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"Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna" - A. Einstein



Arte    

Di diritto scritto e di diritto letto. E di come i testimoni interpretano.

Caravaggio: Matteo il peccatore e l'onesta' di chi lo vede. (immagine da wikipedia )
20.09.2013 - pag. 88212 print in pdf print on web

P

Parliamo oggi di giustizia.

Di diritto scritto e di diritto letto.

Di come la lettura di un quadro possa aiutarci ad avere un senso diverso della giustizia.

Stavo leggendo oggi  l'intervista a Papa Francesco. Inizia con un "sono peccatore", e spiega che guardando spesso l'opera sublime di Caravaggio, la chiamata di Matteo, vede Matteo che non è disposto a lasciare le monete, che le sta contando, che fa fatica a cambiare idea, anzi proprio non se ne accorge.

E scopro un mondo.

Per i più Matteo non è il giovane a capotavola indicato dal Papa, ma l'uomo barbuto.

Facciamo un passo indietro.

Cristo entra in una bettola, vede ad un tavolo Matteo e lo indica.

Univocamente tutti vedono la mano di Cristo speculare e identica a quella di Adamo di Michelangelo. Non è un caso.

L'identità della mano di Adamo e di Gesù impone a Caravaggio di sollevare il braccio di Cristo molto in alto per indicare Matteo.

Ma l'indice indica quale personaggio ? Matteo sicuramente, ma due filoni in forte polemica affermano che è l'uomo barbuto, altri il ragazzo a capotavola.

E' bello approfondire il tema. Abbiate pazienza, c'è altro da aggiungere.

Il personaggio tradizionalmente ritenuto Matteo, quello barbuto con la faccia sorpresa, sta facendo due cose.

  • Con la propria mano indica qualcuno. Secondo la tradizione indica sè stesso ma l'indice per me (e pochi altri nel mondo) indica il giovane a capotavola.
  • Con la propria seconda mano sta dando dei denari. Si fa fatica a vedere la seconda mano, è molto vicina a quella del ragazzo a capotavola proprio perchè si stanno scambiando i soldi.
  • La seconda mano del ragazzo a capotavola compare sulla sua schiena, non accanto ai soldi.
  • Le mani accanto ai soldi sono una del ragazzo a capotavola, l'altra dell'uomo barbuto.

Torniamo ai personaggi.

Matteo era un pubblicano. Un esattore delle tasse. Incassava danari, non li pagava.

La mano del barbuto paga, il giovane incassa.

Il vecchio con gli occhiali aspetta l'occasione per guadagnarci qualcosa.

Il Papa, nell'intervista, conferma la sua idea: Matteo è il giovane a capotavola, nonostante la tradizioni l'abbiamo relegato in una posizione secondaria.

A questo punto intervengono due ulteriori considerazioni: Cristo e Matteo a capotavola sono agli antipodi del quadro, creando la forte tensione. In mezzo tutti i testimoni dell'evento di Gesù che chiama un pubblicano con se'.

La seconda è la figura di Pietro, aggiunta e dipinta dopo. Pietro indica anche lui, ma più in basso con la mano. Pietro indica senza dubbio il giovane a capotavola e l'aggiunta potrebbe essere stata decisa proprio per evidenziare la risposta all'errore che già all'epoca altri commettevano leggendo il quadro.

Ma perchè la tradizione resiste tanto ?

Perchè siamo tutti colpiti dalla faccia dell'uomo barbuto.

La scena spiega con attenzione cosa succede quando Dio ci chiama.

Matteo, a capotavola, il chiamato, non se ne accorge nemmeno intento com'è a prendere soldi.

L'anziano con gli occhiali è attento ad una occasione a lui favorevole per prendere i danari.

L'uomo barbuto, che sta pagando i soldi al giovane, conosce Gesu', e non capisce come possa volere Matteo che in quel momento gli sta portando via soldi ! Dovrebbe essere lui, il derubato, ad essere chiamato !

Il giovanissimo accanto all'uomo barbuto è un timoroso che ha paura della chiamata.

Il giovane di spalle che si sta alzando ha deciso di seguire Gesu', lo conosce, gli si avvicina. Ma non è quello chiamato.

Insomma: nella nostra coscienza vorremmo essere noi quelli che, con sorpresa, si accorgono di guardare in faccia Gesù che ci chiama perchè ce ne siamo accorti. Ma non funziona cosi'.

Nel quadro:

  • Chi lo vuole seguire non è il chiamato.
  • Chi si sorprende non è il chiamato.
  • Chi segue i denari non è il chiamato.
  • Chi è pauroso non è il chiamato.
  • Il chiamato è quello che non se ne è accorto.

C'è una razionalità ? Certo non umana. E' questo il messaggio di Caravaggio.

Dio chiama chi decide lui e noi spesso non ce ne accorgiamo subito. La fede è dono che non ci meritiamo, ma che nella Sua misericordia viene donata. Noi possiamo solo chiedere di chiamarci e sperare di avere la costanza di seguirlo.

Ma questo quadro dovrebbe insegnare come valutare le testimonianze.

Come vede lo spettatore la scena ? Con i proprio occhi, con la propria morale, con la propria religiosita'.

E' di tutti pensare di accorgerci della chiamata e sorprenderci. Invece no. Non ce ne accorgiamo spesso.

Se l'esempio del testimone vi sembra vicino, non lo è da meno quello dell'avvocato che interpreta.

Può l'avvocato voler leggere a tutti i costi la legge nel modo più consono al cliente ?

L'avvocato, nell'esempio del quadro, siamo noi spettatori che guardiamo il quadro, non il quadro stesso.

Noi spettatori che siamo convinti di poter dare una lettura nostra, sulla base delle nostre convizioni, e invece dimentichiamo la sostanza: che Dio sceglie chi vuole lui. E vuole tutti, ma ci sceglie per dono.

Una volta religione, arte e diritto erano fusi insieme.

Ora sono separati. E non sappiamo nemmeno più guardare un quadro e apprezzarne le domande e le risposte.

Era Caravaggio.


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