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"Un paese che non premia e' un paese che non sa punire" - Walter Passerini



Diritti umani    

ANF: sostegno alla collega iraniana in carcere perche' difende i diritti umani

Ottima iniziativa concreta e ben comunicata
17.03.2019 - pag. 94443 print in pdf print on web

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“In tutti i tribunali italiani e nelle nostre sedi inviteremo gli avvocati del nostro Paese, certi di una loro forte risposta, a firmare l’appello rivolto alle istituzioni italiane ed europee affinché compiano ogni passo politico e diplomatico verso il governo iraniano volto ad ottenere al più presto la liberazione della nostra collega Nasrin Sotoudeh.

Chiediamo inoltre a tutti i colleghi di appuntare alla toga, segno distintivo della nostra professione che ovunque nel mondo è simbolo di tutela dei diritti dei cittadini, un filo rosso, finchè Nasrin Sotoudeh e il suo collega Amir Salar Davoodi non vedano revocata la misura detentiva inflittagli dal regime di Teheran”.

Lo dichiarano il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini e Giulia Schiavoni di Non c’è Pace Senza Giustizia, in merito alla drammatica vicenda di Nasrin Sotoudeh, l’avvocata iraniana che ha difeso donne che avevano tolto il loro hijab (velo) per protestare contro l’obbligo di indossarlo e che, per questo, è stata condannata a 33 anni di prigione e 148 colpi di frusta.

“Ci uniamo dunque – continuano Pansini e Schiavone – alla mobilitazione necessaria per fare la maggior pressione possibile sulle autorità iraniane, nella convinzione che difendere Sotoudeh significa affermare l’inviolabilità dei diritti fondamentali e difendere i prigionieri politici in altri Paesi”.

“Il caso di  Sotoudeh  è emblematico della soppressione della funzione fondamentale che l’avvocato ricopre ad ogni latitudine, ovvero di essere strumento indifferibile di difesa dei diritti fondamentali di ogni persona e di ogni cittadino, oltre che della violazione macroscopica dei principi sanciti dalle Nazioni Unite, che prevedono che le autorità pubbliche debbano assicurare che gli avvocati siano in grado di svolgere tutti i loro doveri professionali senza ostacolo, intimidazione, molestia o indebite interferenze” – concludono Schiavone e Pansini.

Roma 14 marzo 2019


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