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"Siamo quello che diciamo" - Nicoletta Romanazzi



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Cittadini evasori e pubblica amministrazione corrotta

Come la mettiamo ? Le denunce, i mezzi, i metodi: c'e' tutto. Ora si dovrebbe fare. Invece inizia una caccia ai cittadini che spendono, mentre non c'e' strumento simile per la pubblica amministrazione che spende.

Citiamo la parte della relazione della Corte dei Conti sulla corruzione in Italia.

Ma invece di risparmiare lottando contro la corruzione si riducono le spese e mezzi per chi deve indagare. Forti con i deboli e deboli con i forti, come sempre ?

16.02.2012 - pag. 80560 print in pdf print on web

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Dalla relazione alla fonte:

"Purtroppo  va  ancora  evidenziata  la  mancata  ratifica  della  Convenzione penale del Consiglio d’Europa sulla corruzione datata 1999,  gia'  da  tempo  sottoscritta  dall’Italia  e  la  giacenza  presso  la  Camera  dei  Deputati del ddl n. 2156/10 recante disposizioni per la prevenzione e la  repressione  della  corruzione  e  dell’illegalita'  nella  pubblica  amministrazione già approvato con modificazioni dal Senato il 15 giugno  2011.
   "Quale  aderente  dal  2007  al  GRECO  (Gruppo  di  Stati  contro  la  corruzione) l’Italia è stata sottoposta a valutazione da parte del Gruppo  nel 2009 il cui rapporto finale rileva che, malgrado la determinata volonta'  della magistratura inquirente e giudicante di combatterla, la corruzione e'  percepita  in  Italia  come  fenomeno  consueto  e  diffuso,  che  interessa  numerosi settori di attivita': l’urbanistica, lo smaltimento rifiuti, gli appalti  pubblici,  la  sanita'  e  la  pubblica  amministrazione.  Il  rapporto  rivolge  all’Italia  ventidue  raccomandazioni  suddivise  tra  il  settore  della  repressione e quello della prevenzione della corruzione, ritenendo che la  lotta alla corruzione deve diventare una questione di cultura e non solo di  rispetto  delle  leggi.  In  particolare  si  raccomanda  il  riordino  della  normativa sulla corruzione anche attraverso un testo unico rilevando pure  una qualche facilità con la quale in Italia i reati di corruzione cadono in  prescrizione ed anche perplessità sulle ragioni del cd Lodo Alfano.
   Nel rapporto di conformità dell’Italia con le 22 raccomandazioni,  adottato dal GRECO il 27 maggio 2011, viene rilevato il basso livello di  interventi sulle questioni in precedenza raccomandate e rimarcato il fatto  che l’Italia non ha ancora aderito ad alcuno degli strumenti consigliati dal  Consiglio d’Europa in materia di lotta contro la corruzione (vale a dire la  Convenzione penale sulla corruzione e il suo protocollo addizionale, come  pure la Convenzione civile sulla corruzione).
  Il GRECO lamenta poi che finora certe questioni abbiano ricevuto  un’attenzione  insufficiente  o  nulla,  come  l’adozione  di  un  codice  di  condotta per i membri del governo, la previsione dei conflitti d’interessi, la  protezione degli informatori e il rafforzamento delle disposizioni di lotta  contro la corruzione nel settore privato. Il rapporto conclude con un forte  messaggio    per  una  tolleranza  zero  riguardo  le  impunita'  in  materia  di  corruzione impiegando misure concrete e risolute.
  La crisi economica rende le misure anticorruzione UE ancora piu'  urgenti, considerati i danni che la corruzione arreca alla società europea in  termini economici, sociali e politici diminuendo i livelli di investimento,  ostacolando il corretto funzionamento del mercato interno e intaccando le  finanze pubbliche.
   Tanto  premesso,  la  Commissione  dell’UE,  in  una  relazione  presentata al Parlamento europeo il 6 giugno 2011 stima che la corruzione  costi all’economia dell’UE 120 miliardi di euro l’anno, ovvero l’1% del PIL  dell’UE  e  poco  meno  del  bilancio  annuale  dell’Unione  europea  ed  istituisce  “la  Relazione  anticorruzione  dell’UE”  avente  lo  scopo  di  monitorare e valutare gli interventi messi in atto dagli Stati membri nella  lotta alla corruzione e per promuovere un maggior impegno politico    Ma le convenzioni europee finora non sono state ratificate dall’Italia  e  non  si  e'  mai  intervenuti  sui  punti  nevralgici  del  sistema,  cosi'  come  testualmente  prescrivono  le  norme  internazionali:  la  trasparenza  della  contabilita',  la  trasparenza  dei  flussi  finanziari,  il  contrasto  ai  gruppi  malavitosi, la prescrizione.
   Il risultato è che ogni anno lo Stato perde tra costi della corruzione  ed  evasione  fiscale  (spesso  collegata  alla  prima)  un’ingente  quantita'  di  denaro.
  Se  l’entita'  monetizzata  della  corruzione  annuale  in  Italia  e'  stata  correttamente stimata in 60 miliardi di euro dal SAeT del Dipartimento  della  Funzione  Pubblica  (cfr.  relazione  2008  Trasparency;  relazione  al  Parlamento n. XXVII n. 6 in data 2 marzo 2009 del Ministro per la Pubblica  Amministrazione),  rispetto  a  quanto  rilevato  dalla  Commissione  EU  l’Italia  deterrebbe  il  50%  dell’intero  giro  economico  della  corruzione  in  Europa!      Il  che  appare  invero  esagerato  per  l’Italia,  considerando  che  il  restante 50% si spalmerebbe  senza grandi problemi negli altri 26 Paesi  dell’Unione Europea.
  Purtuttavia il nostro Paese nella classifica degli Stati percepiti piu'  corrotti  nel  mondo  stilata  da  Transparency  International  per  il  2011  assume il non commendevole posto di 69° su 182 paesi presi in esame e  nell’UE è posizionata avanti alla Grecia, Romania e Bulgaria.
  Secondo  il  rapporto  dell’Economic  Index  Forum  per  il  2011,  la  corruzione e la criminalità organizzata costituiscono i maggiori freni per  chi vuole investire nel Paese ed in particolare per la crescita economica del  Sud. La corruzione mina la fiducia degli investitori stranieri nel mercato  italiano  e  minaccia  la  liberta'  d’impresa  con  mezzi  inaccettabili  per  uno  Stato di diritto.
  L’elevato tasso di complicazioni amministrative del sistema italiano  non  solo  ostacola  la  liberta'  d’impresa,  ma  alimenta  esso  stesso  la  corruzione,  utilizzata  dalle  imprese  e  dai  cittadini  come  strumento  di  semplificazione o aggiramento dei vincoli burocratici.
  Compito primario per i governi del presente e del futuro è dunque  quello  di  combattere  la  corruzione  con  strumenti  e  risorse  adeguate  e  quello di avviare una puntuale attività di semplificazione delle procedure  amministrative che limitano la capacità produttiva del Paese.
  Il  Presidente  della  Corte  dei  conti  nel  corso  di  recenti  audizioni  parlamentari  e  in  occasione  di  dichiarazioni  rilasciate  alla  stampa  ha  rappresentato  l’impari  lotta  che  la  magistratura  contabile  ha  ingaggiato  contro  la  corruzione,  verso  la  quale  non  si  avverte  un  reale,  profondo,  sostanziale rivolgimento morale che porti all’emersione di innumerevoli   casi perseguibili dalla Procura contabile. Ha sostenuto la necessità di una  rivisitazione  delle  norme  sulla  concussione  e  sulla  corruzione  avendo  a  parametri gli articoli 97 e 41 della Costituzione, nonchè delle norme che  riguardano la prescrizione di tali reati  prevedendo meno angusti termini ,  reintroducendo    norme  sul  falso  in  bilancio.  Quanto  alle  modifiche  da  apportare  al  DDL  anticorruzione  il  Presidente  Giampaolino  si  e'  cosi'  espresso:  ”occorre  una  rigenerazione  fondata  sul  merito  e  sulla  professionalita'  delle  pubbliche  amministrazioni.  Serve  un’effettiva,  indefettibile  concorrenza  nel  mercato.  Ci  vogliono  una  generale  trasparenza, una seria vigilanza ed efficaci controlli”anche nei confronti  delle imprese private “dal momento che devono essere chiamate, con le  loro responsabilita', ad ovviare ai grandi fenomeni corruttivi”.
   In tal senso sembra orientato in modo determinato l’attuale governo  italiano,  secondo  il  quale  combattere  la  crisi  economica  e  la  corruzione  sono due fatti tutt’altro che separati.
  Dal  Ministro  della  Funzione  pubblica  e'  stata  istituita  una  commissione  anticorruzione  avente  il  compito  di  elaborare  non  oltre  il  gennaio  2012  misure  per  rendere  piu'  incisivo  il  ddl  anticorruzione  n.2156/10 all’esame della Camera dei Deputati.  Il Governo si è impegnato  ad irrobustire la mappatura dei possibili rischi di corruzione e a rendere le  procedure degli appalti trasparenti in ogni passaggio fissando tempi rigidi  alla loro esecuzione. Il tutto accompagnato dalla rotazione degli incarichi  dirigenziali,  da  controlli  sui  ritardi  e  da  un  rigido  regime  delle  incompatibilità valido anche per le aziende e le società a partecipazione  pubblica. Viene prevista una nuova formulazione dei reati contro la P.A.
con particolare riferimento al falso in bilancio  e alla loro prescrittibilita'. Il  Ministro Guardasigilli dal canto suo ha proposto di introdurre una norma  penale sulla corruzione tra privati all’interno dell’impresa.
  Per la magistratura contabile quella contro la corruzione, latamente  intesa, rappresenta davvero un’impari battaglia: basti pensare che a fronte  del  costo  plurimiliardario  del  fenomeno  come  stimato  dagli  organismi  sopra citati, la Corte dei conti nel 2011 è riuscita ad infliggere condanne  in  primo grado per soli 75.254.141,70 euro (danno patrimoniale pari ad euro  73.619.459,63 + 1.634.682,07 euro per danno all’immagine) , mentre in sede  d’appello sono state definitivamente confermate condanne per l’importo  di  euro  15.050.803,58  (danno  patrimoniale  pari  ad  euro  13.189.771,21+1.862.032,37 euro per danno all’immagine) relative a giudizi  trattati negli anni precedenti.
  Le citazioni emesse dalle Procure Regionali in materia di danni da  reato  nel  periodo  1°  gennaio/30  novembre  2011  sono  state  243  per  un  importo  di  euro  249.072.699,58  di  cui  euro  246,348.380,28  per  danno  patrimoniale ed euro 2.628.919,30 per danno all’immagine. Tali dati sono  di  poco  superiori  a  quelli  dell’anno  2010,  malgrado  le  limitazioni  incontrate dalle Procure per effetto del D.L. n. 78/2009.
  Nel quadro delle disposizioni legislative derivanti dall’art. 6 della  L.  n.  97  del  27  marzo  2001,  disciplinanti  la  trasmissione  al  Procuratore  Generale della Corte dei conti delle sentenze di condanna, ancorchè non  irrevocabili, per i delitti di cui al capo 1 del titolo II del libro secondo del  codice penale. sono  pervenute nel corso del 2011 solamente 39 sentenze  emesse  rispettivamente  dalle  Corti  d’appello  di  Milano  (1),  Brescia  (1),  Firenze  (6)  e  dai  tribunali  di  Torino  (8),  Alessandria  (3),  Taranto  (9),  Benevento  (5),  Foggia  (3),  Pesaro  (1),  Pescara  (1),  Sulmona  (1),  che  all’attualità hanno dato inizio ad 8 nuove istruttorie contabili.
   Malgrado  la  sollecitazione  effettuata  con  nota  del  2011  dal  Procuratore  Generale  a  tutti  i  Presidenti  delle  Corti  di  appello  italiane  affinchè si desse adempimento alla citata norma per la brevità dei tempi  accordati per l’inizio eventuale dell’azione contabile, le sentenze trasmesse  inspiegabilmente  sono  risultate    inferiori  per  numero  rispetto  all’anno  precedente (n. 91).
  In  allegato  alla  presente  memoria  viene  fornito  il  quadro  complessivo dell’attività di contrasto contro i reati contro la P.A. svolta nel  2011  (gennaio/novembre)  suddiviso  in  due  prospetti  nei  quali  sono  rappresentati, Regione per Regione, sia il numero dei reati disvelati che il  numero  delle  persone  denunciate  all’Autorita'  Giudiziaria  da  ciascuna  forza di polizia.
  Complessivamente  dall’Arma  dei  Carabinieri,  dal  Corpo  della  Guardia di Finanza e dal Corpo Forestale dello Stato sono stati denunciati  184  casi  di  corruzione,  133  di  concussione  e  1.160  di  abuso  d’ufficio  indicativi di una leggera flessione rispetto  al 2010.     Disomogeneo  risulta  ancora  il  dato  complessivo,  comprendente  anche  le  denuncie  attivate  dalla  Polizia  di  Stato,  fornito  per  lo  stesso  periodo  dal  SDI  (Sistema  d’indagine  delle  Forze  di  Polizia):  91  casi  di  corruzione, 103 di concussione e 951 di abuso d’ufficio.
  Quanto al numero delle persone denunciate all’Autorità Giudiziaria  ordinaria le prime tre forze di polizia ne hanno denunciate 3.509 (3.465 nel  2010),  mentre  il  SDI  ne  indica  4.064  (4.238  nel  2010)  denunciate  complessivamente da tutte le forze di polizia.
   I  numeri  indicano  una  leggera  flessione  dei  dati  comparati  delle  due  annualita',  ma  cio'  non  autorizza  alcun  ottimismo  di  fronte  ad  un  fenomeno di illegalità diffusa in cui corrotti e concussi sono spesso legati  dal silenzio con i loro corruttori e concussori.


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