Che dire.
La sicurezza nella F1 e' stata aumentata. Le barriere hanno retto, ma il senso di umanità e' determinante anche nel produrre danni invalidanti.
Pensiamo al pilota e al trauma che subisce con l'impatto. Un interessamento per lo stato di salute, una simpatia (nel senso etimologico greco) e' il minimo che possa aiutare a uscire subito da una sensazione di impotenza (la sensazione tanto bene descritta: essere passeggero di una monoposto) che potrebbe far finire la carriere di un professionista.
E' andato tutto bene. Peccato manchi solidarieta' non solo dagli addetti alla sicurezza, ma anche dalla stampa che apprezzi quanto fatto dal pilota che, al contrario di Schumacher, ha condotto la gara in modo egregio.
Resta una recriminazione da appassionato: ma cosa ha fatto Alonso a quella macchina ?
La responsabilita' per danni negli sport pericolosi e' da sempre un tema dibattuto. Purtroppo: perche' basterebbe un po' di attenzione all'uomo, non all'atleta che produce reddito, per equilibrare i rischi assunti dagli organizzatori comunque, pur trattandosi di sport pericolosi.
In tal senso la nascita di una maggiore consapevolezza da parte dei piloti, auspicata da Barrichello, dovrebbe diventare un accordo con l'organizzazione.
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2003-08-28 - Fonte: Spataro
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