Avevo una ventina d'anni e mi trovati a parlare, in presenza, a qualche migliaio di sconosciuti a Ipisa, un evento organizzato attorno al mondo Amiga; a Milano, vicino al Poli.
Parlai del mondo delle bbs e come ci gestivo un nodo con un Amiga 500.
L'emozione di parlare in pubblico per la prima volta mi fece capire che ero un oratore. Mi piaceva guidare gli ascolti, capire dagli sguardi se concordavano o meno; dal numero di movimento se c'era compartecipazione o ostilità. Stupendo.
Qualche mese fa, ad un evento dedicato ai chatbot, 50 persone sono uscite pensando che mi ero organizzato con dieci di loro, ma non capivano come. Avevo fatto dire a ciascuno quello che sapeva meglio, quello che volevo approfondire con loro, e ci eravamo arricchiti tutti.
Questo, scanso equivoci murali, non si ripete online.
Qualche giorno fa un'amica mi chiedeva come poteva insegnare catechismo a x bambini in presenza e uno a distanza. Le dissi che io avrei rinunciato piuttosto che farlo contemporaneamente e da solo. Troppo difficile. Così come ho rinunciato a tanti eventi ai quali ero presente (io solo) in teleconferenza: so benissimo che chi è in remoto non riesce a seguire il mood.
Questo non significa che la didattica a distanza sia sbagliata. Ha altri tempi, altre forme.
Qualche giorno fa ho detto chiaramente che per me parlare online è come aprire il rubinetto dell'acqua calda, ma anche che capisco benissimo che tutti coloro che non l'hanno fatto già decine di volte si troveranno inevitabilmente in situazioni nuove e impreviste, a volte apparentemente ingestibile e persino immaginando comportamenti scorretti quando invece sono involontari o causati da altri accidenti informatici.
Io mi domando: ma in sei mesi, non si poteva aiutare tutti i formatori a imparare i rudimento della formazione a distanza ?
L'attuale ministro, e con essa tanti che temono chissà quale impoverimento, ne ha parlato come il male puro. Tra coloro che conosco personalmente, è cosi', concordano.
Poi mi guardano e io dico loro: "se volete ripetere on line l'esperienza in presenza sarà un fallimento: meglio continuare in presenza, anche se i contagi aumentano incontrollati".
Andiamo oltre: parlo con persone dello spettacolo. Da tanti anni. Appena sentono la parola computer si spengono. Rappresento il male per loro. Loro giocano con le corde del cuore e fanno cultura, l'informatico è il male.
La prima volta che ho visto la scuola aprirsi all'informatica è stato nei primi anni novanta. Alcuni prof di frontiera di hanno provato. Insieme al CNR abbiamo messo le basi per informatizzare le scuole, poi tutto è stato fermato da una indagine giudiziaria, gli spaghetti hacker. E' certo che qualcosa si ripeterà ancora, la storia ha le sue regole.
La Francia nel frattempo volava con il minitel. E oggi ha una squadra di informatici capaci di esprimere una cultura informatica nazionale, open, originale, da fare invidia.
Tutto questo racconto per dire una sola cosa. Si ha paura di quello che non si conosce.
Se mi chiedessero di fare tv con una radio chiamerei la neuro.
Se mi chiedessero di fare la scuola solo online, chiamarei la neuro.
Se mi chiedessero se lavorare in una stanza con 25 persone, finestre aperte, seduto per sei ore; oppure da casa, direi ad entrambi no. Ma finchè i contagi affossano le strutture sanitarie (un parente è rimasto in attesa 24 ore su una sedia di un pronto soccorso prima di essere ricoverato per covid, pensate ai vicini...) io preferisco da casa.
Il mondo è vario, so che molti altri la pensano diversamente. Anche i tribunali, i magistrati, gli avvocati avversi alla digitalizzazione delle comunicazioni.
Quello che è chiaro è che sono due mondi. Ma per favore, spiegatemi perchè tutti usano zoom e whatsapp e poi sono contro la didattica a distanza. Perchè proprio non lo capisco. Se voglio stare con un amico, lo incontro. Se voglio parargli, gli telefono.
Quello che mi chiedo è perchè tutti usano zoom o google, ma nessuno li aiuta ad usarli al meglio. Non è facile. Ci vuole preparazione.
Chiedereste ad un chirurgo estetico di effettuare un trapianto al cuore ? Io no. E nemmeno ad un insegnante.