Pensate ad uno sport che abbia come finalita' la morte fisica del concorrente.
Nell'antica Roma era cosi'. Da allora lo sport e' cambiato completamente, ma anche la cultura della gente.
Forse ai tempi di Roma tutto sommato non era molto diverso, anche pensando al Colosseo: c'erano delle regole da rispettare, durante la battaglia ritualizzata.
Ritualizzata: secondo alcune regole.
Il fallo in area e' rigore perche' viola gravemente una regola.
Ma le regole sono solo quelle della "singolar tenzone" ?
Certo che no: da sempre gli sportieranti, gli atleti, i giocatori, sono un esempio di moralita' per i conterranei.
Lo sportivo vittorioso e' un esempio di affermazione personale sugli altri nel rispetto delle regole.
Puo' questo essere ancora per il calcio italiano ? Le regole violate in campo sono sanzionate (e messe in discussione) da subito da tutti. Ma anche gli acquisti di calciatori, gli indebitamenti, giustamente fanno parte delle regole del gioco.
La squadra che compera tutti i palloni d'oro del mondo, li fa giocare e vince, ma non li puo' pagare, o non puo' pagare lo Stato, fa perdere tutto lo sport.
Poi possiamo anche far cambiare le regole alla politica: non sara' certo il primo caso.
Ma lo sport e' ritualizzazione di un combattimento. Se il rito diventa anarchia, le famiglie andranno via dagli stadi e ogni avvenimento potra' accadere.
Come ieri tra Roma e Lazio: una falsa notizia, o piu' d'una, mette d'accordo tutte le tifoserie che bloccano, d'accordo con i giocatori e tutti gli operatori, la partita.
Ordine pubblico, si dice.
Incivilta' giuridica. O semplicemente troppa furbizia nello stirare le regole, invece di giocare secondo le regole.
Vinca il migliore: succedera' ancora. Ma oggi i migliori devono tenere i denti stretti e sperare di sopravvivere al malessere dei piu' furbi.
2004-03-22 - Fonte: Spataro
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