Leggo oggi un tweet di una giornalista del Sole @angelamanganaro, che dice, in breve:
- il web deve diventare adulto
- il diritto d'autore non è una brutta parola
- non vedo censura neanche con la mia più sfrenata fantasia.
Mi ha colpito per l'evidente e insanabile crasi con le ragioni della protesta, ma ho anche pensato che fosse una ottima occasione per affrontare quelli che reputo luoghi comuni di chi usa internet come fosse un word processor.
La valutazione viene da questo altro tweet:
"La sfida è ragionare come far giornalismo sul web con web e nonostante il web. è faticoso e confuso ma è sfida, almeno finchè ci si diverte". @angelamanganaro
Ecco: è questo il punto. L'autrice subisce la rivoluzione del web, non la comprende ancora.
Lunedì seguivo un webinar: un autore televisivo diceva semplicemente: "Se produco per la tv sono protetto dalla Siae, se produco virali per il web chi mi tutela ?"
Mesi fa invece ascoltai su TED una scrittrice che non sapeva più da dove iniziare per negoziare i propri diritti, e chiedeva agli operatori della filiera del libro elettronico di pensare anche agli autori.
Senza dubbio chi finisce sul web vede un mercato ancora tutto da creare. Apple e Amazon sono due nel mondo. Ci sono moltissimi piccoli che però stentano a far decollare una domanda ancora scarsa, rispetto all'economia tradizionale.
Soprattutto chi nasce sul web capisce che è un mondo nuovo e lo plasma a proprio modo di vedere, non secondo il mercato esistente nei confronti del quale le barriere di accesso sono impossibili per i giovani.
Diciamolo chiaramente: sul web si sviluppa un diverso modello di business semplicemente perchè nel tradizionale tutti gli operatori tengono saldamente la propria posizione di potere e regolano il combustibile necessario a far crescere un giovane che, invece, sul web, può avere già la propria audience che è disposta a trasformarsi in finanziatrice della persona.
In poche parole, si passa da un mercato ordinato, allo strillo. Chi riesce a farsi ascoltare può vendere direttamente, e le persone lo pagano per il piacere di vedere uno di loro che cresce e che dice cose che li interessa. Un nuovo modello distributivo, un nuovo modello di rapporto con il cliente, nuovi guadagni (di solito tra il 50% e il 100% all'autore).
La parte negativa è la complessita'.
Chi la capisce e la governa, va avanti. Chi non la capisce si ferma, e per lui è il punto di arrivo.
Quello che rende lo scontro epico, atavico e sempre attuale, è quello dei giovani che capiscono qualcosa che altri, più vecchi non necessariamente di eta', non riescono a capire. E' il mondo che va avanti.
La politica a volte ha aiutato i giovani a volte chi ha conquistato posizioni di potere. Nei casi migliori ha dato forza ad entrambi.
Non si tratta qui di negare il diritto d'autore: lo conosciamo, lo vogliamo, e vogliamo essere liberi di liberare ogni opera dallo sfruttamento patrimoniale, se ci garba, ma anche il contrario. E' la complessità applicata ai modelli di business.
Personalmente non ho mai gradito chi ha sostenuto quelli di pirate bay, e il p2p di file senza autorizzazione, con condivisione dei files scaricati, crea problemi alla connettività in tutto il mondo. Ma skype è p2p, non si può demonizzare una tecnologia solo perchè alcuni la usano male.
Allora ?
Si ricorra agli strumenti di sempre. Esistono. C'è uno che in finlandia diffonde canzoni senza il diritto di farlo ? Le polizie cooperino. Toh. E' proprio quello che fanno ...
L'agcom ha interpretato le leggi attribuendosi dei poteri, in modo assolutamente avulso dalla normativa che invocano.
Si prega leggere le ragioni della protesta, invece che dire che il web deve diventare adulto.
Il web è maturo. Un giovane maturo. Non adulto.