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Mario Monti alla Camera: Il Parlamento Italiano approvi le misure per la crescita che decidera' il Consiglio Europeo

Ma a chi sta parlando Monti, e di che cosa sta parlando, effettivamente ?
13.06.2012 - pag. 81610 print in pdf print on web

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MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli deputati, sono lieto di questa occasione per fare il punto sulla dinamica delle decisioni europee in una fase particolarmente intensa e particolarmente cruciale per l'Europa e per il nostro Paese. L'appuntamento più rilevante è quello del 28 e 29 giugno a Bruxelles, quando avrà luogo il Consiglio europeo.

Prima di allora - lo dico perché il Governo italiano sta cercando, con l'appoggio e il retroterra importantissimo del Parlamento italiano, di essere protagonista non solo nelle riunioni dei vertici, ma nella fase di costruzione del consenso - tra qui e il 28 giugno avremo una serie di momenti di avanzamento parziale verso le decisioni del 28 giugno. Alcuni momenti sono multilaterali e già organizzati, in particolare il G20 a livello di Capi di Governo, che si terrà in Messico il 18 e 19 giugno, e che verosimilmente sarà ancora una volta un'occasione multilaterale come è stato il G8 a Camp David, in cui il tema europeo ha predominato, data la sua urgenza, l'incontro. Prima di allora, avremo oggi pomeriggio un mio incontro a Berlino con il Ministro della finanze tedesco Wolfgang Schaeuble.

Approfitto per correggere ciò che un quotidiano dice stamattina, cioè che ieri avrei avuto una telefonata con la Cancelliera Merkel nella quale vi sarebbero stati una serie di «no». Io non ho chiesto né ho ricevuto telefonate dalla Cancelliera Merkel, con la quale peraltro siamo in dialogo, ma né ieri né in questi giorni non c'è stato niente di questo genere. Oggi lei non sarà a Berlino ed io non la incontrerò, incontrerò il Ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble, quindi vi prego di non tenere conto di quanto è scritto qui. Domani sarà in visita a Roma il Presidente Fran ois Hollande, che teneva ad avere un incontro bilaterale prima di avere quello multilaterale in programma, sempre a Roma, per il 22 giugno, al quale parteciperanno, oltre a noi, come ospiti, la Cancelliera Merkel, il Presidente Hollande e, su sua richiesta, il Presidente del Governo spagnolo Mariano Rajoy. Abbiamo una serie di altri contatti bilaterali e poi si Pag. 3arriverà all'Eurogruppo del 20 o 21 giugno e infine al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. Ciò è quanto avverrà nell'ambito europeo. A questo vanno aggiunti numerosi momenti di scambio di opinioni con il Presidente degli Stati Uniti che sta seguendo con comprensibile interesse ed anche apprensione la dinamica dell'Eurozona.

Vi ho riferito questo perché è chiaro che se si vuole avere poi i risultati nei Consigli europei che corrispondano ai nostri interessi e ai nostri obiettivi bisogna cercare di costruirli passo passo in una situazione europea complicata e in situazione italiana adeguatamente rafforzata rispetto a quella di qualche mese fa. Lasciatemi spendere qualche parola su questo perché dobbiamo contemporaneamente essere consapevoli delle sfide ma anche consapevoli del lavoro che in queste Aule e nel Governo e nel Paese è stato fatto in questi mesi. Ebbene, mi riferisco prima di tutto alla situazione della finanza pubblica. In questo devo dire che ci sono fatti, che posso confermare, nel Financial Times di oggi che cita i diversi punti di forza dell'economia italiana: un disavanzo pubblico molto più basso - dice il Financial Times - di quello della Spagna ma anche di altri Paesi; nel 2012 il disavanzo pubblico italiano sarà la metà di quello medio dell'Unione europea, nel 2013 avremo un avanzo strutturale dello 0,6 per cento del prodotto interno lordo, mentre l'Unione europea avrà un disavanzo strutturale di circa il 2 per cento.
Attenzione, questo non è eccesso di zelo da parte italiana. Siccome i vostri e nostri remoti predecessori hanno costruito un debito pubblico che è il 120 per cento del prodotto interno lordo, e i nostri immediati predecessori hanno accettato un percorso di rientro severo, è chiaro che dobbiamo avere obiettivi più ambiziosi di quelli che hanno altri Paesi, ma sulla strada di questi obiettivi siamo pienamente in regola e in corsa come è stato riconosciuto dalla Commissione e da tutte le altre istituzioni. Abbiamo poi - come è noto - un debito del settore privato più basso di altri Paesi, e un risparmio privato maggiore degli altri Paesi. Abbiamo - come ci ricorda il Financial Times - banche in larga prevalenza molto stabili che non hanno indulto nel finanziare la speculazione immobiliare e abbiamo persino (per strano che possa sembrare, ma gli altri Paesi sono messi molto male) un tasso di disoccupazione più Pag. 4basso di tanti altri Paesi europei. Ebbene, questo lo dico perché siamo molto sereni per quanto riguarda il modo in cui l'Italia oggi si presenta nel quadro internazionale e anche ai mercati internazionali. Finisco di parlare di Italia e passo rapidamente per pochi minuti al quadro europei per dire che siamo tutti consapevoli dell'ansia di crescita così necessaria. L'ansia di crescita ci può portare qualche volta a dividere il tempo in categorie logiche che non hanno grande riscontro nella realtà, cioè avuti questi buoni risultati sul piano della finanza pubblica potremmo ben chiudere una fase 1 disciplina del bilancio e aprire una fase 2 crescita.
Non è così prima di tutto perché la disciplina di bilancio dovrà essere una nostra compagna di viaggio alla quale ci abitueremo sempre di più e che non è necessariamente foriera di recessione o di depressione se è accompagnata sul piano europeo e italiano da altre politiche appropriate. In secondo luogo perché - udite, udite, non si è ancora molto visto nei risultati perché queste cose richiedono mesi e trimestri in tutto il mondo per dare frutti - per le azioni per la crescita il Governo si è messo al lavoro già all'inizio della propria attività.

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E nei provvedimenti, come il pesante pacchetto di dicembre, cosiddetto «salva Italia», certamente orientati soprattutto al rigore per evitare situazioni molto compromettenti per il Paese, abbiamo già ricavato al loro interno misure pro crescita, come quando abbiamo spostato una parte dell'imposizione dal lavoro e dall'impresa al patrimonio o come quando abbiamo creato l'ACE e via dicendo. Inoltre, anche i provvedimenti per le liberalizzazioni, su cui molto hanno lavorato le due Camere, sono ovviamente provvedimenti presi non per il rigore, ma per la crescita e così via. Adesso, però, provvederemo nei prossimi giorni a un altro piccolo concentrato di misure per la crescita. Propongo di non chiamarlo decreto crescita o decreto sviluppo, ma lo iscriverei piuttosto in un'operazione crescita di cui questo sarà un altro tassello importante. Dobbiamo, infatti, vedere le cose nel tempo e, quindi, quando valuterete, e l'opinione pubblica valuterà, quest'altro provvedimento, inviterei a tenere presente che non è la prima cosa che viene fatta per la crescita, ma purtroppo ci vuole tempo perché gli input per la crescita diano luogo ad un output di effettiva maggiore crescita. Teniamo anche presente che nella struttura stessa di questo Governo l'attenzione alla crescita e allo sviluppo è presente proprio in termini architettonici perché per la prima volta abbiamo creato un Ministro per lo sviluppo economico e per le infrastrutture e i trasporti, quindi con una grande responsabilità e capacità di muovere energie proprio verso la crescita.
Scusate se non entro nei singoli aspetti tecnici del Consiglio europeo, ma mi preme piuttosto darvi l'idea dell'azione politica, anche perché è su questa che cerchiamo il conforto o la critica e, poi, spero il sostegno del Parlamento. Lasciatemi, inoltre, ringraziare l'intero Governo e, in particolare, il Ministro Moavero Milanesi che sta svolgendo un'opera veramente eccellente su tutti questi fronti. Quali obiettivi abbiamo avuto e abbiamo nella nostra azione verso l'Unione europea? Nella primissima fase abbiamo avuto l'obiettivo di mostrare, con le azioni che svolgevamo all'interno del Paese, di non aver bisogno della protezione un pò paralizzante altrui. E posso rivelare che in quella fase eravamo molto sottoposti a paterni, qualche volta materni, consigli: ma perché non fate domanda Pag. 6di appoggio o di finanziamento da parte del Fondo «salva Stati» o del Fondo monetario internazionale? Questa situazione l'ha vissuta per primo il mio predecessore, il Presidente Berlusconi, nelle giornate del G20 di Cannes, a fine ottobre, primi di novembre, ma poi anche noi nei primi due-tre mesi abbiamo avuto questo tipo di comunicazione. Abbiamo preferito che il Paese cercasse di fare da sé, non perché sia una cosa necessariamente disdicevole essere assistiti. Abbiamo visto che l'assistenza verso la Spagna è un'assistenza specifica, ossia verso le banche; un'assistenza across the board, generalizzata, invece, perché un Paese non si rimette in piedi da solo con la finanza pubblica, vuol dire la cosiddetta troika, termine russo, ma in salsa europea, ossia avere seduti, quasi come governatori collettivi di un Paese, il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea e la Commissione europea.
Credo che questo Parlamento condivida il sentimento che è del Governo e che è nella tradizione italiana di auspicare sì parziali cessioni delle sovranità nazionali in un contesto europeo, come processo condiviso per esercitare più efficacemente le sovranità nazionali. Altro è dover cedere in modo asimmetrico parte della propria sovranità. Ritengo che gli sforzi che il popolo italiano ha fatto e sta facendo siano duri da accettare, ma ritengo che sarebbero stati più duri da accettare, e maggiore sarebbe stato il senso di alienazione, di frustrazione e di ripulsa verso la costruzione europea, se questi sforzi si fossero dovuti accettare, come ad esempio in Grecia, perché dettati dalla troika.
In quella fase - signor Presidente, ho quasi concluso questo quadro e poi termino - ci siamo anche molto battuti perché l'Europa si dotasse di migliori e più robusti firewalls, barriere antincendio, per evitare il contagio. Ma se questo ha creato talvolta qualche equivoco, cioè che noi cercassimo finanziamenti da parte dell'Europa o di singoli grandi Paesi europei, questo non è mai stato il caso. Abbiamo molto insistito perché, nell'interesse generale e potenzialmente anche dell'Italia, ci si dotasse di questi maggiori firewalls che poi, un pò per volta, in genere troppo tardi e troppo poco, sono venuti (il Fondo «salva Stati» e il meccanismo europeo di stabilità): ma abbiamo insistito quasi con lo stesso spirito - eravamo un pochino più potenzialmente coinvolti - con cui il presidente Obama e il segretario al tesoro Geithner insistevano sugli Pag. 7europei perché questo avvenisse cioè come maggiore immunizzazione del sistema e non perché prevedessimo di dover firmare una domanda italiana di finanziamento.
Nella fase più recente la nostra politica verso l'Unione europea ha potuto cambiare di tono: da una parte abbiamo dato sufficiente dimostrazione all'estero e ai mercati di avere via via messo a posto la nostra casa e abbiamo sollecitato, insieme ad altri Stati membri, le istituzioni europee e gli altri Stati membri a favorire maggiormente una politica di crescita. Anche in questo caso non abbiamo mai visto una fase 1, «a posto i bilanci sul piano europeo», e una fase 2, «ecco adesso la crescita sul piano europeo».
L'argomento che da parte italiana stiamo svolgendo in sede europea e a Camp David l'abbiamo spiegato anche al presidente Obama è il seguente: prima di tutto l'Europa ha bisogno di maggiore crescita. Adesso siamo tutti adulti e sappiamo che la maggiore crescita non può avvenire in modo sostenibile a scapito di una disciplina di bilancio. Ma c'è bisogno di una maggiore crescita. Non si dica che la maggiore crescita è un fattore importante ma che verrà dopo aver risolto i problemi dei mercati finanziari. No, la maggiore crescita, se messa in cantiere in modo credibile, aiuterà anche a risolvere i problemi dei mercati finanziari ed io ho portato l'esperienza italiana. Lo spread, che ho trovato a 574 sul marco (Commenti dei deputati dei gruppo Lega Nord Padania), è poi sceso via via fino a 250-260 con alti e bassi poi è cominciato a risalire non per un fatto specifico italiano - tant'è vero che in quella fase abbiamo cominciato ad avere un tasso di interesse più basso di quello spagnolo mentre per una lunga fase precedente l'avevamo più alto - ma per le turbolenze nel mercato europeo connesse soprattutto alla Grecia.

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Ebbene, l'argomento che abbiamo sviluppato era il seguente: se nel Consiglio europeo del 28 giugno (meglio sarebbe stato prima, ma almeno in quello del 28 giugno) vi sarà un credibile pacchetto di decisioni europee sulla crescita, e i temi li sapete: maggiore ruolo ammesso per seri investimenti pubblici - che non occorre sia messo attraverso modifiche del trattato, implausibili in questa fase, ma attraverso un esplicito riconoscimento da parte della Commissione europea, in sede di applicazione del trattato, che certi investimenti pubblici saranno visti con favore -, se vi saranno passi dichiarati e tempificati verso la costruzione di eurobonds o stability bonds o redemption funds, che di nuovo non possiamo pensare che siano operativi quest'anno, ma che non vengano estromessi dal tavolo e che siano cantieri su cui si costruisce abbastanza rapidamente, con tutti questi se, se quindi si recepisce una prospettiva di sviluppo, allora - è stato il nostro argomento - lo spread italiano diminuirà. Perché? Perché lo spread italiano è ancora così alto (oggi siamo a 465 credo, mentre parliamo) perché il debito pubblico italiano è molto alto, e lì per un pò di tempo, via via che scenderà, resterà molto alto. L'Italia è apprezzata per quello che ha fatto sulle nuove decisioni, ma si tirerà dietro quel debito per lungo tempo. Ma soprattutto quello che preoccupa anche i mercati finanziari ed anche le agenzie di rating è la scarsa crescita, che è quello che preoccupa tutti noi socialmente e politicamente. Se verranno misure per una maggiore crescita, allora gli stessi mercati finanziari riterranno più sostenibile la finanza pubblica italiana, pagheremo uno spread inferiore, i tassi di interesse scenderanno e le imprese saranno più facilitate anziché penalizzate negli investimenti. Quindi questo già metterà più al riparo dal contagio.
Io direi che ho svolto i punti che mi ripromettevo di svolgere. Un'ultima, anzi due considerazioni telegrafiche. Una: voi capite bene che siccome nel Consiglio europeo si lavora e si decide per consenso, cioè all'unanimità, è molto più facile bloccare cose che introdurre cose nuove o cambiare cose esistenti. Sarebbe stato per esempio più facile (l'Italia avrebbe potuto esercitare il diritto di veto, cosa di cui è bene non abusare, ma che esiste) bloccare, nella primavera dell'anno Pag. 9scorso, il six-pack, che portava questo profilo severo di rientro del debito, di quanto non sia oggi facile, per esempio, inserire una regola che faciliti gli investimenti pubblici, perché basta uno solo degli altri perché questo non avvenga (Commenti del deputato D'Orazio).
Un'ultimissima considerazione: avrete visto che ieri sera - e sono molto grato a loro - gli onorevoli Alfano, Bersani e Casini hanno accettato un incontro a palazzo Chigi (Commenti del deputato Di Pietro) - se riterranno potranno loro riferirsi o meno a questo incontro - e comunque ho ritenuto di esporre loro con chiarezza la situazione, che presenta gli aspetti positivi che possono pacatamente essere discussi come stiamo facendo qui oggi, ma che presenta anche - avete visto i mercati in questi giorni - tensioni nei mercati molto molto gravi e che ritoccano l'Italia.
Dunque, il suggerimento che io ho dato ai capi dei partiti che sostengono il Governo, è quello, se possibile, di un'intensificazione dell'azione, in particolare, per quanto riguarda i tempi. Vi sono decisioni nelle Aule parlamentari o nelle Commissioni; tutto quello che sarà possibile fare, sotto la guida dei rispettivi Presidenti, alla Camera e al Senato, per portare a conclusione il più rapidamente possibile questi provvedimenti, se sono condivisi, gioverà a togliere quell'idea di «mezza cottura» soltanto, che permette ad osservatori, non sempre, magari, mossi da innata simpatia verso il nostro Paese, di scrivere: sì, c'è la tale riforma, buona o ottima, ma chissà se il Parlamento l'approverà.
Quindi, io confido che sapremo avvalerci di questa grossa, nuova difficoltà che si è profilata, sia per avere uno sforzo raddoppiato sul fronte europeo, sia per avere uno sforzo raddoppiato sul fronte delle politiche italiane. Quindi, è con grande rispetto e grande speranza che mi rivolgo a tutti voi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).

 


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