Condivido gran parte degli interventi che mi hanno preceduto che vorrei integrare con alcune riflessioni di carattere generale ed altre più specificatamente rivolte al mondo dell’ ippica.
Il doping è un problema che investe tutte le competizioni agonistiche e nasce essenzialmente da una cultura (o meglio sub cultura) profondamente antisportiva che vede nella ricerca del successo a tutti i costi l’unica finalità motivante. Ovviamente dove a ciò si accoppia il ritorno economico del successo il fenomeno diventa ancor più grave. Non sono affatto convinto che il doping si combatta con gli strumenti polizieschi o della giustizia penale. Ci può essere anche questo ma la prima battaglia è di natura culturale e la si deve combattere insieme a tutte le istituzioni interessate, a partire dal Ministero della salute al CONI.
C’è poi l’ aspetto mass mediatico, che ha spesso spinto ancor più della consapevolezza morale ad interventi normativi su questa materia. Intorno al doping ed all’ anti doping sono stati scoperti (ma talvolta anche artatamente creati) scandali e fortune. Spesso le pagine dei giornali negate alle vittorie sportive dell’ ippica si sono aperte a scandali (veri e presunti) in materia di doping.
Ciò crea innanzitutto la necessità che la politica sul doping sia non solo chiara e senza tentennamenti (per dirla con uno slogan forse abusato “tolleranza zero”) ma anche che ciò sia evidente a tutti, con interventi non solo efficaci ma anche visibili. Per questo a suo tempo disposi che le decisioni delle Commissioni disciplinari dell’UNIRE venissero nuovamente rese note attraverso il Bollettino che ricominciò ad esser pubblicato.
Per far ciò non solo sono necessari strumenti adeguati ed una normativa efficace, elementi già sottolineati dagli interventi che mi hanno preceduto, ma è essenziale che l’ ente che deve controllare il settore e irrogare le sanzioni disciplinari abbia l’ autorità morale e tecnica che gli consenta di essere riconosciuto come legittimato ad esercitare il potere affidatogli. Tale legittimazione non si conquista per legge ma solo con il prestigio e l’ autorevolezza degli uomini sulle cui gambe camminano sempre le sorti di qualsiasi costruzione teorica.
C’è poi la necessità di un bagaglio tecnico riconosciuto che consenta un intervento al massimo livello anche scientifico.
Questo è il lavoro più difficile. L’UNIRE deve riconquistare sul campo un prestigio che il tourbillon dei vertici, l’ assenza di una continuità strategica e le difficoltà finanziarie hanno messo a dura prova.
Inoltre deve darsi una solidità tecnica oggi assolutamente precaria. Forse l’unico punto di forza tecnico dell’ ente oggi è proprio il laboratorio antidoping di Settimo Milanese che ha sempre supportato la volontà di colpire duramente il fenomeno. Ma ciò non è sufficiente! L’UNIRE deve riconquistare quel bagaglio tecnico un tempo patrimonio degli enti tecnici che è andato perso al momento dell’incorporazione. Deve essere in grado di dare risposte pronte e convincenti alle problematiche delle diverse specialità che negli ultimi mesi sono state del tutto trascurate creando una situazione di caos tecnico che comporta conseguenze gravissime in termini di credibilità di tutto l’ Ente.
E’ proprio la mancanza di credibilità delle istituzioni sportive che determina il pericolo più grosso che l’ intero sistema della giustizia sportiva sta attualmente correndo: l’ invadenza della giustizia ordinaria. Abbiamo spesso visto in campo ippico severe sanzioni irrogate dagli organi disciplinari dell’UNIRE essere sospese o addirittura annullate dai TAR aditi dai condannati. Questa invadenza se è da una parte da condannare, può essere combattuta solo dal prestigio delle istituzioni sportive che non possono essere gestite da faccendieri e mezze calzette.
Il rigore morale deve pervadere tutte le attività dell’Ente. Spesso è accaduto in realtà internazionali più evolute della nostra che l’ accertamento di casi di doping abbia causato l’ allontanamento di importanti personaggi nel mondo dell’ allevamento e dell’ allenamento anche a prescindere dalla consapevolezza di costoro ma per una sorta di riconosciuta responsabilità oggettiva. Da noi è accaduto invece che allenatori di cavalli riscontrati positivi che avevano ottenuto l’ annullamento della sanzione dal TAR per motivi esclusivamente formali pretendessero addirittura di partecipare a corse tris che come sapete è una corsa ad invito. Ed io che mi sono opposto a tale insensatezza sono stato minacciato di denuncia ed accusato di autoritarismo. Conosciamo tutti casi di doping di cavalli di proprietà di importanti personaggi dell’ ippica che tuttora continuano a pontificare sul futuro del settore.
Se questi episodi non cesseranno, se non si terrà bene a mente che lo scopo principale dell’UNIRE in ambito agonistico è quello di garantire la qualità del “prodotto corse”, qualsiasi buona normativa o i migliori strumenti di indagine scientifica non potranno contrastare un fenomeno che infetta essenzialmente la cultura e la solidità morale della nostra comunità nazionale.
2003-06-25 - Fonte: Avv. Andriani - Uff. Sport AN
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