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   sinistri stradali 2006-12-08 ·  NEW:   Appunta · Stampa · modifica · cancella · pdf
  

Mannacio (ANEIS): 10 frustate contro l'indennizzo diretto

Abstract: L’Aneis, Associazione nazionale esperti di infortunistica stradale: ecco la denuncia del vicepresidente Francesco Mannacio. - Fonte: Aneis

1) “Con il risarcimento diretto i danneggiati non verranno liquidati più celermente. La legge in vigore impone alle Compagnie tempi ristretti con sanzioni economiche anche rilevanti. Per ottenere che l'istituto preposto (l'Isvap) accerti le violazioni occorre però che qualcuno reclami e documenti per iscritto. E' difficile ipotizzare che un danneggiato, non al corrente delle regole, sappia destreggiarsi da solo, tanto più che si può efficacemente reclamare per i ritardi o le omissioni delle Compagnie solo se le richieste sono state effettuate con le modalità previste da una normativa piuttosto farraginosa”.

2) “Con il nuovo sistema i danneggiati non otterranno risarcimenti più congrui. Per quale motivo una Compagnia dovrebbe liquidare di più se il danneggiato è sprovvisto di ogni nozione in materia e inoltre privo di una corretta assistenza tecnica? Forse, e questo sarà ancor più riprovevole, gli assicurati ‘potenti’, ovvero quelli che hanno più polizze, verranno beneficiati a detrimento degli altri”.

3) “Il chiassoso entusiasmo esibito dalle associazioni dei consumatori è quanto meno singolare. Nel 2002, quindi non un secolo fa, l'associazione di punta (Adiconsum) si è dichiarata in totale disaccordo. Cosa è cambiato nel frattempo? Forse le intese raggiunte con l'Ania in virtù delle quali le Compagnie dovranno indirizzare a loro i danneggiati recalcitranti per un patrocinio che è facile immaginare quanto possa essere efficace, soprattutto se si tiene conto che le stesse Compagnie devono ‘istruire’ in materia gli addetti delle associazioni. Aggiungiamo che il Cncu (Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti) risiede presso il ministero dell'Industria, rectius dello Sviluppo economico, e che addirittura il ministro di turno ne è il presidente. Le associazioni che ne fanno parte, ormai quasi tutte, beneficiano inoltre di contribuzioni statali che perdono se escono dall'organismo creato, con una legge del 1998, proprio dall'attuale ministro Bersani. Ne consegue che l'indipendenza di tali associazioni è del tutto opinabile. Come possono, infatti, contrastare i provvedimenti di un ministro che è di fatto loro presidente e che autorizza l'erogazione dei contributi?”.

4) “Le associazioni dei consumatori hanno appoggiato altri provvedimenti penalizzanti per le vittime della strada. Si va dallo scandaloso protocollo di intesa del 28/10/2000 tra Cncu, Ania (rappresenta le Compagnie), Isvap e ministero all'appoggio all'iter parlamentare delle leggi 57/01, 273/02 e al nuovo Codice delle Assicurazioni. Nella commissione medica ministeriale incaricata di predisporre i nuovi baremès relativi alle invalidità gravi o gravissime, hanno addirittura nominato, per rappresentarle, il fiduciario di un grande gruppo assicurativo. Tutto questo senza che mai a nessuno sia venuto in mente di chiedere all'Ania un preciso impegno sulla moderazione dei livelli tariffari”.

5) “Le tariffe non diminuiranno a differenza di quanto sostiene il Governo. I fatti hanno ampiamente dimostrato che le tariffe sono aumentate, e non di poco, nonostante che le norme citate abbiano drasticamente ridotto i risarcimenti delle cosiddette microinvalidità, che sono poi quelle sino al 9%. La legge recita testualmente: ‘L'impresa, nell'adempimento degli obblighi contrattuali di correttezza e buona fede, fornisce al danneggiato ogni assistenza informativa e tecnica utile a consentire la piena realizzazione del diritto al risarcimento’. Neppure nelle favole dei fratelli Grimm si può trovare tanto ingenuo buonismo. Chi può credere a un mondo assicurativo improvvisamente dimentico che a risarcimenti ridotti corrispondono utili in crescita?”.

6) “L'Ania sostiene che il ramo Rca ha raggiunto l'equilibrio solo nel 2002: l’ha detto Cerchiai nell'audizione dell'11/6 u.s. avanti le commissioni Finanze e Tesoro del Senato. Solo un paio di osservazioni. a) Se prima del 2002 il ramo era in perdita, perché nessuna Compagnia ha rinunciato a esercitarlo? Semplice: attraverso la Rca si acquisiscono affari in rami largamente remunerativi come Ard (auto rischi diversi), infortuni, responsabilità civile generale, incendio e via elencando. b) Se il ramo è diventato attivo (e nel solo 2005 ha prodotto utili per oltre 4.000 miliardi delle vecchie lire) perché le tariffe non sono diminuite? Semplice: le Compagnie perseguono il profitto anche se in base alla legge sull'assicurazione obbligatoria svolgono una funzione sociale. Guadagnare tonifica l'umore degli azionisti”.

7) Il presidente Ania Cerchiai lamenta che i sinistri in Italia costano ancora troppo. Sostiene che in Francia la frequenza dei sinistri, ovvero il rapporto tra il numero di polizze ed eventi dannosi, è del 4,8% mentre in Italia è del 8,6%. Non dice però che l'Italia è nella media europea e che non ci possiamo quindi lamentare, visto che abbiamo la più elevata percentuale di auto rispetto alla popolazione e infrastrutture largamente obsolete. Cerchiai sostiene poi che il costo medio dei sinistri in Italia è di 4.000 euro mentre in Francia (ma perché non indicare altri Paesi?) di soli 3.000 euro. Qui le osservazioni da fare sarebbero molteplici e certamente tediose. Ne formuliamo una sola. Il costo medio dei sinistri è determinato soprattutto dalla sommatoria di due dati: uno certo che è quello relativo agli importi materialmente liquidati; l'altro, solo stimato, che è costituito dalle cosiddette ‘riserve’, ovvero dalle somme che prevedibilmente si dovranno sborsare per la definizione di ogni singolo sinistro ancora aperto a fine esercizio. Ebbene, se questa importante posta di bilancio dovesse essere insufficiente, le Compagnie rischierebbero l'insolvenza e quindi, giustamente, l'organo di controllo pone la massima attenzione in merito. Ma se, al contrario, le riserve risultano ‘abbondanti’, la Compagnia acquista quasi un'aura di solidità e non ci si preoccupa più di tanto. Ecco, quindi, che i costi medi denunciati dalle Assicurazioni vanno considerati con estrema cautela. Osserviamo poi che in base ai dati forniti da Ania lo scorso aprile, il costo medio totale del 2005 è stato di 3.408,96 euro e non di 4.000 euro. Delle due l'una: o il presidente Cerchiai ha detto una bugia o non conosce i dati della propria Associazione. La cosa è tanto più grave perché si tratta di una dichiarazione resa avanti alle Commissioni parlamentari”.

8) “Il presidente dell'Ania sostiene che la giustizia è lentissima e che i processi fanno lievitare le spese. Un tempo gli assicuratori illuminati sostenevano che è meglio una pessima transazione piuttosto che un'ottima sentenza. E' infatti vero che nei rari casi in cui le Compagnie ottengono una vittoria giudiziaria nel ramo Rca, finiscono per accorgersi, a conti fatti, che avrebbero fatto bene ad essere più elastiche nella fase stragiudiziale. La maggior parte delle cause civili vengono infatti radicate a motivo dell'estrema rigidità imposta dalle Direzioni ai liquidatori che sono ormai diventati prevalentemente amministrativi e contabili. Viene quindi da osservare che ‘chi è causa del suo mal pianga se stesso’”.

9) “L’Ania dice: in Italia c’è un numero enorme di truffe ai danni dell Assicurazioni. Ma che sia un fenomeno solo nostrano è del tutto falso. La truffa è certo nata il giorno stesso dell'invenzione dell'assicurazione ed è quindi una pratica ultra secolare e purtroppo comune in tutto il mondo. Stando ai dati Isvap, da noi le truffe ai danni delle Compagnie sono percentualmente analoghe a quelle registrate in un Paese di antichissima cultura assicurativa quale il Regno Unito. Con questo non vogliamo certo sostenere che mal comune è mezzo gaudio. Affermiamo però, e con forza, che le Assicurazioni non hanno mai contrastato con efficacia i comportamenti truffaldini e che solo negli ultimi tempi si sono decise ad organizzare forme di tutela che negli Stati Uniti, per esempio, esistono da sempre. Viene in mente la storiella di quel liquidatore che, dopo aver sventato varie truffe, spera che il suo capo ufficio lo segnali per una promozione. Questi, al contrario, gli consiglia di essere meno zelante perché se dovessero diminuire le truffe la compagnia dovrebbe a sua volta ridurre le tariffe”.

10) “L'indennizzo diretto non farà diminuire le truffe. E' vero proprio il contrario, come peraltro paventato in tempi non remoti dall'ex presidente dell'Ania. Basti un semplice esempio tra i tanti che si potrebbero fare. Se un liquidatore sospetta che un determinato sinistro non sia veritiero, può sempre convocare il proprio assicurato, fargli le domande opportune, verificare i danni subiti dal suo veicolo (in gergo perizia di riscontro). Con l'indennizzo diretto questa attività dovrebbe invece svolgerla con chi è assicurato altrove e non disposto a collaborare. La conferma inquietante ai nostri dubbi è che dalle zone dove notoriamente i sinistri falsi vengono creati a tavolino con criteri industriali, si sono levate poche voci di critica al nuovo sistema. Oggi ribadiamo quanto già detto in altre occasioni: si faccia slittare di un anno l'entrata in vigore della normativa sull'indennizzo diretto e si istituisca subito un tavolo al quale riunire tutte le parti interessate o capaci di portare un contributo dottrinario e pratico. Pensiamo ai giuristi, ai magistrati, agli avvocati, agli esperti di infortunistica e, ovviamente, agli assicuratori. Compito dei partecipanti: proporre, per l'appunto entro l'anno di moratoria, linee guida condivise. Solo con una serrata concertazione si può trovare la soluzione di molti problemi rimediando alle attuali storture dovute a una legislazione affrettata, scarsamente rispettosa dei diritti costituzionalmente protetti e prevalentemente frutto di decreti e non di opportuni passaggi in Parlamento”.


Link: http://dallapartedichiguida.blogosfere.it/2006/10/

Testo del 2006-12-08 - Fonte: Aneis

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