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Storia    

Giustizia e Mito

"il massimo del diritto, il massimo dell'ingiustizia". Cicerone (De officiis)

28.10.2020 - pag. 95250 print in pdf print on web

S

Summum ius, summa iniuria. "Il massimo del diritto, il massimo dell'ingiustizia". Cicerone (De officiis leggilo qui).

Cicerone (I sec. avanti Cristo), ricorda Wikipedia, cita un detto comune che sembra già citato da Terenzio (II sec. a.C) (Heautontimorumenos, IV, 5) che a sua volta si ispirava ad una commedia di Menandro (III sec. a.C); Terenzio dunque scriveva:

Ius summum saepe summa est malitia

("somma giustizia equivale spesso a somma malizia").

Riporto dal sito di un insegnante (Todisco) il passo di Cicerone:

"33. Si commettono spesso ingiustizie anche per una certa tendenza al cavillo, cioè per una troppo sottile, ma in realtà maliziosa, interpretazione del diritto.  Di qui il comune e ormai trito proverbio:

 'somma giustizia, somma ingiustizia'

 "A questo riguardo, si commettono molti errori anche nella vita pubblica; come, per esempio, quel tale che, conclusa col nemico una tregua di trenta giorni, andava di notte a saccheggiar le campagne, col pretesto che il patto parlava di giorni e non di notti.

"Non merita lode neppure, -se il fatto è vero -, quel nostro concittadino, sia egli Quinto Fabio Labeone o qualcun altro (io non ne so più che per sentito dire).  Il senato l'aveva mandato ai Nolani e ai Napoletani, come arbitro per una questione di confini. 

"Venuto egli sul luogo, parlò separatamente agli uni e agli altri, raccomandando che non trascendessero in  atti di avidità e di prepotenza, anzi volessero piuttosto retrocedere che avanzare. 

"Così fecero gli uni e gli altri, e un bel tratto di terreno rimase libero nel mezzo. 

"Allora egli fissò i confini dei due popoli come essi avevano detto; e il terreno rimasto nel mezzo, l'assegnò al popolo romano. "

Questo si chiama ingannare, non giudicare.  Perciò, in ogni circostanza, conviene evitare simili furberie.

Se qualcuno volesse affermare che queste cose non succedono più, si renderebbe ridicolo.

Piuttosto dobbiamo capire da cosa nascono.

Nascono da contrasti, all'interno dei quali chi ha più forza o potere, spera di aumentarne.

Il diritto regolerebbe i contrasti, ma se viene applicato con malizia ...

La malizia nel diritto. Cicerone poteva parlarne. Noi ?

Difficile. Certo.

E' meno noto il contesto all'interno del quale Cicerona cita il brocardo.

Questo è il titolo del capitolo: X. IL DOVERE MUTA SECONDO LE CIRCOSTANZE

31. Ma si danno spesso circostanze in cui, quelle azioni che sembrano più degne di un uomo giusto, di quello, cioè, che chiamiamo galantuomo, si mutano nel loro contrario, come, per esempio, il restituire un deposito (anche a un pazzo furioso?), o il mantenere una promessa; e così, il trasgredire e il non osservare le leggi della sincerità e della lealtà, diventa talvolta cosa giusta. 

Conviene, infatti, riportarsi sempre a quelle norme fondamentali della giustizia che ho posto im principio: primo, non far male a nessuno; poi, servire alla utilità comune.  Mutano col tempo le circostanze?  Muta di pari passo il dovere e non è sempre lo stesso.

Sta parlando di doveri, di onestà, di 4 virtù cardinali (un secolo prima di Cristo), e anche di giustizia.

I doveri non sono qui quelli delle leggi. Sono qualcosa di più ampio.

Allora, ricordiamolo, la codificazione attuale era impensabile. Si legislava solo su quello che si poteva mettere in esecuzione, non ogni dettaglio della vita.

Si diceva: "De minimis non curat lex", ma oggi la legge rende i minimis principi fondamentali che possono superare le leggi nazionali.

Fatta (e conclusa) la parte dotta, ammesso che io sia un dotto o piuttosto un "ah dottò!", è un problema del diritto oggi la coerenza tra le troppi fonte normative.

In questo eccesso di norme perdere la bussola è facile, ed è per questo che tutti parlano di etica, di saggezza, di giustizia nel diritto.

Il diritto non è giusto. Il diritto regola interessi. Non annulla gli interessi: li regola. Li contempera.

Belle parole. Che significa ?

Significa che non capendo più il quadro complessivo, ci si sente (tutti) legittimati a richiamarci a principi superiori di etica, di giustizia, di ordine, di coinvolgimento ma, notatelo bene, non si cerca di contemperare interessi, ma di affermarne qualcuno più di altri.

Giustificandosi con la stampa di scelte politiche fondate sul diritto, tanti politici (in senso greco) riescono a mettere le basi di una rispettabilità e autorevolezza da non discutersi.

Se l'applicazione della norma è etica, la si può interpretare in tal modo. Lo diceva Cicerone. Che non finì molto bene, per essersi inimicato i potenti del momento.

Nuovi potenti che, etica o non etica, trovavano tanti servi pronti a sostenerli in nome di una nuova etica da loro scoperta e imposta a tutti per il bene suprema.

E' a queste storture che il medioevo, e la Magna Charta, ha voluto mettere freno. Per passetti, in mezzo a tanti che hanno pagato con la vita l'affermazione di un diritto uguale per tutti, cioè in grado di limitare l'arbitrio del re.

Etica. Sogni. Visioni programmatiche. Diritto.

  • Il diritto è quella cosa che permette all'omicida di uccidere per garantire a tutti la libertà.
  • Il diritto è quella cosa che per consentire la libertà applica le conseguenze dei comportamenti determinando responsabilità, e calibra la sanzione di un furto di due polli diversamente rispetto alla distrazione di fondi comunitari.

In breve: se il diritto e i suoi interpreti dimenticano il caso concreto per fare propaganda, è dittatura senza giustizia. Cicerone la chiamava Malizia, ma anche furberia.

Spiegalo al ladro di polli chiamato ad anni di galera, o alle legge del taglione.

Ma cosa c'è dietro ad ogni interpretazione fondata sull'etica ? Interessi ?

Quelli vengono dopo.

Il primo motivo è sempre lo stesso: la vanità di aver saputo mettere paura sugli altri e costringerli a fare ciò che io ritengo giusto per tutti.

Che è farsi Dio.

Ps da Studiorapido sulla morte di Cicerone

"i triumviri (Antonio, Ottaviano e Lepido) discutevano e preparavano le liste di proscrizione, in base alle quali avrebbero proceduto all’uccisione “legale” di numerosi anticesariani, tra cui lo stesso Cicerone, irriducibile avversario di Marco Antonio."

... Antonio diede l’ordine che la testa e le mani di Cicerone fossero inchiodate sui Rostri nel foro, la tribuna degli oratori"

Quel Marco Antonio invaghito di Cleopatra.


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