moltissime sono le specialità sportive in cui esso viene da tempo praticato (tra le altre, calcio, ciclismo, ippica, rugby) e neanche le disposizioni legislative in materia sembrano rappresentare un valido deterrente a questo dilagante fenomeno. E come se non bastasse, si affacciano ipotesi di connessione tra doping e morbo di Gehrig …
I calciatori colpiti dal morbo di “Gehrig”. Tra i calciatori sono circa 15 i morti e 32 i “prigionieri” del morbo di Lou Gehrig (il nome scientifico è SLA, sclerosi laterale amiotrofica dei neuroni motori) che, come scientificamente dimostrato, distrugge progressivamente l’apparato muscolare; una delle ultime persone a esserne stata colpita è stato Adriano Lombardi di Ponsacco (un passato importante da calciatore professionista), inchiodato in una carrozzella a combattere giorno per giorno gli effetti di una così grave malattia: le Istituzioni locali e nazionali si muovano, facciano investimenti per la ricerca, assumano iniziative idonee a contrastare questo mutamento che avviene nell’organismo umano e, nel contempo, aiutino a migliorare le condizioni di vita di chi lo ha subito.
Comunque, un dubbio è lecito: sarà un caso (e non la volontà o responsabilità umana a determinare l’insorgere del morbo)? A detta di molti (esperti e non) Sì; per tutti, il triste “destino” – come il protagonista definiva il maledetto evento che aveva patito – del grande Gianluca Signorini (che non ha certo bisogno di presentazione), calciatore sempre molto attento a conoscere le terapie a cui veniva sottoposto, con una carriera sportiva priva di (gravi) infortuni che l’avessero potuto costringere a ricorrere a rimedi farmacologici di sorta.
Le indagini della Procura di Torino. Dello stesso parere non sembra essere il Sostituto Procuratore della Repubblica di Torino Raffaele Guariniello il quale, da circa cinque anni conduce indagini per fare luce sul doping nel calcio al precipuo scopo di verificare ed accertare se esiste veramente un nesso tra insorgenza del morbo di Gehrig e assunzioni di farmaci (di cui pare essere convinto) da parte dei giocatori.
Tali indagini hanno avuto recentemente una accelerazione, e forse anche una svolta, a seguito di “confessioni” rese dinanzi all’Autorità giudiziaria da alcuni ex atleti, i quali avrebbero ammesso di aver assunto, assieme ad altri compagni di squadra, rimasti vittime del morbo di Gehrig, prodotti ormonali vietati e di essersi anche sottoposti a flebo con liquidi attualmente avvolti nel più fitto mistero.
A mio avviso, per stabilire la possibilità o meno di una tale connessione il ricorso alla scienza medica e farmacologica sarebbe d’obbligo! E per come ritengo, Guariniello deve essersi sicuramente avvalso della collaborazione di luminari in materia.
L’opinione di un esperto. Il Prof. Ferdinando Priano, già consulente ortopedico della squadra di calcio del Genoa (“storico”) ai tempi dell’indomito Capitano Signorini – come lo amavano chiamare (e lo ricordano tuttora) i propri tifosi (e non solo) – in una intervista rilasciata nel gennaio 2001 ad un noto quotidiano nazionale, ha dichiarato che è estremamente problematico individuare un collegamento tra i farmaci assunti dai calciatori professionisti ed il morbo di Lou Gehrig in quanto: “come qualsiasi malattia neurologica non credo che si possa collegarla con certezza a una qualsivoglia terapia farmacologica continuata … le malattie demielinizzanti presentano un’eziologia piuttosto varia … l’origine, quindi, può essere varia … ormai è chiaro che questa sindrome non colpisce soltanto gli sportivi, così come non è una sindrome a carico delle persone anziane … colpisce anche i giovani”.
2003-05-15 - Fonte: Alberto Foggia
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