Ieri pomeriggio non appena è stata diffusa la notizia del ferimento della tifosa sampdoriana, Ambretta Piergiovanni, da un razzo lanciato dalla curva ascolana, sono riemersi in molti di noi i (noti) tragici ricordi del derby capitolino del 28 ottobre del 1979 che costò la vita al supporter laziale Vincenzo Paparelli.
Fortunatamente la signora Piergiovanni, da ieri ricoverata all’Ospedale di Teramo, non ha subito, per quanto riferisce il primo bollettino medico oggi diramato (“trauma cranico non commotivo, frattura dell'osso frontale sinistro con contusione emorragica al lobo frontale e un piccola falda di pneumoencefalo, piccolo ematoma extracerebrale ossolaterale, vasta ferita lacero contusa nella regione frontale sinistra'â€), gravissime lesioni.
Resta però allarmante sia che gli artefici dell’infame gesto (poco dopo individuati, anche grazie alla collaborazione della curva ascolana, e sottoposti agli arresti domiciliari) siano uno un minore e l’altro appena diciottenne sia che questi abbiano fatto ingresso indisturbati alla fine della partita con l’attrezzatura per sparare il razzo.
E per evitare episodi del genere non può certo essere chiamata in ballo la legge contro la violenza negli stadi – come, invece, qualche giornalista ha fatto –, bensì, più semplicemente, sensibilizzare i clubs affinché per tutto l’arco delle partite facciano controllare ai propri stewards i varchi di ingresso dello stadio.
2005-10-17
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