Ho l'idea. Trovo compagni di viaggi, la realizzo.
Poi voglio essere comprato o finanziato: la forma della srl appare la peggiore perchè non permette ad altri di entrare con facilita'.
Aggiungo io, non si possono accettare condizioni contrattuali assurde. Ma questa è un'altra storia.
Il neo imprenditore italiano fa di tutto per andare all'estero, restando in Italia.
Diciamolo chiaramente: l'esterovestizione di una impresa di fatto italiana con costituzione all'estero non è ben vista, e non permette di scappare alle norme italiane.
L'italiano che risiede in Italia per la metà dell'anno è soggetto alle regole italiane. Stop. Ci sono poi le bollette, le amicizie, i rapporti di parentela: tutte cose che contano anche per il fisco italiano per decidere se siete soggetti alle leggi italiani o meno.
Leggendo su un nuovo gruppo su facebook molto interessante, il tema è veramente trattato in modo ingenuo.
Vado all'estero così mi finanziano e faccio gli accordi che vogliono gli altri per sostenere la mia idea.
I costi, da chi ha fatto la scelta, sembrano essere simili all'inizio. Quello che però solo alcuni ricordano è che non si può scappare dal regime italiano restando in Italia.
C'è un'altra considerazione: chi vi dà sicurezza che il commercialista sul posto fa tutto il necessario ? E in caso di multe ? Con chi ve la prendete ?
Anni fa qualcuno mi chiese cosa ne pensavo di una azienda Lituana che offriva a pochi euro la costituzione di una società nel Regno Unito.
Risposi che regalava soldi a persone che non potevano garantire nulla di quello che promettevano di fare, e che in caso di inadempienze non si sapeva nemmeno davanti a quale corte iniziare per difendere le proprie ragioni.
Insomma: una azienda all'estero si fa se i soci sono all'estero.
Che poi una srl non sia la soluzione migliore per essere acquisiti, significa solamente che oggi il nuovo imprenditore crede di poter fare soldi facendosi vincolare da contratti che impongono solo obblighi.
Lavorare è qualcos'altro. Le scorciatoie non sono la soluzione.