Fino a poco tempo fa per leggere le notizie sportive relative ai nostri beniamini sfogliavamo “candidamente” le pagine dei quotidiani o delle riviste alla voce “sport”; oggi, invece, ci imbattiamo nelle prime pagine dei giornali che parlano continuamente di crisi finanziarie, ricapitalizzazioni, azioni in ribasso, decreti spalmadebiti, decreti salvacalcio, truffe, fino ad arrivare a colossali crack economici di grandi imperi industriali, noti sia in Italia sia all’estero, che hanno prima trovato onori e glorie anche nel calcio ed ora delusioni, sconcerto e rabbia negli italiani: risparmiatori e tifosi o non. Questa è l’Italia, un Paese con grandi industrie, ma con pochi controlli – soprattutto nel mondo sportivo – su di esse e su chi le dirige ed amministra.
Caso Cirio e Parmalat. Alcuni mesi orsono l’affondamento del “galeone” timonato da Cragnotti ha messo in ginocchio la società capitolina biancoazzurra mettendo in subbuglio l’universo finanziario e sportivo, che ancora oggi ne paga e pagherà le conseguenze. Grazie al decreto spalmadebiti (di cui parleremo di seguito) e al cosiddetto “piano Baraldi” (dal nome del suo ideatore dott. Luca Baraldi), la Lazio è riuscita ad evitare il fallimento, sfruttando soprattutto la formula dell’erogazione degli stipendi in favore dei propri giocatori in parte in denaro ed in parte con azioni Lazio. Questa società sportiva, pur avendo continuato ad avere annosi problemi di bilancio, sta tentando di sanarli, anche se l’impresa non è delle più semplici. A tal proposito, appaiono di un certo rilievo l’aumento del capitale societario e la copertura delle perdite maturate al 30 settembre 2003 del 17 gennaio scorso, e significativa la (recente) costituzione dell’Associazione Piccoli Azionisti della Società Sportiva Lazio, che si propone di dar voce ai circa 70.000 piccoli azionisti (tifosi) che attualmente rappresentano l’80% del capitale sociale, in modo da consentire loro una effettiva e concreta partecipazione alla vita societaria nell’ambito di una nuova strategia di rilancio sotto il profilo gestionale, amministrativo e sportivo.
Dopo il caso Cirio, quello Parmalat, ancora più sconvolgente del precedente, sia per lo spessore del colosso agroalimentare che per le “vittime” illustri che si sta portando dietro: un elenco che ogni giorno diventa sempre più numeroso. E mentre gli organi preposti al controllo del mercato si scambiano la palla infuocata, 25 mila risparmiatori truffati dai bond Parmalat hanno proposto denunce dinanzi alla Procura di Milano. E il Parma Calcio? Anch’esso non è stato risparmiato dall’”uragano”: accurate indagini pare abbiano accertato in capo alla società del patron Tanzi consistenti evasioni fiscali relative all’Irap, e la mancata denuncia di plusvalenze relative a cessioni di giocatori. E adesso si impone la necessità di vendere i propri pezzi pregiati per prendere qualche boccata d’ossigeno e lasciare alla accoppiata Bondi-Baraldi, da poco insediatasi al posto della famiglia Tanzi, di non fare affondare la nave.
Decreto spalmadebiti e Ue. Anche l’Unione Europea ha messo sotto la lente di ingrandimento il calcio nostrano, contestando che il nostro decreto spalmadebiti (decreto-legge n. 282 del 24 dicembre 2002, convertito, con modificazioni, nella legge n. 27 del 21 febbraio 2003), – col quale si è di fatto riconosciuto alle società sportive professionistiche, in particolare a quelle calcistiche, di spalmare in dieci anni la perdita di valore del proprio parco atleti –, potrebbe, per un verso, contravvenire alla normativa europea in materia di contabilità , e per altro verso, costituire un aiuto di Stato. E ora lo Stato italiano dovrà fornire gli opportuni chiarimenti sui contestati dubbi aspetti del provvedimento emanato.
2004-01-24 - Fonte: Alberto Foggia
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