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"Non si dà sollievo al dolore di un essere umano uccidendone un altro. Quando la medicina perde tale consapevolezza, non è più medicina" - Jérôme Lejeune, sull'aborto



Aborto    

Ambrogino d'oro a Paola Marozzi Bonzi, Centro Aiuto alla Vita, Mangiagalli

Paola Marozzi Bonzi
11.12.2013 - pag. 88896 print in pdf print on web

E

E' un riconoscimento, ottenuto grazie alle richieste di oltre 700 milanesi e probabilmente anche 500 utenti facebook.

Per una vita dedicata ad ascoltare e non convincere nessuno, ma aiutare se richiesta a far nascere un bambino non voluto, è poco. Ha ragione a sentirsi sola anche se non lo e'.

Si sente il peso di essere pochi a rappresentare gli interessi dei nascituri. Tanti rappresentano gli interessi delle donne che non vogliono essere madri, ma nessuno pensa all'interesse contrapposto da non dimenticare.

Scrive ad Avvenire. Mi permetto di citare la sua lettera e linkare il commento del direttore.

Ma davvero il mondo del diritto non vuole pensare al diritto del nascituro senza interruzioni esterne ?

Davvero non dobbiamo sentire nell'applauso di pochi alla consegna del premio una urgenza da considerare ?

la lettera

"Caro direttore,
affido a lei queste mie riflessioni, sapendo della sensibilità del suo giornale. Ambrogino d’oro 2013, tanti gli attestati di benemerenza, ventiquattro medaglie d’oro assegnate a milanesi che, per varie ragioni, si sono messi in luce. Una di queste è stata assegnata anche a me, e ringrazio vivamente il Comune di Milano e la sua Giunta. Tanti applausi, per qualcuno molto nutriti.

Scarsi per me, ma non tengo conto della mia persona che definisco normalmente "servo inutile", quanto della causa che tento di portare avanti ogni giorno, la vita nascente.

«Dove erano i sostenitori della vita?» chiede ieri mio figlio, presente alla manifestazione del giorno prima.

Dove erano i sostenitori della vita?

Rifletto, e anche io mi chiedo «Dove erano i sostenitori della vita?». Al teatro Dal Verme c’erano milleseicento persone, ma il popolo della vita? Pensandoci riesco a comprendere le perplessità della Giunta comunale ad assegnarmi l’onorificenza, non scuso ma posso capire il desiderio di alcuni di venire a insozzare i muri del palazzo dove abito con scritte ingiuriose, e mi faccio anche una ragione degli articoli dove vengo definita «persona pericolosa, oscurantista, medievale…».

Io mi definirei soprattutto una persona sola, nonostante gli amici più cari, che ogni giorno aspetta e ancora aspetta, senza fare la caccia alle streghe, le persone profondamente dubbiose e tormentate sulla prosecuzione della loro gravidanza.

La verità è che non dico niente, e non convinco nessuno.

«Che cosa dici a queste donne per convincerle?». La verità è che non dico niente, e non convinco nessuno. Il mio impegno, che vivo come una cosa grande, è ascoltarle, con l’obiettivo di arrivare a una relazione e a un progetto di aiuto. Non ho mai svitato teste, non ho mai insinuato i miei princìpi negli altri, ho accolto tutto ciò che mi portavano, anche le emozioni più destrutturanti. Ho cercato di contenere le ansie, condividere, offrire posto dentro di me per farle sentire amate, qualunque fosse stata la loro decisione. Ho voluto bene indistintamente.

A senso per i cristiani riporto una frase di Giovanni Paolo II: «Se non permettiamo ai bambini di nascere non possiamo nemmeno annunciare loro che Gesù Cristo è venuto a salvarci». Di nuovo mi domando: «Dove erano i cristiani?». Spesso dico che la vita è senza aggettivi, è un valore trasversale, però credo che per i cristiani l’annuncio del valore della vita nascente sia pregnante. Certo, il giorno di vacanza, il bel sole, la famiglia, gli amici, gli incontri nei gruppi, anche di spiritualità… tutte cose belle, ma «primum vivere, deinde philosophari». Io ci credo.

Paola Marozzi Bonzi
direttore Centro Aiuto alla Vita Mangiagalli

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