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"Il potere consiste nel fare a pezzi i cervelli degli uomini e nel ricomporli in nuove forme e combinazioni di nostro gradimento" - George Orwell, 1984



Eutanasia    

Eutanasia: quando il solo vegetare pone problemi

Domande di questi mesi
10.02.2011 - pag. 76699 print in pdf print on web

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Non è un tema attuale: ormai si può dire che entra da mesi nelle riflessioni di tutti.

Il tema dell'eutanasia in Italia resta fortissimo. Di recente poi ci si è soffermati su una distizione, quella tra il vivere e lo stato vegetativo.

Come pretendere la qualità della vita quando ormai si vegeta solamente ?

La domanda riguarda tutti coloro che, come me, vorrebbero non rendersi conto un domani di essere solo vegetanti e non vivi e senzienti.

Si', perchè è evidente che il problema non è se e quando gli altri se ne accorgono, ma quando tu te ne accorgi.

Pensiamo ad un malato di Alzheimer. Pensiamo ai malati del film "risvegli". Bellissimo.

Dormire per anni, pur mangiando e camminando, salvo poi svegliarsi dopo 30 anni e rendersi conto che si è invecchiati con una esperienza ancora da bambini. Film stupendo.

La realtà è un'altra, e il malato è la realta'. Vive, ma non si accorge di vivere, non capisce più quello che fa, quello che dice, e così via.

Si dira': alcuni si rendono conto di essere malati. Alcuni di questi chiedono la dolce morte, chiedono di non soffrire.

Il cristiano sa che la sofferenza è il passaggio per perdonare i propri errori, ma anche quelli degli altri per poter perdonare i propri. Ma lo Stato è laico, e il valore del malato è un altro, altrimenti basterebbe sopprimerlo quando inguaribile.

Altri invece non possono proprio lasciarsi morire, perchè non lo capiscono.

Si attaccano alle proprie cose quotidiane perdendo il senso di quello che hanno attorno. E sappiamo tutti che nemmeno questi possono chiedere di morire, nè altri possono chiedere per loro di staccare la spina, togliere gli alimenti, chiudere in una stanza e dimenticare.

Testimonianze riportate in questi mesi raccontano che in Danimarca agli anziani ricoverati si dice che in fondo non è poi male chiuderla li', dolcemente. E gli anziani ricoverati temono che altri prendano la decisione per loro.

La morte naturale.

In un mondo dove il senso di naturale, per alcuni, è la possibilità di scaricare i propri liquami, personali o aziendali, addosso al mondo che lo circonda, è sicuramente difficile.

Parliamo di energie nuove, giovani, rinnovabili, rispettose dell'ambiente, ma quando ci cade uno scontrino a terra tutto sommato possiamo fare a meno di raccoglierlo.

Possiamo pensare a rispettare la vita degli altri così come quella strada coperta da cicche e dal nostro scontrino ? Dobbiamo.

Dobbiamo proteggere la vita umana ad oltranza, così come dobbiamo rispettare le vite umane dei pazienti accanto ai malati, di tutti coloro che sono attorno al malato e ne subiscono l'impotenza, l'incapacità di capire anche le cose più evidente e ovvie.

Tutto sommato il malato consuma nostre energie, che vorremmo dare ai giovani. Ma un domani saremo anche noi anziani, magari stanchi, magari malati, e vorremmo un pò di comprensione.

Ciò non significa che la persona malata e pericolosa diventi un qualcosa che si deve subire ogni giorno: lo sanno bene i parenti dei tossicomani che allontanano i propri figli per proteggere gli altri figli, o sè stessi: la mela marcia non può rovinare quella sana.

La domanda semmai è dove metterli.

Una volta la Chiesa si occupava di bambini abbandonati, di esiliati, di perseguitati. Non è forse il caso di cominciare ad aprire un nuovo ordine dove poter mettere persone pericolose ?

In tema di pazzia si è scelto di chiudere le strutture. Lo Stato ha dimostrato che una cultura laica non è sufficiente. Ci vuole uno sforzo sovrumano.

Ed è quello sul quale, anche oggi 9 febbraio, ci troviamo ad interrogarci.

Solo questo. Non altro.


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10.02.2011 Spataro

Spataro

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