Pensate di avere un giudice che possa misurare al centesimo la vostra capacità di interessare chi vi visita.
Il giudice si chiama bounce rate: ora parliamone in termini seri.
Bounce rate è la frequenza di rimbalzo. Rimbalzo da cosa ?
L'utente arriva su una pagina del vostro sito. Di solito si aspetta di trovare quel qualcosa che cercava. L'utente pero', dopo poco, se ne va e non gira il resto del sito.
La misura del tempo passata sulla pagina visitata può essere rilevante per valutare quanto la vostra pagina interessa.
Mettendo un video o un podcast è probabile che l'utente resti un pò di piu', e alzi la media del sito.
Ma è una misura affidabile ?
Beh, direi che misura quanto il vostro sito è in grado di soddisfare le richieste occasionali, comuni.
L'idea è che se qualcuno lascia subito il vostro sito dopo averlo visitato, è perchè non ha trovato quello che cercava, oppure altri dicono che voi non avete saputo dargli quello che lui cercava e si aspettava di trovare.
Come vedete è una misura precisa, ma come sempre la sua valutazione è dubbia.
Il bounce rate può indicare che non avete comunicato bene la vostra professionalita', o che il sito graficamente fa schifo, oppure che raccogliete link ma a nessuno interessa.
In realtà se la definizione di Google contiene una verita', questa è valida solo per connessioni brevissime.
Se si esce da un sito dopo 60 secondi, significa che lo si è letto. Questo entrerà nel bounce rate se non si valuta il tempo di lettura.
Quindi le variabili sono: accesso ed uscita dalla stessa pagina, ma anche durata della presenza sul sito. Il tutto in rapporto assoluto ma anche relativo agli altri lettori.
Le conseguenze ?
Gli autori devono sapere interessare ed essere diretti. Come giustamente dicono in tanti, sul web si vuole la risposta pronta alla domanda. Per la trattazione approfondite valgono altre logiche estranee alle logiche pubblicitarie, l'efficacia delle quali il bounce rate va a misurare.