"Art. 16 Trattamento dello straniero Lo straniero e' ammesso a godere dei diritti civili attribuiti al cittadino a condizione di reciprocita' e salve le disposizioni contenute in leggi speciali. " - Codice Civile
Eutanasia
Ancora sul testamento biologico: vuoto normativo o ingerenza ?
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Bisogna leggere e riflettere. Senza dare per scontato nulla. "Un’interpretazione non sofistica della normativa esistente, che impedisce di togliere la vita a chiunque, sarebbe in realtà più che sufficiente. " L'idea e' corretta. La valutazione "non sofistica" no. Il giudice (collegio) d'appello di Milano tutto ha fatto fuorche' cercare di piegare la realtà ad una conclusione. Chi ha letto il testo della sentenza (pochi, anche tra gli interessati), vedrà la fatica di arrivare alla conclusione. Fatica non celata. Corte d'appello di Milano Sezione I civile Decreto 9 luglio 2008 - salute,eutanasia,accanimento terapeutico,testamento biologico
Su un fatto siamo in molti d'accordo: non si puo' togliere l'alimentazione a qualcuno. La nozione di morte a qualcuno che mangia, ma non si puo' muovere e non capisce nulla, da anni, e' tutta da scrivere. Proponevo ad un amico magistrato l'utilizzo del criterio della ragionevolezza (che significa non avere nulla di meglio da proporre): superato un certo numero di anni senza coscienza, senza attività muscolare, ma solo vegetativa, presupporre per legge la morte. Mi ha obiettato che prima o poi qualcuno avrebbe chiesto di ridurre il numero di anni, che io proponevo 15. Quindici anni per vegetare, poi assistere la morte. La mia proposta, che puo' (ed e') sembrare sia pratica che ingiusta deriva dal fatto che i neuroni non ci sono piu'. Il cervello si atrofizza, al pari dei muscoli, e perde funzionalità. Tornare in vita cosciente sarebbe una condanna peggiore, la coscienza sarebbe quella di un criceto nel corpo di un ippopotamo atrofizzato. Qualcuno diceva che il diritto non sempre e' giusto, ma risolve i conflitti delle persone. I problemi di convivenza. Trovando un equilibrio. Ditelo a ci si occupa di diritto fallimentare.
Il giudice, sul punto, ha dato un criterio di buone intenzioni ma di pessima applicazione pratica, senza dare argomentazioni giuridiche su questo punto. E come si potrebbe ? L'ha fatto perche' al giudice si chiede di risolvere problemi, non di fare leggi. E il caso concreto, particolare e unico, non giustifica di denegare un pronunciamento. Cio' non toglie che il problema esista e va affrontato con grande onestà intellettuale ma non solo in teoria, anche in pratica. Ci vuole un compromesso ? Non credo. Ci vuole una regola che aiuti tutti. Se cercheremo un compromesso nessuno sara' soddisfatto. Se indicheremo un valore da seguire, pensiamo ad ogni aspetto pratico. Troppa ragion teorica e' peggio di troppa ragion pratica. 04.09.2008 Spataro
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