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Rettifica 17.06.2009    Pdf    Appunta    Letti    Post successivo  

Diritto di rettifica: Mario Tedeschini fa riflettere

Siti professionali ? - Ordini incomprensibili: un cartello di stop cinese - Photo courtesy of mzacha
Spataro

 

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La proposta di Mario Tedeschini in materia di diritto di rettifica solleva alcuni interrogativi e alcune risposte che meritano essere rilanciata, rinviando al link sotto indicato per la lettura del corposo articolo.

Dovendomi occupare d'altro in questo periodo ho colpevolmente omesso di leggere per intero la lettera di Scorza che, scanso equivoci, conosco e stimo. Questo non ci impedisce di poter pensare cose diverse, ovviamente.

Tedeschini fa notare che nella lettera aperta al Senato dell'Istituto si parla di siti professionali.

Scorza introduce una nuova nozione di sito internet, una nozione che ha gia' proposto altre volte e che non condivido.

Secondo Scorza chi gestice un sito come impresa dovra' adempiere entro 48 ore.

Ma il motivo della protesta e' proprio questo: chi e' microimpresa non e' paragonabile lontanamente ad una impresa come Corriere.it o Repubblica.it per intenderci: l'obbligo di rettifica sara' solo uno strumento di vendetta di chi non usa internet per replicare.

E veniamo cosi', naturalmente, ai motivi sostanziali.

Nel mondo della legge sulla stampa l'editore aveva dei mezzi che il privato non poteva avere.

Oggi una pagina internet la puo' scrivere il grande sito come anche il piccolo. Ognuno nella totale libertà e quindi responsabilità.

Il punto infatti e' questo: e' vero che siti con un traffico diverso portano conseguenze diverse, ma e' anche vero che chiunque potra' pubblicare sul proprio sito su internet subito ogni rettifica. Cio' non toglie che puo' gia' far valere le proprie ragioni in caso di diffamazione. Ma qui si parla di rettifica, ben piu' ampia della diffamazione.

Pero' introdurre la nuova categoria di siti professionali da', ancora una volta, l'idea che chi fa impresa puo' avere piu' vincoli solo perche' imprenditore e lo fa per soldi.

Fare soldi con le parole non puo' essere discriminante.

Internet e' una risorsa aperta a tutti, tutti replicano in mille modi diversi, non solo su una determinata pagina.

La vergogna e' nei tempi. Quale diavolo di principio di diritto consente di affermare che un obbligo simile ci sia per chi lavora su internet mentre per gli altri no ? Solo una visione negativa del fare impresa.

La decisione francese del Consiglio Costituzionale sulla legge Hadopi parla di diritti umani. Lo scrivevamo anche negli anni '90 in materia di telematica amatoriale. Diritti che hanno anche gli imprenditori come ogni cittadino.

E, diciamolo chiaramente. Oggi basta twittare una replica per avere piu' visibilità. Anche Google indicizza i blog velocissimamente permettendo subito le repliche.

Pandini di Google, subito attaccato anche da alcuni giuristi, sostiene le stesse argomentazioni. Niente da fare, in Italia e' sempre facile imporre nuovi obblighi agli imprenditori. Che devono pianificare anche gli abusi.

 

Chiudo citando Tedeschini che cita l'attento avv. Berlingieri:

"Per questa cultura giuridica, come ci ricorda l’avvocato Berlingieri, è fondamentale non solo sapere chi ha pubblicato qualcosa, ma l’invio di raccomandate con ricevute di ritorno, i timbri postali, i telegrammi di convocazione, ecc. ecc. Questa cultura è semplicemente non applicabile all’universo comunicativo digitale. "

17.06.2009 Spataro
Mario Tedeschini


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