Le società di calcio di serie A e B fino al 31.8.2002 si sono affrettate ad accaparrarsi giocatori talentuosi, o presunti tali, con passaporto extracomunitario; ciò perché lo scorso 17 luglio, il Consiglio Federale della FIGC aveva deliberato all’unanimità che: i “club” di serie A e B, entro il termine suindicato (data di chiusura della campagna trasferimenti) avrebbero potuto tesserare un solo giocatore extracomunitario, e che dal 1° settembre il blocco sarebbe stato totale, anche per gli allenatori extracomunitari; i “club” di serie C, addirittura, sempre a decorrere dalla data della delibera FIGC, ovvero dal 17 luglio in poi, non potevano più, ad eccezione dei soli professionisti già presenti in squadra, tesserare giocatori extracomunitari. La FIGC ha emesso tale provvedimento, principalmente, per: A)-uniformarsi all’introduzione della Legge Bossi-Fini (Disposizioni in materia di immigrazione) – entrata in vigore il 10 settembre –, che, in materia di attività sportive, all’art. 22 ha così statuito: …con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, su proposta del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), sentiti i Ministri dell'interno e del lavoro e delle politiche sociali, è determinato il limite massimo annuale d'ingresso degli sportivi stranieri che svolgono attività sportiva a titolo professionistico o comunque retribuita, da ripartire tra le federazioni sportive nazionali. Tale ripartizione è effettuata dal CONI con delibera da sottoporre all'approvazione del Ministro vigilante. Con la stessa delibera sono stabiliti i criteri generali di assegnazione e di tesseramento per ogni stagione agonistica anche al fine di assicurare la tutela dei vivai giovanili; B)-arginare il delicato momento che sta attraversando il mondo del calcio; basti pensare alla vicenda di “passaportopoli” (seppur conclusasi, per lo più, con provvedimenti sanzionatori miti) o alla “curiosa” richiesta della Lega Calcio al Governo di dichiarare lo “stato di crisi del mondo del pallone” con conseguente impiego in tale settore di denaro pubblico. In proposito, riporto un commento apparso sul quotidiano “Il Tirreno” del 22.8.2002 di Victor Uckmar, noto fiscalista di fama internazionale, il quale ha giustamente osservato che…con i problemi che attraversa il Paese, l’inflazione, l’occupazione, il rischio di una nuova guerra e di crisi petrolifera pensiamo a provvedimenti assistenzialistici per dare la cassa integrazione ai calciatori, come fossero operai della Fiat…provate ad andarlo a raccontare a operai, artigiani, anziani, malati…. Il presidente della FIGC Carraro ha chiarito che l’operatività del “blocco” è destinata a durare ad oltranza finchè non verranno poste delle regole sul contingentamento totale (numero di giocatori da tenere nelle tre serie e opportunità di stabilire un tetto massimo) e che i calciatori professionisti extracomunitari già in Italia, o comunque, tesserati per società italiane seppur attualmente impegnati all’estero (circa 450 unità ), non sono, comunque, oggetto della suindicata restrizione. Inoltre, Carraro ha avuto mandato di predisporre integrazioni al codice di giustizia sportiva che sanzionino come grave illecito sportivo tutte le irregolarità nelle pratiche per le iscrizioni di un atleta straniero, con conseguenze anche a carico dello stesso. A tal fine, verrà istituito un collegio di difesa per evitare che le norme vengano raggirate. Giova sottolineare che una pronuncia di tale portata si era già avuta solo nel lontano 15 settembre del 1966, dopo la disfatta mondiale in Inghilterra della nostra squadra nazionale contro la Corea del Nord, e durò fino al 1980. Pare che in quella occasione la decisone del Consiglio Federale fosse da ricercarsi nel sovraffollamento di calciatori stranieri tra cui molte “stelle” (si pensi a Sivori, Altafini, Peirò, Sormani), ma anche molti “bidoni”. Tra gli operatori del settore non c’è stato un coro univoco ma differenti reazioni: - per Luciano Gaucci (presidente del Perugia), il calcio italiano si rivalorizzerà , ci sono tanti giocatori nelle categorie minori che potranno arrivare in serie A senza avere davanti troppi stranieri; - per Cerezo (“vecchia” conoscenza del calcio nostrano), invece, ci perderà soprattutto l’Italia, i campioni trovano sempre una sistemazione…il calcio è come il teatro, se non c’è fantasia il divertimento finisce. Non puoi togliere la fantasia al palcoscenico, e nemmeno al calcio. E il Sudamerica è sinonimo di estro. Personalmente, ritengo che un po’ di regolamentazione fosse necessaria, da una parte per valorizzare maggiormente i nostri giocatori, e dall’altra perché, spesso, la smania di stranieri ha avuto effetti deleteri per molti “club”!
2002-10-15 - Fonte: Alberto Foggia
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