Se non c'è obbligo di controllo, non c'è reato.
A maggior ragione se al tempo del processo i fatti ritenuti diffamanti non sono più presenti.
C'è da dire che il comportamento processuale dell'associazione che ha chiesto danni straordinariamente elevati senza quantificarli e con i termini rimossi punta a imporre un controllo del web da parte di chi offre spazi di liberta'.
Non è la prima e non sarà l'ultima. E infatti alcuni già chiedono obblighi di controllo preventivo ad aziende dei social network.
Ma non è questo il modo di promuovere una cultura dell'uso del web. Che oggi non ha come nemico le aziende, ma gli utenti stessi assuefatti ad una connessione permanente.
Insomma: non basta usare il diritto per i propri interessi, ma anche nel rispetto delle finalità di promozione della convivenza degli utenti del web nel mondo digitale e reale.
Ne parleremo ancora, perchè il desiderio di piegare il diritto a visioni di libertà personale trascurando il necessario contemperamente degli interessi ha raggiunto limiti che richiedono studi che mancano.
Mi riferisco a decisioni negli Usa, in uchr o in Cassazione, chiamate ad affermare diritti personali limitando il contemperamento di interessi che le norme, necessariamente, non motivano.
Ne parleremo.
Al link il caso Grazie della segnalazione inviatami dall'avv. Maglio