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"Art. 1340. (Clausole d'uso). Le clausole d'uso s'intendono inserite nel contratto, se non risulta che non sono state volute dalle parti." - Codice civile



Pinto    

Applicazione della legge Pinto e giurisprudenza europea contro l'Italia: le risposte alle domande dei clienti

La relazione aiuta a rispondere alle domande piu' comuni dei clienti in materia di risarcimento danni per lentezza della giustizia italiana. E non solo per la lentezza. - Photo courtesy of nkzs
08.07.2008 - pag. 60959 print in pdf print on web

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P

Pubblicazione a cura del Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi – Ufficio contenzioso e per la consulenza giuridica - relazione per il Parlamento italiano (testo completo al link indicato).

"L’attenzione delle autorità italiane sul tema resta, quindi alta. Come riferisce il Ministero della giustizia, permane la carenza strutturale collegata all’eccessiva durata dei procedimenti giudiziari; ma, accanto ad interventi rivolti più in generale alla riduzione della durata dei processi, si avverte “l’urgenza di rivisitare la disciplina della legge Pinto, sia pure nell’ambito degli spazi consentiti dalla giurisprudenza CEDU, soprattutto per evitare che i principi di civiltà giuridica, cui la legge stessa è ispirata, possano essere utilizzati in modo distorto e strumentale”.4

"Infatti, il rimedio interno offerto dalla legge Pinto, impostato su una logica puramente risarcitoria, ha finito con l’essere anch’esso oggetto di censure da parte della Corte europea e, negli anni, si è rivelato assolutamente inadeguato a far fronte alle violazioni dei diritti umani concernenti la ragionevole durata dei processi: da un lato, lungi dal migliorare il problema strutturale delle lungaggini processuali, ha finito per aggravarlo, incrementando il carico di lavoro delle Corti d’appello e determinando altresì “il paradossale effetto dell’aumento delle risorse (Magistrati e strutture) da dedicare alla risoluzione delle controversie, peraltro “sempre più spregiudicatamente promosse”5; dall’altro, considerato nella sua essenza risarcitoria, non rappresenta una adeguata risposta alle esigenze di tutela della Corte ed in particolare agli standard indennitari desumibili dalla giurisprudenza europea.

"...

"La Corte europea è qui intervenuta in materia di congruità della somma liquidata dalla Corte d’Appello per l’eccessiva durata del processo ai sensi della legge Pinto e di ritardo nel pagamento della detta indennità; la Corte ha accolto il ricorso sotto entrambi i profili, evidenziando che:

«23. …une administration puisse avoir besoin d’un certain laps de temps pour procéder à un paiement. Néanmoins, s’agissant d’un recours indemnitaire déjà précisément institué pour redresser les conséquences de la durée excessive de procédures, ce laps de temps ne devrait généralement pas dépasser six mois à compter du moment où la décision d’indemnisation est devenue exécutoire (Cocchiarella c. Italie, précité, § 101). De plus, il est inopportun de faire peser sur un individu qui a obtenu une créance contre l’Etat à l’issue d’une procédure judiciaire le devoir d’engager de surcroît une procédure d’exécution forcée afin d’obtenir satisfaction. Le fait que les sommes dues aux requérants leur aient finalement été versées – au demeurant tardivement et après introduction d’une procédure d’exécution forcée – ne saurait remédier au refus prolongé des autorités nationales de se conformer à l’arrêt et ne vaut opère pas réparation adéquate des carences en question (Metaxas c. Grèce, no 8415/02, § 19, 27 mai 2004, et Karahalios c. Grèce, no 62503/00, § 23, 11 décembre 2003). »

, tanto precisato, la Corte ha, quindi, deciso che:

« le montant accordé, combiné avec un paiement tardif, ne permettait pas de regarder le redressement offert en l’occurrence comme suffisant … Partant, il y a eu violation de l’article 6 § 1 » ;

peraltro, nell’occasione, la Corte ha rilevato la idoneità del rimedio approntato dalla legge italiana

(« le recours devant les cours d’appel introduit en Italie par la loi Pinto est accessible et que rien ne permet de douter de son efficacité (Brusco c. Italie (déc.), no 69789/01, CEDH 2001-IX ; Scordino (no 1), précité, § 144).»)

censurando solo la manifesta esiguità della somma accordata alla parte

(« 50. En ce qui concerne le dommage moral, la Cour estime qu’en l’absence de voies de recours internes elle aurait pu accorder à chaque requérant la somme de 10 000 EUR. Le fait que la cour d’appel de Rome n’ait accordé aux requérants qu’environ 10% de cette somme aboutit selon la Cour à un résultat manifestement déraisonnable. Par conséquent, eu égard aux caractéristiques du recours « Pinto » et au fait que, bien qu’il ait été exercé, elle soit parvenue à un constat de violation, la Cour, tenant compte de la solution adoptée dans l’arrêt Cocchiarella c. Italie précité (§§ 139-142 et § 146) et statuant en équité, alloue à chaque requérant une somme de 3 600 EUR, ainsi qu’une somme de 3 800 EUR au titre de la frustration supplémentaire qu’a dû faire naître le retard dans le versement – intervenu le 7 novembre 2005 seulement – des 1 032,92 EUR alloués par la cour d’appel de Rome»)."

CONCLUSIONE 

Il rapporto integrale merita una lettura.

Una frase mi ha colpito, e la riporto qui.

L’oggetto del ricorso dichiarato irricevibile evidenzia la pretestuosità della maggior parte dei ricorsi proposti alla Corte di Strasburgo che ammontano al 94% del totale per il 2007.

Giriamo la frase.

Gli avvocati sostengono davanti alla Corte di Strasburgo il 94% delle volte ricorsi pretestuosi.

Fa riflettere ?


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