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Rai    

Liti bagatellari: se la Rai sollecita l'abbonamento con insistenza non e' danno risarcibile

Il vecchio "schermo" della Rai che tanto abbiamo amato
06.10.2009 - pag. 69807 print in pdf print on web

L

La Rai chiese tre volte informazioni ad un nucleo familiare per sapere se pagavano il canone o meno.

Alla terza, l'abbonato Rai cita in giudizio la Rai per lo stress causato.

Il Gdp concesse il danno esistenziale.

Ma la lettera non  imponeva una risposta, al punto da qualificare la responsabilità ai termini del 2043cc.

"il giudice "a quo" avrebbe potuto qualificare in termini di illiceità anche ex art. 2043 c.c., o sulla base di un più generale principio equitativo al quale tale norma si riporta, la comunicazione di essa RAI soltanto qualora avesse motivatamente dimostrato che tale comunicazione avesse caratteristiche tali da integrare un"aggressione alla sfera psico-fisica di una persona normale"

Ed ecco perche' e' meglio non far perdere tempo ai gdp per chiedere i danni per tre lettere:

"In tale prospettiva la peculiarità del danno non patrimoniale viene individuata nella sua tipicità, avuto riguardo alla natura dell'art. 2059 c.c., quale norma di rinvio ai casi previsti dalla legge (e quindi ai fatti costituenti reato o agli altri fatti illeciti riconosciuti dal legislatore ordinario produttivi di tale tipo di danno) ovvero ai diritti costituzionali inviolabili presieduti dalla tutela minima risarcitoria, con la precisazione in quest'ultimo caso, che la rilevanza costituzionale deve riguardare l'interesse leso e non il pregiudizio conseguentemente sofferto e che la risarcibilità del pregiudizio non patrimoniale presuppone, altresì, che la lesione sia grave (e cioè superi la soglia minima di tollerabilità, imposta dai doveri di solidarietà sociale) e che il danno non sia futile (vale a dire che non consista in meri disagi o fastidi o sia addirittura meramente immaginario).  "

Si e' arrivati in Cassazione. Per ribadire quello che l'uomo della strada avrebbe detto dall'inizio: non c'e' sofferenza psichica per tre lettere della Rai, solo astio contro il canone.

Altra analisi simile quella di chi contesta la qualità di pubblico ufficiale del controllore sui treni, dopo la privatizzazione.

La questione finisce nuovamente in Cassazione che, sconsolata, non fa che ribadire il noto principio dell'obbligo di esibire i documenti al controllore.

Ha ragione la Cassazione a ritenere che il ricorso alla Corte di legittimità viene deciso con troppa facilità ?

 

 


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