Come possono le società calcistiche far fronte alla modifica del sistema dei trasferimenti?

L'introduzione di un nuovo sistema indurrà la società a prendere in considerazione nuove modalità per ottenere finanziamenti.

Le società calcistiche di professionisti devono concentrarsi su altre fonti di reddito. Queste ultime potrebbero essere:

  • diritti televisivi

  • pubblicità

  • giochi/lotterie

  • vendite promozionali

  • incassi da vendita di biglietti

  • "Champions League", ecc.

8. È vero che il calcio professionista non può sopravvivere senza il sistema dei trasferimenti?

No. È stato dimostrato, ad esempio in Spagna, che le società calcistiche di professionisti possono gestire la propria attività senza bisogno del sistema dei trasferimenti. Dopo un certo periodo di adattamento il campionato nazionale spagnolo è più fiorente che mai.

9. Quali sono stati gli effetti positivi dell'abolizione del sistema dei trasferimenti, ad esempio, sul baseball negli Stati Uniti?

Quando il sistema dei trasferimenti venne abolito negli Stati Uniti questo portò fra l'altro a:

  • situazione finanziaria più solida delle società,

  • una migliore gestione finanziaria delle società,

  • salari più elevati per i giocatori,

  • una maggiore cooperazione tra i rappresentanti delle società e i rappresentanti dei giocatori,

  • modalità nuove e innovative per reperire finanziamenti addizionali.

10. Vi sono proposte da parte dell'UEFA-FIFA di esaminare sistemi alternativi al vecchio sistema dei trasferimenti e stabilire nuove regole?

La Commissione ha ribadito la propria determinazione ad aiutare le due organizzazioni a trovare un'alternativa al sistema dei trasferimenti internazionali che possa essere compatibile con le norme del trattato. L'UEFA ha costituito un gruppo di lavoro, del quale fanno parte i rappresentanti dei giocatori, al fine di trovare un sistema alternativo e informa regolarmente la Commissione sui progressi compiuti.

La Commissione è favorevole a un'alternativa basata sulla solidarietà fra le società e diretta a fornire una compensazione in particolare alle società più piccole per quanto riguarda la formazione dei giovani calciatori.

Sarebbe anche opportuno incoraggiare le federazioni nazionali ad abolire i propri sistemi di trasferimento nazionali e sostituirli, anche se solo gradualmente e in particolare per le società militanti nelle divisioni che partecipano alle competizioni UEFA, con altri accordi destinati a controbilanciare i costi di formazione e mantenere un equilibrio fra le società in modo da assicurare la pari opportunità e l'incertezza per quanto riguarda i risultati.

11. È vero che l'abolizione del sistema dei trasferimenti favorirà solo i giocatori migliori e l'UEFA potrebbe adottare nuove misure organizzative dopo la decisione?

  • No, non è vero, in quanto specialmente i giocatori di medio livello, e cioè quelli che spesso non hanno potuto veder riconosciuto il loro effettivo valore di mercato e quindi sono rimasti bloccati dal sistema, ora hanno maggiori possibilità di scelta.

  • L'UEFA potrebbe, ad esempio, creare o sviluppare:

  • un nuovo sistema di distribuzione della ricchezza. Tale sistema potrebbe, ad esempio, incanalare una parte delle entrate provenienti dai diritti televisivi e della "Champions League" dale società maggiori a quelle più piccole. È chiaro che la Champions League oggi è una fonte di entrate solo per le società più importanti;

  • una maggiore cooperazione fra i dirigenti delle società e le organizzazioni dei giocatori creando comitati congiunti;

  • migliori investimenti e una migliore gestione (finanziaria) delle società.

12. Cosa succede se, ad esempio, un calciatore francese, che gioca per una società belga, alla scadenza del suo contratto desidera trasferirsi in un'altra società belga?

L'articolo 48 del Trattato di Roma non dovrebbe applicarsi in quanto in questo caso non vi è né una discriminazione indiretta nei confronti di un giocatore comunitario né una restrizione alla libera circolazione delle persone. La prima società belga potrebbe quindi continuare a chiedere un'indennità di trasferimento alla nuova società.

Tuttavia, bisogna tenere presente che il sistema dei trasferimenti nazionali (indipendentemente dalla nazionalità del giocatore) viola in linea di principio l'articolo 85 del trattato.

13. Qual è la situazione attuale nello SEE per quanto riguarda i trasferimenti interni in determinati Stati membri?

Sulla scia della sentenza Bosman alcune associazioni calcistiche hanno dichiarato il sistema di trasferimento interno nullo nel proprio paese (ad esempio la Danimarca e i Paesi Bassi). Altri hanno introdotto un periodo transitorio per lo smantellamento graduale del sistema di trasferimento interno (ad esempio un periodo di un anno in Germania e cinque anni in Belgio).

Clausola della nazionalità

14. È possibile che, ad esempio, AC Milan possa giocare con 6 giocatori tedeschi nella propria squadra a partire dal 15.12.1995?

Sì, perché l'articolo 48 del Trattato CEE, secondo la decisione della Corte, esclude l'applicazione delle regole stabilite dalle federazioni sportive, in base alle quali (nelle partite di campionato da essi organizzate) le società calcistiche possono utilizzare solo un numero limitato di giocatori professionali che siano cittadini di altri Stati membri.

15. È possibile che un calciatore professionista francese possa giocare per la squadra nazionale belga o che un italiano giochi per la nazionale tedesca a partire dal 15.12.1995?

No, perché la Corte ha ritenuto (vedi causa Dona c/Mantero - 1976) che le disposizioni del diritto comunitario concernenti la libera circolazione delle persone e la libera prestazione di servizi non escludono regole o prassi giustificate da motivi non economici che facciano riferimento alla natura e al contesto particolari di taluni incontri, nella fattispecie partite fra due rappresentative di paesi diversi.

Ma, tale restrizione nel campo d'applicazione delle disposizioni in questione deve restare limitata al suo obiettivo specifico.

16. Qual è il significato della cosiddetta regola del "3 + 2"?

  1. Il numero di giocatori non selezionabili che può figurare sulla relazione ufficiale dell'arbitro per qualsiasi partita non deve essere limitato dai regolamenti delle federazioni a meno di tre. I giocatori non selezionabili sono quei giocatori che non possono essere selezionati per giocare nella rappresentativa del paese della loro società di appartenenza.

  2. Inoltre, due nomi di giocatori assimilati possono figurare sulla relazione ufficiale dell'arbitro se hanno giocato per un periodo ininterrotto di cinque anni nel paese della federazione nazionale in questione, tre anni dei quali passati nel calcio giovanile. Tuttavia, le federazioni possono applicare regole più favorevoli se desiderano farlo. Una società può inoltre stipulare contratti con il numero di giocatori non selezionabili che essa desidera. Dove viene applicato un sistema di licenze dalle federazioni nazionali, tutti i giocatori in questione devono ricevere una licenza appropriata.

La stessa limitazione si applicava alle partite UEFA di campionato per le società calcistiche.

Il 20 febbraio 1996, l'UEFA ha diffuso un comunicato stampa sulla regola degli stranieri "3 + 2" dicendo che questa regola, condannata dalla Corte europea di giustizia, era stata abrogata.

17. Perché è di fondamentale importanza che un giocatore professionista abbia il diritto di giocare in una competizione che si svolge in un altro Stato membro?

La partecipazione alle competizioni costituisce l'oggetto essenziale dell'attività di un calciatore professionista, è evidente che una norma che limiti tale partecipazione incide anche sulle possibilità di ingaggio del giocatore interessato ed è incompatibile con l'articolo 48.

Conseguenze della sentenza Bosman sul gioco del calcio

18. La decisione della Corte influenzerà il livello del calcio europeo?

La qualità del calcio potrà o meno variare considerevolmente. I giocatori possono ora spostarsi liberamente senza essere bloccati da una indennità di trasferimento troppo elevata. Di conseguenza essi avranno la possibilità di trovare il posto e il livello più adatti per consentir loro di migliorare. Questo potrebbe creare una maggiore concorrenza fra i giocatori, ed è probabile che avrà effetti benefici sul livello del calcio. In alcuni paesi si è discusso se il sistema del trasferimento possa avere un impatto negativo sul calcio praticato ai livelli massimi.

Alcuni esperti ritengono che una delle principali ragioni del calo del livello qualitativo in taluni paesi nel corso degli ultimi 3-4 anni, consista nel fatto che le indennità di trasferimento siano state troppo elevate. Per questa ragione i giocatori hanno avuto meno possibilità di carriera. A causa del sistema dei trasferimenti a molti giocatori di talento, che militando in società di livello medio, è stato impedito di spostarsi e di conseguenza migliorare la propria situazione entrando in società più importanti.

19. Come possono trovare fondi addizionali le società più piccole?

Le società più piccole dovranno cercare fonti di finanziamento alternative. Se l'importanza del sistema dei trasferimenti è stata notevole per una società, quest'ultima deve concentrarsi maggiormente sulle quote di iscrizione di giovani e dilettanti. L'importo di una quota di iscrizione varia notevolmente da un paese all'altro (ad esempio: 1500 BEF per un giovane in una società semi-professionale in Belgio e 6000 BEF in una società in Danimarca). Se le società in futuro aumenteranno le quote di iscrizione di giovani e dilettanti, questo contribuirà a coprire i costi di formazione.

Le piccole società potrebbero inoltre concentrarsi su attività locali. Possono essere sviluppati rapporti commerciali e di cooperazione a livello locale o ottenere contratti di sponsorizzazione da imprese locali.

Giochi come lotterie e tombole costituiscono esempi di entrate ben noti a molte piccole società scandinave. Anche questa è una possibilità che può essere sviluppata in altre piccole società nel resto d'Europa.

20. Qual'è l'attuale posizione dei giocatori provenienti da paesi non SEE o terzi?

Generalmente parlando, essi non possono basarsi sulla sentenza Bosman. Tuttavia, i giocatori che sono cittadini di un paese che ha concluso un accordo di associazione con la Comunità che proibisca la discriminazione per motivi di nazionalità rispetto ai cittadini comunitari e che hanno un contratto in uno degli Stati membri dell'Unione non possono essere esclusi dalla squadra inviata in campo a causa della loro nazionalità.

Attualmente i paesi che hanno concluso accordi di associazione di questo tipo sono: Marocco, Tunisia, Algeria, Turchia, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica ceca, Bulgaria e Romania.

Inoltre, un sistema di trasferimento fra società dello SEE, riguardante giocatori provenienti da paesi terzi, viola, in via di principio, l'articolo 85 del Trattato.

21. Qual'è la differenza fra un calciatore dilettante e uno professionista (o semi-professionista)?

La differenza essenziale fra un calciatore dilettante e un professionista o semi- professionista è che il professionista riceve uno stipendio per contratto ed è quindi considerato un dipendente e che la sua attività in quanto giocatore non è considerata puramente marginale.

22. Quali sono le conseguenze della sentenza Bosman sugli sport diversi dal calcio?

È chiaro che la sentenza Bosman avrà conseguenze non solo per il gioco del calcio ma anche per gli altri sport nei quali il giocatore è un dipendente.

2003-05-28 - Fonte: europa.eu.int

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