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Il calcio preso a calci - n. 4

2004-02-18  NEW: Appunta - Stampa · modifica · cancella · pdf
      

Il sogno assassino

F

Forse non tutti sanno che qualche giorno fa, a causa del morbo di Gehrig che aveva contratto qualche tempo prima, è morto l’ennesimo ex calciatore: aveva solo 31 anni, ex Torino ed Arezzo, e si chiamava Lauro Minghelli.

Fin da bambino era stato votato al calcio rinunciando quasi a tutto, memore di quelle promesse fattegli da chi di mestiere plasma i giovanissimi, a volte, purtroppo, illudendoli con futuri da campioni.

E’ facile piegare le ossa di un bambino forgiandolo a proprio piacimento, e sperare che la sorte prima o poi lo faccia esordire in serie A per potersi vantare e dire: quello l’ho scoperto io.

Ma quanti sacrifici prima di quella serie A, tanti, decisamente troppi.

La strada dell’eventuale successo è costellata non solo di rinunce, ma soprattutto di compromessi e  disagi spesso troppo gravosi, che compromettono addirittura la vita di chi li accetta.

Un ragazzo che dedica tutto se stesso al pallone vive solo con una speranza: arrivare un giorno ad essere un calciatore professionista conosciuto, costi quel che costi.

Proprio così, costi quel che costi.

E spesso il prezzo che si paga è quello della propria vita, perché a volte il timore degli effetti irreversibili per quelle sostanze assunte non fanno sconti e diventano certezze.

In Italia esistono migliaia di scuole calcio che hanno il compito di educare i bambini allo sport, all’amicizia e al divertimento e non, come pare accada in certe realtà, all’illusione.

Si fa presto ad illudere un bambino che cresce in fretta e ha voglia di dimostrare il suo valore sul campo, e si fa ancora prima a proiettare un ragazzo che è migliore degli altri, calcisticamente parlando, nel baratro del doping.

Dicono che dietro al doping ci sia un colossale giro di soldi e che ormai è tardi per tornare indietro, chi vuole sfondare deve sottomettersi a questo atroce rischio, altrimenti viene messo alla porta senza contratto.

E per un ragazzo che ha rinunciato da sempre agli amici, al divertimento, alla scuola, praticamente a tutto, dire “no grazie†quando è ad un passo dal realizzare il suo sogno diventa davvero difficile.

Pure perché pensa che per una volta non gli succederà nulla; ma solamente che poi le volte diventano innumerevoli e non si pensa più al futuro, ma solo al presente.

A quel presente che sa di successo e gloria, vissuto intensamente tutto di un fiato, e ad occhi chiusi da chi ne è protagonista.

Quasi a significare di non volersi svegliare da quel sogno sperando che duri più a lungo possibile.

Ma si sa, il tempo scorre inesorabile anche per i sogni, e puntuale si presenta a chiedere di saldare il conto.

Al tempo nulla sfugge, e chi ha consumato abusando in modo eccessivo si vedrà recapitare un lungo elenco di cose da pagare a coronamento di quella che è stata la condotta adottata.

Quando guardandosi indietro ci si accorge di aver commesso degli errori ormai è troppo tardi, e a nulla serve aggrapparsi ai ricordi che ti abbandonano, come la speranza di trascorrere una vita serena.

Il capolinea non è rappresentato dalla fine della carriera, ma dalla fine della forza fisica di combattere l’invasione di quelle sostanze estranee capaci di alterare ogni equilibrio dell’organismo umano.

Quando si giunge a fine carriera il colpo è già stato accusato perché magari si è passati da giocare in una squadra di vertice ad una provinciale di categoria inferiore, segno questo di tracollo a livello   psicofisico, visto che si ha solo poco più di 30 anni.

E non certo possono essere tratti ad esempio i pochi casi di coloro che seppur scelleratamente ambiziosi siano giunti indenni almeno fino ad oggi.

Il doping è sempre esistito, ma da venti anni a questa parte ha preso letteralmente il sopravvento sullo sport e i suoi interpreti che pare rinuncino malvolentieri ad aiutini di ogni tipo per raggiungere più in fretta la migliore forma fisica, o almeno quella apparente.

Non è più un mistero che il doping sia parte integrante del calcio come di altri sport: senza di esso non ci possono essere risultati per uno che non è un fuoriclasse e a volte anche questi ultimi si affidano al diavolo per poter vincere.  

I controlli esistenti (come noto) vengono scavalcati agevolmente, essendo i ritrovati del doping almeno 10 anni avanti a quelli dell’antidoping, per cui questo non costituisce un problema per chi ha deciso di agire nel peggior modo possibile per la propria salute.

Per ora la morte di un calciatore in forte sospetto di doping fa ancora notizia, ma visto l’andazzo tra qualche anno sarà ancora così, oppure…

Mi auguro solo di potermi sbagliare!!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2004-02-18 - Fonte: Avv. Gennaro Spagnoli

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