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L'inopportunita' delle regole e del rigore giuridico

Sbagliare e perdonare. Il rispetto sostanziale delle regole, oggi, sembra peresino inopportuno, di fronte a chi con tanta leggerezza propone interpretazioni faziose solo per esercitare potere su altri.
15.04.2011 - pag. 77548 print in pdf print on web

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Nell'incontro al quale in molti abbiamo partecipato ieri a distanza, paxlab.it, tramite twitter e streaming, si è molto parlato di mediazione.

Mi hanno colpito due interventi (e mi scusino gli altri ottimi relatori).

Uno del vescovo S.E. Raffaello Martinelli , l'altro dell'avv. Patrizia Bonaca.

Il vescovo ha ricordato che non vi è Giustizia senza Perdono. La sala incredula. Stiamo parlando di processi, di avvocati, di scontri. No: di mediazione, un termine che da solo è bello, per dirla seguendo il pensiero del vescovo.

Trovare un accordo senza uno scontro è un obiettivo che deve essere di tutti. Sembrava tanto astratto, invece ha colpito dritto al centro.

In conclusione dell'evneto l'avv. Patrizia Bonaca ha portato un esempio di counseling, coinvolgendo gli avvocati.

Alla domanda: "se tuo figlio dicesse di non volere andare a scuola perchè non ci sono stimoli, tu cosa gli diresti ?", alcune risposte sono state gelanti.

Dopo un certo silenzio imbarazzato di chi non ha idea di cosa rispondere, alcune risposte sono state: "A lavorare", "Potrai dirlo quando avrai esperienza".

Chi ha figli sa che non basta parlare per comando, nè con autorita'.

Ci vuole invece compresione e autorevolezza.

Una delle risposte più belle è stata: "Raccontami cosa è successo oggi a scuola".

Ecco, in un attimo ho visto una vita di esperienza di un avvocato di altri tempi, quando questo metodo era usato quotidianamente in studio per parlare con i clienti, metterli alla prova, sollecitarli, prospettare soluzioni.

Ancora oggi ci sono persone che mi dicono che non è frequente trovare qualcuno che ti mette in discussione invece di fare quello che semplicemente ti chiede, per lavoro.

Ebbene, le risposte in sala di troppi professionisti sono state altere. Risposte di chi non ha mai cercato di trovare una soluzione con il professionista della controparte.

Per un motivo molto chiaro, detto da altro relatore: una volta fatta la prima quantificazione di richiesta, il professionista non si vuole rimangiare rinunciando a quanto chiesto.

Non è accettabile che ad una richiesta di 500.000 euro segua una condanna per 20.000 euro. La richiesta è fuori da ogni ragione.

Ancora gli avvocati non hanno esplorato queste nuove forme di estorsione o violenza, ma è certo che, continuando cosi', non sarà inopportuno agire contro chi abusa del diritto per esercitare un potere, e non per risolvere i contrasti.

Il rigore del diritto non è un potere di oppressione.

Su questi temi sarà sempre più necessario soffermarsi. Per non avallare nè scelte normative folli, nè interpretazioni private al di fuori di ogni minima professionalita'.

Insomma: al prepotente si deve dire di no. Anche quando sventola un codice.

Che in altri termini, era quello che i giudici dicevano ai giovani avvocati: "Avvocato, non sia schiavo del suo cliente".

Ce ne sarebbe ancora bisogno. Per tutti, ben inteso, anche per i giudici. 

Ma è il caso di guardarsi addosso, ognuno per il proprio.

E saper perdonare. Pardon, mediare.

Si vince tutti con la mediazione. Con la sentenza non vince nessuno. E non sono frasi fatte.

Convegno interessante, dissonante la distanza di alcuni professionisti dall'opportunità di mediare, transigere, definire senza procedere in giudizio.

Sembra a questo punto che sia inevitabile imporre la mediazione a tutti, non per chi crede che sia utile, ma per chi non vuole conciliare a priori.

Che venga verbalizzato.


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15.04.2011 Spataro

Spataro Link: http://www.paxlab.it

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