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Mediazione    

La mediazione, la sentenza e la stretta di mano

Considerazioni sopra le righe.
28.03.2011 - pag. 77285 print in pdf print on web

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Sono in tanti in questi giorni a ribadire posizioni aprioristiche sulla mediazione, pro o contro.

Con non poca fatica siamo riusciti a tenere due canali aperti sulla discussione costruttiva: il web e il gruppo di discussione.

Sul web abbiamo portato le opinioni contrapposte, anche offensive e screditanti.

I lettori hanno saputo leggerle con la finalità di documentazione in banca dati che ci è tanto cara.

Nel gruppo di discussione ci si è interrogati sul come comportarsi praticamente, ascoltando anche le voci degli Ordini.

Non mi permetto di aggiungere nulla in punto di diritto.

Voglio esporre una riflessione sistematica.

Il cittadino entra in contrasto con altri cittadini. Non solo chi lavora, anche chi non lavora.

Lo Stato, come lo conosciamo oggi, ma anche dai tempi dell'antica Grecia, ha avocato a sè il potere di fare giustizia: le parti non possono sottrarsi alle leggi (famoso il Critone) e se le leggi sbagliano, sarà il singolo a pagare pur di non minare le basi della societa'.

Altri tempi si dira'. Ma state certi che questi non potranno durare per sempre. Ma torniamo a noi.

Se un cittadino si duole di qualcosa ha vari strumenti.

Le associazioni dei consumatori, il giudice di pace, il giudizio per equita', la presenza personale per importi contenuti e senza avvocato, oppure l'avvocato.

Da anni sentiamo dire dagli avvocati che sono gli unici adeguati a tutelare gli interessi delle parti.

Io di questo sono convinto, lo sanno bene i miei avvocati che vengono chiamati prima, non dopo.

Ma gli avvocati non sono i sacerdoti del diritto ai quali obbedire. E' il cliente che decide cosa fare e cosa sostenere, non l'avvocato.

L'avvocato potrà sostenere ogni aberrazione interpretativa, ma sarà sempre responsabilità e decisione finale del cliente quella di avallare una richiesta assurda o meno.

Perchè il diritto, e la giustizia umana, non sono 2+2. E la condotta processuale solo un cliente preparato sa sceglierla insieme all'avvocato.

Nel mondo arabo, e nel nostro medioevo, l'equitas era molto più di un principio di diritto. Era un principio divino trasmesso nel diritto.

Si può applicare nel modo più rigoroso la legge, e commettere una ingiustizia.

Nulla di nuovo, si dira'. Nel mondo di internet le lobbies commerciali stanno pesantemente agendo in questa direzione, per applicare la legge tutelando un solo interesse, dimenticando gli altri.

Ma tutto questo ha un risvolto diretto nell'avvocato che cura la mediazione civile e commerciale obbligatoria.

Si può pretendere il riconoscimento del proprio diritto al di sopra di qualsiasi altra richiesta altrui, senza considerare l'altro ma con l'obiettivo puntato dritto alla tutela dei diritti.

Si può anche però cercare un modo per risolvere subito un problema, lasciando tutti un poco scontenti, in modo uguale, ma più contenti per l'aver risolto subito il problema.

Inutile dimenticare che esiste una classe di persone che non vorrà mai la mediazione. Queste vedranno sicuramente condanne più pesanti da parte dei giudici per non aver accettato soluzioni conciliative simili a quelle che il giudice andrà ad imporre, più tutte le spese raddoppiate.

Tuttavia chi rappresenta il cittadino o l'imprenditore che vuole far valere un proprio diritto dovrà chiedersi se la causa è l'unica soluzione possibile.

A volte sarà il cliente a pretendere la causa, e l'avvocato a dargli ragione.

Non dimentichiamo che spesso si è animati da un desiderio di vendetta, di punizione, di giustizialismo, che emerge in tanti atti giudiziari, soprattutto là dove gli avvocati delle parti non intendono rispettarsi. Esiste, e casi limite arrivano anche in Cassazione.

Ma l'equitas, che era un principio ispiratore, non era solo un modo per trovare una soluzione, ma anche un modo per evitare una condanna, una punizione, una denuncia.

Fondamentalmente, comprendendo che il comune interesse è sempre definire prima un problema, le parti possono chiudere un occhio su aspetti importanti, portando a casa la sostanza.

Non sarà perdono, non sarà misericordia, non sarà religione, sarà opportunismo laico, ma siamo tutti qui costretti a relazionarci con gli altri. A volte sbagliano loro, a volte noi.

Stringersi la mano è un modo adulto per risolvere i problemi. Aspettare che una parte terza intervenga d'autorita', è sempre e comunque un fallimento, solo raramente inevitabile.

 


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28.03.2011 Spataro

Spataro

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