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Democrazia    

Le dimissioni del Presidente della Repubblica Giovanni Leone

Tutti chiedono le dimissioni di Berlusoni. Nel 1978 le chiedevano di Giovanni Leone. Accadde anni fa, ma oggi non se ne parla piu'. I due casi a confronto. Video da Youtube, presumibilmente da Rai.it, in bassa qualita'.
21.09.2011 - pag. 78990 print in pdf print on web

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Su Wikipedia troverete tutta la storia. I radicali e la giornalista Cederna avviarono una campagna a mezzo stampa che culminò con le dimissioni di Giovanni Leone, Presidente della Repubblica, due settimane prima dell'inizio del semestre bianco, dopo tre anni di critiche violentissime.

Come allora l'interessato non rispose mai alle critiche, e la giornalista fu condannata in tutti i gradi di giudizio.

Erano i tempi delle Brigate Rosse, del rapimento di Aldo Moro, gli anni di piombo.

Le somiglianze sono tante, ma rispetto ai problemi di oggi quelle di allora appaiono ridicole. Erano gli anni di piombo, certo, tutti rischiavano la vita, ma non era l'intera economia nazionale ed europea in gioco.

Ogni tempo ha i problemi che si merita, si potrebbe dire; oppure quelli che può risolvere.

Oggi anche Il Sole 24 ore invita Berlusconi al gesto delle dimissioni per salvare il nome agli occhi della storia, dopo il silenzio di ieri sera alla trasmissione di Floris.

Leone non rispose mai alle contestazioni che furono ritenute diffamatorie dalle Corti che hanno deciso sul punto.

Il discorso di Giovanni Leone fu questo (da la stampa):

"Nel momento in cui mi accingo a firmare l'atto di dimissioni dalla carica di presidente della Repubblica, sento il dovere di rivolgermi direttamente a voi, cittadini italiani, per dissipare sensazioni che un avvenimento senza precedenti nella storia della nostra Repubblica potrebbe provocare.

Ecco il motivo delle mancate dimissioni:


"Il proposito di dimettermi aveva già formato oggetto della mia attenzione e l'avrei messo in atto da qualche tempo se non mi avesse trattenuto la considerazione che le dimissioni di un presidente della Repubblica non sono mai un fatto che lo riguardi esclusivamente come persona. Esse possono creare in un momento improprio gravi turbative, possono incidere sull'equilibrio politico generale, possono avere riflessi anche sull'aspetto esterno di un Paese.

Ecco il motivo delle dimissioni:


"Se oggi mi sono deciso a compiere questo passo è perché ritengo assolutamente preminente su quello personale l'Interesse delle Istituzioni. Infatti finché le insinuazioni, i dubbi, le accuse hanno formato oggetto di attacchi giornalistici non suffragati da alcuna circostanza, ho potuto far pesare sulla bilancia la necessità di non drammatizzare, imponendomi un riserbo che mi è stato rimproverato come silenzio, che mi è costato amarezza e che risponde forse a tempi sorpassati.
"Ma nel momento in cui la campagna diffamatoria sembra aver intaccato la fiducia delle forze politiche la mia scelta non poteva essere che questa.

Il suo punto di vista, allora non ancora espresso:


"Credo tuttavia che oggi abbia io il dovere di dirvi - e voi, come cittadini italiani, abbiate il diritto di essere da me rassicurati - che per sei anni e mezzo avete avuto come presidente della Repubblica un uomo onesto, che ritiene d'aver servito il Paese con correttezza costituzionale e dignità morale.
"Penso anche che il ricordo del mio servizio politico come prova di dedizione al Paese rappresenti per me e per voi garanzia di integrità. Sia quando, giovane costituente, detti il mio contributo al nascere della Carta costituzionale, alla quale ho sempre ispirato la mia condotta, sia quando, chiamato in momenti difficili ad assumere la carica di presidente del Consiglio, lasciai l'alto seggio di presidente della Camera, al quale avevo avuto l'onore di essere chiamato.

Le motivazioni affondano ancora sul senso delle istituzioni:


"Anche oggi non v'è in me il rimpianto di lasciare questa carica che, credetemi, è stata fonte di poche soddisfazioni, di molte preoccupazioni ed anche di amarezze; ma rimpianto grave sarebbe quello di lasciare in voi un'ombra di sospetto sulla suprema istituzione della Repubblica.

Il metodo non democratico:

"Sono certo che la verità finirà pei illuminare presente e passato e sconfessare un metodo che, se mettesse radici, diventerebbe strumento fin troppo comodo per determinare la sorte degli uomini e le vicende della politica.
"A voi ed al nostro Paese auguro progresso.e giustizia nel vivere civile".

Ai lettori una riflessione con la storia che insegna.

Anche se nessun giornale o blog ha ancora messo a confronto i due casi. A parte Minzolini, ma con altre valutazioni. Ed anche a La Storia Siamo noi e soprattutto anche qui (ricordando le scuse dei Radicali)

Anche questo è Civile.it: senso del diritto.

Attendo i vostri commenti.

dott. V. Spataro

Link citati:


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21.09.2011 Spataro

La Stampa - Giovanni Leone Link: http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Leone

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