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"Sembra sempre impossibile finche' non si fa" - Nelson Mandela



Consulenze    

Come chiedere una consulenza all'avvocato

Il cliente che ruolo ha nella questione quando la porta all'avvocato ? Parliamo anche degli errori dei clienti, con una proposta che potrebbe arrivare alle orecchie dei consumatori. E migliorare i rapporti tra le parti e i professionisti. Nella foto: una fotografia sbiadita di un mondo che non c'e' piu' - photo courtesy of Spataro
23.02.2012 - pag. 80598 print in pdf print on web

I

In queste settimane stiamo trattando la crisi della professione dell'avvocato, scritta da me, ex praticante e oggi imprenditore e consulente nel web.

Da mesi ho verificato che le aziende chiedono consulenze legali agli esperti del web, non del diritto. Hai fatto il mio sito ? Sai certamente come devo fare in questo caso...

Come detto altre volte, dall'avvocato si pensa di andare solamente per la causa.

Ci sarà un motivo se tanti avvocati, prima di fare una causa che riguarda il web, chiede un mio parere. Tutti entusiasti.

Ma soprattutto: hanno chiamato me, non altri colleghi avvocati. E non per i costi diversi, per un asserito tariffario diverso. Per il mio modo diverso di affrontare i problemi e vedere le vie percorribili, non solo legali, ma anche tecniche e commerciali.

Insomma: avvocati e clienti chiedono le consulenze ad altri, non ad avvocati.


Non voglio entrare nel tema del post dell'avv. Renato Savoia:  "L'avvocato è solo 'quello che fa le cause'?", che invito a leggere e spiega bene di cosa sto parlando.

Voglio entrare nel merito del cliente.

Il cliente da sempre ha timore reverenziale per il direttore di banca, l'assicuratore, il medico, il notaio e l'avvocato. E fa quello che gli dicono di fare, o non si interesse dei dettagli ...

Il cliente ha la sua bella dose di colpa in tutto cio'.

Anche io mi avvalgo di avvocati, naturalmente. Sono rimasto orripilato dalla gestione di taluni che pretendevano di fare loro le cose senza informarmi o cambiando le mie istruzioni e il mio ordine di priorità nelle soluzioni: non per validi motivi, ma per semplicità di gestione della pratica e per lasciare spazio all'apertura di un contrasto che invece sarebbe stato risolto sul nascere facendo quello che io chiedevo prima del resto.

Mi ha nauseato. Io sapevo cosa significava mettere il carro davanti ai buoi, e ho trovato pericoloso e dannoso il comportamento dell'avvocato.

Ma io ho agito controllando il suo operato,
chiedendo di essere informato di ogni passo, entro la data convenuta, e ho sempre chiesto di condividere come ogni scelta ed ogni tempistica. Se, dopo averle richieste, l'avvocato non le segue, non ci capiamo e gli levo l'incarico.

Ho il vantaggio di essere "figlio d'arte" e conoscere come devono lavorare gli avvocati. Se quindi la cosa non funziona, è perchè l'avvocato non sta facendo tutto il mio interesse.

Troppe volte l'ho verificato nelle controparti. Si poteva risolvere, ma l'avvocato dava troppa importanza ad un fatto rilevante da affrontare successivamente, per impedire la soluzione.

Tranne che, in questi casi, il cliente non controllava il proprio avvocato.

Raramente, decenni fa, si scopriva che il cliente contattava direttamente la controparte, scavalcando entrambi gli avvocati. Il 50% delle volte gli avvocati basiti si lamentavano, ma dovevano prendere atto che la questione era stata risolta con concessioni da entrambe le parti che gli avvocati non avrebbero mai fatto per non passare da deboli.

E' il cliente che deve rassicurare l'avvocato, senza farlo sentire debole se trova una soluzione meno positiva di quella auspicata, se per questo avallare ogni soluzione debole. "Mi riferisca" è sufficiente.

Insomma: il cliente deve ricordare che è lui che incarica qualcuno e che la questione resta sua, anche se avrà qualcuno che se ne dovrà occupare.

E dovrà controllarlo.

L'avvocato professionale non si pone nemmeno questo problema: informa il cliente e gli chiede conferma del procedere in questo o quel modo.

E' talmente innato nella professionalità di chi sa fare il proprio mestiere che questo aspetto non diventa mai un problema.

E' diverso invece per chi non fa l'interesse del cliente. Dice: "Ora può smettere di pensarci, penso a tutto io".

Ecco. Appunto. Mai lasciare fare qualsiasi cosa a nessun altro.

Vostri i soldi con il quale pagate l'avvocato, vostri i soldi dei quali si discute, vostra la questione e le preoccupazioni.

Scegliere una azione piuttosto che un'altra non è una cambiale in bianco e l'avvocato serio non lo chiede mai.

Ma anche i clienti devono parlare subito chiaro su questo punto.

E il controllo ?

Per tutti i casi nei quali l'interesse del cliente è un fastidioso richiamo è sufficiente un controllo formalistico degli Ordini ?

Decoro della professione. Una parola che a solo dirla oggi richiama il concetto di casta, invece è parte integrante del valore morale del professionista.

Può la moralità essere valutata formalmente e non sostanzialmente ? Più comodo. Certo.

Il degrado morale passa dall'inazione. Dal tollerare tanti professionisti che ti chiedono di iniziare la causa per aumentare la parcella
, quelli che non informano e con superbia si assumono il ruolo di tutori dell'inetto cliente.

Per favore. I colleghi isolino questi soggetti e chi non li sanziona; altrettanto facciano i clienti.

Troppe volte sui forum i clienti dicono: non riesco a sapere a che punto siamo, ad avere una copia della citazione (che hanno pagato), una copia della sentenza. Pazzesco.

Questi hanno distrutto il decoro e l'hanno fatto diventare una protezione di una casta che non c'e'. E' anarchia.

Come si esce dall'anarchia ?

Senza leggi nazionali restano le leggi private: i contratti. I contratti con i quali ognuno incarica il proprio avvocato. Forse è il caso di pensare ad allearsi con i consumatori per realizzare un modulo serio d'incarico di avvocato.

Provocazione ?

Rivoluzione. Nel significato latino del termine.


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23.02.2012 Spataro

Spataro

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