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Bullismo 11.09.2016    Pdf    Appunta    Letti    Post successivo  

Micaela Campana: non e' censura, ma regole nuove (bullismo)

Micaela Campana risponde a distanza alle critiche sul ddl 3139 del quale e' correlatrice con Paolo Beni.

Ma conferma le critiche sollevate da queste pagine, da avvocati, da associazioni di genitori e insegnanti.
Spataro

 

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E

Ecco cosa dichiara la relatrice alla Camera che, insieme a Paolo Beni (Arci), è autrice dell'emendamento approvato in Commissione e da me e tanti avvocati e associazioni di genitori oggetto di appello per cancellarlo (corsivo e grassetto non dell'autrice, ma mio).

"CYBERBULLISMO NESSUN BAVAGLIO MA SISTEMA REGOLE BASE
(9Colonne) Roma, 8 set - "Lunedì arriva in aula la proposta di legge sul cyberbullismo frutto di un serio confronto che ha impegnato le Commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera e gli stessi operatori del web. Un provvedimento importante, che per la prima volta colma una lacuna della nostra legislazione su un tema di rilevante portata sociale, creando un sistema di regole a tutela di quanti sono vittime di atti lesivi e persecutori compiuti nel web. Non si tratta di mettere bavagli alla rete, come abbiamo letto recentemente, ma di garantire a chi si trova in difficoltà strumenti per potersi difendere e alle forze dell'ordine la possibilità di intervenire nei casi più gravi. Le regole non creano bavagli, ma garantiscono uno spazio di libertà entro il quale muoversi in sicurezza e nel rispetto reciproco. Per questo la legge si propone anzitutto di prevenire il fenomeno attraverso l'educazione a un uso responsabile della rete, in particolare fra le nuove generazioni". Lo dichiarano in una nota congiunta Micaela CAMPANA, responsabile Welfare della segreteria nazionale del PD e il deputato del Pd, Paolo Beni, relatori del provvedimento che arriverà in aula lunedi."

Ripeto per sintesi: "garantire a chi si trova in difficoltà strumenti per potersi difendere e alle forze dell'ordine la possibilità di intervenire nei casi più gravi"

Ecco. Micaela Campana, il cui titolo di studio è maturità scientifica, non ha studiato diritto ma doveva essere informata (da chi le ha suggerito l'idea) che esistono già dei reati e che ci sono già gli strumenti per intervenire.

Quello che forse non le è stato spiegato è che il testo oggi si estende anche agli adulti e impone ai minori le logiche sanzionatorie penali che lei auspica al mondo degli studenti. Una contraddizione insanabile per chi conosce il fenomeno e sa come si risolve.

Ecco da dove nascono le due critiche: non adeguata alla finalità dichiarata, e ottima per giustificare ogni censura sul web.

E' un errore dare ascolto a chi offende sul web. Sempre. Sono sul web e nella telematica dagli anni '90, e so che non bisogna mai considerarli. Sono solo persone deboli che si fanno forti di fare del male con le parole.

Da allora c'è una consuetudine (codificata già negli anni '90 da molti oltre che da me) sul web: non offendere e non offenderti facilmente.

Creare degli strumenti specifici che fanno tabula rasa della diffamazione, ingiuria e stalking è una ignoranza del diritto che si comprende, ma non possiamo giustificare perchè una norma non armonica con il resto del web.

Resto perplesso su chi abbia potuto suggerire un testo tanto ardito e violente di principi universamente affermati dagli anni '90 da tutti i giuristi di tutto il mondo, stravolgendo anche la normativa ecommerce che ribadisce il principio che ciascuno risponde di quello che fa, non di quello che gli altri fanno contro la sua volonta'.

Micaela Campana e Paolo Beni possono avere validi motivi per far tacere le critiche che certamente subiscono copiose, oltre che le offese gratuite, ingiustificate, violente e istintive.

Ma se ne facciano una ragione. Ognuno deve saper distinguere le critiche anche sgradevoli di chi comunque cerca un confronto da quelli che fanno solo perdere tempo.

Se per ognuno che offende sul web ci fosse un reato, le procure sarebbero ancora più impegnate in processi legati a Facebook e simili di quanto non siano già intasate adesso.

Insomma: ci sono già regole che sanzionano i reati anche su internet. Nessuna lacuna, ormai l'anno spiegato tutti più volte e da tanti anni.

Nuovi reati scritti in modo così impreciso danneggiano il web.

Ma quello per cui si reagisce con tanta determinazione è l'effetto diseducativo nei confronti dei ragazzi.

E' dannosa. Bisogna ricominciare dal testo del Senato e riparlarne senza tentazioni di risolvere il problema dei commenti sui social con un nuovo reato.

11.09.2016 Spataro
spataro


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