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Ordinamento forense    

La consulenza stragiudiziale, il part time, i giuristi d'impresa: due parole sulla riforma UPD

Riceviamo un intervento interessante tra i commenti. Lo segnaliamo con un post autonomo per l'importanza degli argomenti svolti. Formattazione a cura di Spataro - testo aggiornato al 20.11.2009
18.11.2009 - pag. 70328 print in pdf print on web

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A

Attenzione: in calce l'aggiornamento del testo del 18.11.2009.

 

Buongiorno,

vorrei sottoporre alla Vs attenzione un aspetto a dir poco sottovalutato di questa riforma in itinere e cioè il suo potenziale impatto sui Giuristi d’Impresa (ossia i legali che forniscono alle aziende presso cui sono dipendenti assistenza e consulenza stragiudiziale).

AIGI, l’associazione italiana dei Giuristi d’Impresa, ha più volte lanciato un grido d'allarme: i disegni di legge sulla riforma della Professione di Avvocato attualmente in esame non solo non tengono conto di tutta la categoria dei legali interni alle aziende, ma la loro approvazione impedirebbe di fatto lo svolgimento dell'attività di questi ultimi.

Ed infatti, il progetto approvato dal CNF il 27 febbraio 2009 riserva "agli avvocati l’attività, svolta professionalmente, di consulenza legale e di assistenza stragiudiziale in ogni campo del diritto, fatte salve le particolari competenze riconosciute dalla legge ad altri esercenti attività professionali, espressamente individuati con riguardo a specifici settori del diritto."

Se si tiene conto che è incompatibile con l'iscrizione all'Albo qualsiasi attività di lavoro subordinato, pubblico o privato, anche se con orario di lavoro limitato,
si comprende come tale riforma renderebbe illegale il lavoro della moltitudine di Giuristi d'Impresa presenti in Italia che hanno superato l'esame di abilitazione all'Albo ma non possono iscriversi, perchè dipendenti subordinati.

Rimandando alle considerazioni meglio formulate da AIGI ed indirizzate al senatore Valentino, relatore all’interno del gruppo ristretto della Commissione Giustizia del Senato che sta lavorando alla redazione del Disegno di Legge, i possibili rimedi a tale stortura potrebbero essere:

 

  • la creazione, per i Giuristi di impresa che abbiano conseguito il titolo di avvocato, di un Elenco speciale annesso all’Albo degli avvocati e tenuto dai Consigli dell’Ordine, che consenta ai giuristi d’impresa di mantenere le prerogative degli iscritti e di potere, al termine del rapporto di lavoro subordinato, iscriversi (o reiscriversi) all’Albo ordinario. (al pari di quanto è ad oggi previsto per gli avvocati dipendenti di enti pubblici e società ex pubbliche, oggi privatizzate)
  • la regolamentazione della Figura del Giurista d’Impresa inteso come Avvocato o Laureato in giurisprudenza, che opera nell’ambito di un rapporto di lavoro subordinato e fornisce assistenza e consulenza stragiudiziale (esclusa la difesa in giudizio), finalizzate alla tutela degli interessi dell’impresa o gruppo di appartenenza.

...

aggiornamento del 20.11.2009

Il testo approvato dalla Commissione Giustizia del Senato in data 19 novembre ha in parte corretto le storture del disegno di riforma, facendo una parziale apertura alla consulenza legale stragiudiziale dei giuristi d'impresa.
 
I legali dipendenti delle aziende potranno, infatti, fornire assistenza e consulenza stragiudiziale, anche se solo nei confronti dell'impresa da cui sono stati assunti.
 
Tale apertura, da salutare con favore, lascia però irrisolti alcuni grossi nodi, ed in particolare l'immotivata disparità di trattamento fra gli avvocati che hanno un rapporto di lavoro subordinato con la Pubblica Amministrazione, i quali possono iscriversi (o reiscriversi)all'Albo ordinario, e gli avvocati che lavorano nel privato, i quali non possono in alcun modo far valere il titolo faticosamente ottenuto.
 
La speranza è che non si perda l'occasione per rivedere la materia delle incompatibilità, proprio nell'ottica di dare una maggiore dignità e qualificazione alla professione di avvocato, indipendentemente dal soggetto a favore del quale tale attività è svolta.

 


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