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"Il potere consiste nel fare a pezzi i cervelli degli uomini e nel ricomporli in nuove forme e combinazioni di nostro gradimento" - George Orwell, 1984



Avvocati    

Riforma delle Professioni: l'Audizione dell'avv. Michelina Grillo

Seduta di giovedì 7 giugno 2007
14.11.2007 - pag. 50382 print in pdf print on web

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Riportiamo l'intervento.

 

Al link indicato trovate il resoconto integrale, comprensivo delle ulteriori audizioni e domande.

Photo credit: linusb4 (|) on Oct 6, 2007 on Stockexchange

"Audizione di rappresentanti dell'Organismo unitario dell'avvocatura, dell'Associazione degli enti previdenziali privati (ADEPP), della Confcommercio, del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (CNCU), dell'Unione delle camere penali italiane e dell'Associazione italiana giovani avvocati (AIGA), in relazione all'esame dei progetti di legge C. 867 ed abbinati, in materia di riforma delle professioni."

 

MICHELINA GRILLO, Presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura. Preliminarmente, rivolgo un ringraziamento ai presidenti delle Commissioni per aver consentito questa indagine conoscitiva, che credo abbia dato - e darà anche oggi - un contributo utile ai lavori relativi ad una riforma che noi riteniamo, e abbiamo sempre ritenuto, fondamentale per la competitività, non solo del Paese, ma degli stessi professionisti.


L'Organismo unitario dell'avvocatura si è occupato a lungo, nel corso di questi anni, di tali tematiche. In questo momento, però, sconta una difficoltà, una situazione di disagio, determinata - è inutile negarlo - da una apparente discrasia tra l'attività in corso presso queste Commissioni, alla quale ci stiamo dedicando, anche nella giornata odierna, finalizzata alla riforma generale del sistema professionale, e le iniziative parallele (che si sono recentemente avviate al Senato con la calendarizzazione dei progetti di legge inerenti la professione forense. Non si è ancora inteso, infatti, quale di tali attività debba essere prioritaria e in quale rapporto si debbano porre.


Ritengo che questo sia lo snodo preliminare e fondamentale. Da un lato, non solo è sgradevole e dispersivo giocare su più tavoli e doversi concentrare su diverse prospettive, non soltanto per la politica, ma certamente anche per noi,dall'altro, pur non dimenticando le peculiarità della professione forense, anzi rivendicandole e riconoscendo alla stessa caratteristiche tali da legittimarne pienamente una disciplina in via autonoma, non possiamo tralasciare

 


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il lavoro che si sta svolgendo in questa Commissione. Non soltanto perché sembra, salvo prova contraria, la via prioritaria scelta, ma anche perché, nel movimento interprofessionale che si è sviluppato l'anno scorso, crediamo di esserci assunti una certa responsabilità nei confronti dell'intero mondo professionale, collaborando e cercando di costruire assieme una prospettiva di riforma.


Chiediamo, quindi, preliminarmente che la politica, quanto prima, ci indichi il terreno sul quale, veramente, dovremmo giocare questa partita. Sinceramente - mi perdonerete l'informalità di quanto sto per affermare, ma è un tema che mi è particolarmente caro -, noi riteniamo che il mondo professionale abbia ottime ragioni per rimanere unito.


Queste iniziative non sono chiare, per quanto legittime. Noi stessi, come Organismo unitario dell'avvocatura, abbiamo lavorato - e stiamo continuando in tal senso - su un testo di riforma dell'ordinamento professionale forense autonomo, ma non rinneghiamo nulla di quanto abbiamo dichiarato. Tuttavia, in una situazione così ondivaga, si rischia la produzione di effetti disaggregati e pericolosi, per quel che riguarda l'unità del mondo professionale, e anche dal punto di vista delle normative che verranno eventualmente varate. Magari, qualcuno potrebbe distrarsi da un percorso, pensando preferibilmente ad un altro, per poi accorgersi che, a seguito dell'involontaria distrazione, si è determinata una situazione che potrebbe pregiudicarlo.
Noi abbiamo consegnato un documento - al quale faccio riferimento - in cui abbiamo segnalato in maniera molto più ampia le nostre posizioni. Tuttavia, voglio evidenziare, oltre a questo aspetto preliminare, alcuni punti.


Sappiamo che sono all'esame delle Commissioni alcuni progetti di legge quadro. Mi riferisco ai quattro più noti, di cui sono primi firmatari gli onorevoli Mantini, Vietti, Siliquini e Laurini, ma credo ve ne sia anche un altro, di cui mi sfugge, in questo momento, il nome del primo firmatario; vi è poi un disegno di legge d'iniziativa governativa. Per quanto debba essere riconosciuto al progetto governativo un canale di massima attenzione, noi riteniamo che i lavori delle Commissioni si debbano estendano utilmente anche agli altri progetti di legge.


I quattro progetti di legge che ho richiamato adottano lo schema della legge quadro, che ritenevamo, e continuiamo a ritenere, preferibile rispetto alla legge delega, dal momento che consente, molto opportunamente, di enucleare dei principi fondamentali che, a buon diritto, possono informare il percorso di ammodernamento dell'intero settore professionale, senza peraltro mortificare e comprimere, nel ristretto ambito di paratie in qualche modo forzate, le peculiarità delle singole professioni (non soltanto quella forense, che per ovvie ragioni mi è particolarmente cara, ma anche le altre).


Ricordo che, nella passata legislatura, si presentarono problemi allorquando, a fronte di un testo Vietti, che in qualche modo era così concepito, si contrappose il testo dell'allora Ministro Castelli, che dettava una disciplina molto più specifica, analitica e dettagliata. Da quel momento, cominciarono a manifestarsi le spinte disgreganti. Non vorremmo che questa esperienza del passato non venisse tenuta in considerazione, anche con riferimento al presente.


Manifestata la preferenza per la legge quadro, snella di principi, procedo con poche note in riferimento ai testi.
Il testo Vietti, condivisibile e condiviso, oggi appare superato, nella parte relativa al sistema ordinistico, e sicuramente inadeguato, nella parte relativa alle società professionali, a seguito di uno sviluppo, favorito anche da noi come avvocatura, che ha portato a posizioni più avanzate, rispetto al vecchio testo Vietti.


Il testo Mantini è sicuramente più recettivo delle recenti proposte avanzate dall'avvocatura. In particolare, esso contiene una pregevole previsione di consultazioni e di concertazioni, che non può non trovarci concordi, nel momento in cui anche la Comunità europea ribadisce la necessità di

 


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un coinvolgimento delle categorie nei percorsi decisionali che, in qualche modo, le riguardano.


Il testo Laurini presenta un aspetto - cito solamente quello che noi riteniamo essenziale - rilevante per quanto riguarda le società professionali, in quanto sembra prevedere un'apertura nei confronti dei soci non professionisti. Inoltre, abbiamo colto - ma potremmo aver frainteso - la peculiarità di tendere a confinare gli avvocati nell'ambito dell'attività giudiziale.
Nel progetto Siliquini, ha colpito particolarmente - e positivamente - la nostra attenzione la disciplina più compiuta e dettagliata delle fattispecie di esercizio collettivo della professione. È un testo che si dilunga molto su questo aspetto, tanto che, sin dalla Conferenza di Napoli - abbiamo depositato i volumi dei lavori svolti nel corso di tale Conferenza -, avevamo individuato non solo le ATP, riprese nel testo governativo del Ministro Mastella, ma anche forme di società di capitali, purché non ci sia l'accesso del socio di puro capitale, per i motivi noti, sui quali non voglio tediarvi (credo che ne abbiate sentito parlare in più occasioni).


Il progetto dell'onorevole Siliquini contiene, inoltre, a differenza degli altri, una chiara previsione di modello ordinistico, che conserva e preserva, in capo al Consiglio nazionale forense, la funzione di giurisdizione - e le altre funzioni istituzionali d'interesse pubblico - attribuendo, al contempo, la rappresentanza ad un organismo ad hoc, da eleggere mediante un meccanismo il più possibile democratico e partecipativo.


In altre parole, il testo opera - come abbiamo sempre auspicato - una netta differenziazione tra la funzione pubblicistica del sistema ordinistico, che tutela l'utente e il cittadino, e quella di rappresentanza, che l'avvocatura ha elaborato negli ultimi quattordici anni, con l'organismo che ho in questo momento l'onore e l'onere di rappresentare, proprio per scinderle e non farle coesistere in capo ad un medesimo organo.


Si riscontrano, all'interno dei testi, i tentativi di individuare e di inserire nella disciplina delle professioni un'assemblea generale delle stesse. Come avvocatura, procediamo in tal senso già da dieci anni. Infatti, abbiamo introdotto il sistema del congresso democratico, eletto con delegati in tutti i fori italiani, che rappresenta un'assemblea non di iscritti volontari, ma di delegati investiti di una legittimazione democratica proveniente dal voto nei singoli fori, che poi esprimono nell'organismo di rappresentanza politica. Ci permettiamo di proporlo, quindi, come possibile modello di un organismo democratico che potrebbe muoversi nella direzione - che ci sembra condivisa anche dall'attuale maggioranza di governo - di una maggiore democratizzazione del sistema ordinistico, ma anche di un'apertura nei confronti dei giovani. Difatti, questo sistema (e l'organismo che io presiedo) è l'unico che non presenta limitazioni di età: non esiste alcuna barriera per poter essere eletti e per poter entrare a far parte di questo organismo rappresentativo. È un'istanza che ci sentiamo di condividere, dal momento che, effettivamente, una riduzione di tali barriere sarebbe auspicabile nell'intero sistema.


A nostro parere, sarebbe opportuno operare una collazione ragionata dei testi esistenti, tenendo conto di quello che - perdonateci l'espressione - di non troppo buono si trova nel corpo del testo di provenienza governativa. Vorrei fare brevemente due precisazioni, per non approfittare del tempo concessomi.


Innanzitutto, voglio prendere in considerazione l'eccessiva genericità della delega, sulla quale non mi dilungo. Penso, infatti, che questo tema sia stato sviscerato ampiamente nel corso delle diverse audizioni svolte. Inoltre, rileviamo un preoccupante spostamento di baricentro - tra la prima bozza resa nota dal Ministero della giustizia nell'ottobre del 2006 e quella approvata all'inizio di dicembre dal Consiglio dei ministri - verso la direzione, anticipata dal decreto Bersani del giugno scorso, di una esasperata assimilazione del sistema ordinistico all'impresa, che noi

 


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contestiamo anche sulla base di affermazioni e di documenti della Comunità (citati nel nostro documento).


Proseguo individuando i punti critici: l'assenza di una definizione di professione intellettuale e un sistema piramidale dei consigli dell'ordine, che è del tutto ultroneo rispetto alla nostra tradizione, in cui i consigli sono autonomi e non contemplano un sistema gerarchico e verticistico, motivo per cui, in questo senso, tale sistema non è da noi condiviso. L'autonomia dei singoli ordini territoriali riteniamo sia un valore da preservare. Non possiamo, dunque, pensare ad un organo centrale e ad organi periferici che rappresentino soltanto la diramazione di un ordine unico nazionale, estraneo alla nostra tradizione. Sono previsti troppi controlli, da parte dell'esecutivo, del ministro e dei suoi delegati, sul sistema ordinistico, a scapito dell'autonomia, dell'indipendenza e dell'autodeterminazione dello stesso. Credo che se ne debba tenere conto, anche sulla base del principio di sussidiarietà.


Una questione non da molti sottolineata riguarda l'obbligo, per gli ordini, di destinare una parte del loro patrimonio alla formazione. Non credo che ci sia nulla di male in questo. Credo che gli ordini, stante la mia conoscenza, già provvedano ampiamente. Riteniamo censurabile che questa previsione ponga solamente ed esclusivamente a carico delle categorie, della nostra in particolare, l'onere di finanziare una formazione che, invece, è di rilevante interesse pubblico.


L'avvocato fa parte della giurisdizione, è soggetto essenziale del processo. La competenza e la qualificazione dell'avvocato rivestono un interesse generale - è fatto acclarato, anche nei documenti del Parlamento europeo -, motivo per cui crediamo che, parallelamente a quest'indicazione per gli ordini, dovrebbero esserci delle misure e degli impegni, da parte del pubblico, volti a dare sostegno ad una formazione di interesse per l'intera collettività.


Sulla questione della riduzione degli ordini esistenti, non mi dilungo; credo infatti sia un problema conosciuto. Qualche preoccupazione la nutriamo in merito alla possibilità di iscrivere agli albi soggetti che operano in regime di lavoro subordinato, soprattutto in relazione alla battaglia che l'organismo unitario ha affrontato e vinto, con la declaratoria di impossibilità di iscrizione all'albo dei dipendenti pubblici part time. Non vorremmo che, in qualche modo, si ritornasse su questa tematica.
Nutriamo ulteriori preoccupazioni per quanto riguarda l'iscrizione agli albi di soggetti provvisti di laurea triennale, o addirittura del diploma, per le difficoltà presenti non tanto all'interno delle categorie - ben conosciamo la differenza tra i singoli soggetti -, quanto all'esterno. Si tratta di un problema di trasparenza e di affidamento dell'utente, che difficilmente potrebbe orientarsi in maniera sufficientemente consapevole nelle diverse articolazioni di un albo.


L'ultima questione che voglio sottolineare riguarda una nostra richiesta rispetto al testo. Confidiamo che le Commissioni abbiano intenzione di valutare i dettami del Parlamento europeo, facendo ricorso al principio di sussidiarietà, e di tornare - come, se non ho inteso male, i relatori, in particolare l'onorevole Mantini e l'onorevole Chicchi, hanno indicato in un precedente incontro - ad una legge di principi, lasciando all'autoregolamentazione delle singole categorie la possibilità di entrare nel dettaglio dello specifico, ovviamente con gli opportuni controlli. In questo senso, come avvocatura, siamo pronti, dal momento che siamo in possesso di un testo condiviso (che sarà presentato a breve), che potrebbe rappresentare l'attuazione di quei principi per la nostra categoria.


Da ultimo, rivolgo una domanda circa una questione per noi preoccupante. Sappiamo che il quadro normativo europeo in materia di professioni prevede il recepimento della cosiddetta direttiva Zappalà (la n. 36) entro i prossimi mesi. Ci chiediamo se non sia opportuno - visto che a nostro avviso esistono evidenti discrasie, sicuramente con il testo governativo, quantomeno per la durata dei tirocini e per tutta una serie di altre questioni - che

 


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il legislatore operi prima il recepimento della direttiva n. 36 procedendo, sulla base di questa, alla riforma delle professioni, in modo tale da evitare spiacevoli contrasti.


Sappiamo che i contrasti sono eliminabili anche a posteriori, ma sappiamo altrettanto bene che il percorso è lungo, farraginoso e che, nel frattempo, potrebbero prodursi danni che, sinceramente, gradiremmo, non solo per la nostra competitività, ma per quella del Paese, non si producessero nel sistema professionale.

 


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