Jeff Jarvis ha 57 anni ed è considerato un guru del web. Crede nella nuova repubblica fondata nell'era digitale ed anche lui è malato di pancreas come altri più famosi.
Leggo da osservatorio cittadinanza digitale:
"Un hashtag non è marketing, non è un media o un messaggio politico, il cui autore pensa che può essere creato e controllato. Non è come lo spazio dei domini, su Facebook e Google +, o un marchio: è per tutti coloro che possono utilizzarlo senza autorizzazione o pagamento. Non è un dizionario con una sola definizione."
Cosa dice ?
Che quando si utilizza Twitter e si prepone il cancelletto si fa un qualcosa che è profondamente innovativo.
Il cancelletto prima di una parola è un fenomeno nato spontaneamente tra gli utenti di twitter. Mettendo il cancelletto si evidenzia una parola perchè gli altri sappiano che quello è l'argomento del tweet.
Così facendo si evidenzia, in 140 caratteri, la parola attorno alla quale aggreggare altre riflessioni spontanee di altri.
Twitter ha capito e reso queste parole direttamente ricercabili con un click.
Senza mettere link, la parola con # diventa la proposta di una ricerca con quel termine, e tutti possono vedere tutti gli altri cosa fanno.
E' affascinante.
Jarvis dice: non è un nome, non un marchio: tutti possono usarlo senza autorizzazione e senza pagare.
Tra gli esempi le proteste contro la borsa di NYC di questi giorni.
E attorno a quel termine le persone creano nuovi significati.
Che natura acquista questa opera collettiva spontanea ? Protesta ? Proposta ? Studio ?
In effetti prende la natura voluta dalle persone stesse. Non è mai unica se non quello di proporre un tema e vedere se quel tema riscuote interesse e quindi successo.
E' un accelleratore di novita'. Uno strumento di sondaggio informale. Ma solo strumento, mai risultato in sè stesso.
Possiamo pensare di fare una rivoluzione con l'hashtag ? No.
Ma possiamo trovare i motivi per indignarci o per costruire qualcosa in una direzione condivisa.
Useremo questo criterio per misurare il ROI dei Trends su Gloxa ?