Cerchero' di non commentare ma solo documentare un processo che nasce mediatico.
Google viene rinviato a giudizio non solo per violazione della privacy ma perche' secondo l'accusa avrebbe avuto il dovere di controllare i contenuti inviati e subito diffusi su Youtube.
La legge italiana, art. 16 d.lgs 70 del 2003 dice chiaramente e senza alcun equivoco possibile che il prestatore di servizi non e' responsabile delle informazioni on demand.
Google (da Guardian): "e' come indagare i dipendenti di un servizio postale per la consegna di lettere diffamanti."
La parte civile (da Cronacaqui): "Vogliamo venga fatta chiarezza sui nuovi mezzi di informazioni, vogliamo capirne i limiti e le regole. Insomma vogliamo che venga garantita un’informazione responsabile"
Il Vaticano, andando su youtube: "La generazione digitale ha molto da insegnarci".
Prometto che daremo enfasi ad ogni tesi sostenuta pubblicamente.
Sara' un boomerang.
Nessun cittadino vuole che altri gli dicano "cosa e' informazione responsabile e cosa non lo e'". Si chiama democrazia.
Siete ancora in tempo per ringraziare Google di aver permesso l'individuazione dei bulli in assenza del dovuto controllo che l'istituto aveva il dovere di predisporre.
Quello si': perche' se io mando mio figlio a scuola mi aspetto che la scuola sia sicura.
Quello e' il controllo che io voglio, non il controllo sulle informazioni.