Da qualche anno viene invocata, sempre più spesso, la prova tv (intesa quale rimedio connaturato alle inevitabili sviste degli arbitri e dei loro assistenti originate da un gioco così veloce come il nostro calcio) per punire fatti violenti avvenuti nei campi di calcio di serie A e B, giudicati, a volte, in modo diverso gli uni dagli altri a causa della troppa discrezionalità di cui godono i Giudici Sportivi; basti pensare alle squalifiche inflitte a Zago, Davids, Savino e Montero, nel settembre dell’anno passato, inchiodati dalla telecamera a scambiarsi con gli avversari reciproche “cortesie” o ad altri episodi di pari gravità . Per sciogliere i dubbi sull’applicazione o meno della prova tv è intervenuto, nel gennaio 2002, il Presidente della FIGC Carraro il quale ha istituito un’apposita “task force” composta da 30 persone appartenenti alla Federcalcio col compito di monitorare ogni domenica le gare del campionato di A e B. Spetta poi ai Giudici Federali (ex art. 24 del Codice di Giustizia Sportiva), sulla base delle risultanze probatorie rappresentate dalle immagini televisive fornite loro dalla "task force” (che, ai sensi dell’art. 31 del Codice di Giustizia Sportiva, offrono piena garanzia tecnica e documentale), giudicare in prima istanza in ordine ai fatti di condotta violenta avvenuti a gioco fermo, o estranei all’azione di gioco, sfuggiti al controllo degli ufficiali di gara. A mio avviso, però, la seppur diligente, attenta e scrupolosa applicazione della prova televisiva non è, almeno allo stato, così impeccabile ed imparziale, come apparentemente sembrerebbe, in quanto: 1)- durante tutte le partite di serie A e B non tutte le attrezzature televisive presenti sembrano essere di pari portata per cui alcune condotte “poco ortodosse” possono, talvolta, sfuggire all’attento “occhio” delle telecamere, e qualche altra volta no; 2)- le “moviolone” dei programmi televisivi calcistici della domenica sera soventemente preannunciano i candidati alla “punizione”, indirizzando (molto probabilmente) gli Organi Federali a giudicare violente determinate condotte di certi giocatori anziché di altri (basti pensare alle due giornate di squalifica inflitte a Di Biagio per il “fallo” su Davids); 3)- negli stessi programmi televisivi si prendono a paragone determinati episodi della “giornata” precedente, che portano ad invocare l’applicazione degli stessi pesi e misure per condotte spesso del tutto diverse tra loro (si pensi al raffronto del caso Di Bagio con il gesto di stizza di Totti su Stankovic nel derby capitolino). Davanti a questo scenario di dubbi ed incertezze, perché non tenere in considerazione la proposta dell’allenatore del Milan Ancelotti secondo il quale la prova televisiva dovrebbe essere richiesta solo dall’arbitro quando non ha chiaro un episodio? Comunque, indipendentemente dal pensiero che ognuno di noi ha sull’applicazione e applicabilità della prova tv, un dubbio resta: chissà se, continuando di questo passo, il calcio nostrano diventerà solo materiale da sezionare azione per azione per i giornali e le televisioni, perdendo quel fascino che lo ha da sempre caratterizzato. Ai posteri l’ardua sentenza!