Persino sul sito di Magistratura Democratica si legge un testo che ripete una impostazione molto comune, forse persino maggioritaria.
Ivi leggiamo: "ma è un fatto che il rischio concreto è quello di un mondo privo di memoria dove un flusso informativo incessante può creare non solo identità effimere e virtuali ma, al contrario, polverizzare la memoria storica di narrazioni senza che vi sia un preciso vaglio di un interesse collettivo apprezzabile a conservare quel ricordo, oppure a rimuoverlo in piena consapevolezza."
Continuo a credere che non sia l'impostazione corretta. Lo dico con il rispetto dovuto da chi sa di essere in tesi minoritaria ma, per esempio, in sintonia con Pizzetti.
Quale sarebbe questa tesi minoritaria ?
Che il tema non è oblio o informazione.
Google, non fa quella informazione che si teme venga perduta.
La fanno i giornali, con i loro archivi. Non Google. Google non è un archivio di un giornale o del sapere del mondo.
Google è qualcuno che fa trovare cose che ci sono in giro.
Se gli chiedo di toglierle, lui può non accetare la mia richiesta, ed io fargli causa. Lui non deve tutelare il diritto dell'informazione mondiale. Lo capiamo meglio girando l'affermazione: se Google lavora in un modo, non ha il diritto di farlo sempre e comunque come richiede corretto lui nell'interesse del mondo.
Il tema è un altro.
Se google fa informazione, è un quotidiano. Se google fa il bibliotecario, i libri possono essere rimossi. E certi libri vengono giustamente rimossi da una biblioteca, pur restando negli archivi statli. Perchè non varrebbe lo stesso per Google ?
O siamo così permeati di Google che abbiamo perso la distizione tra giornalista e bibliotecario ?