Una grande consultazione on-line sul sito vota.no.ddl.levi.alboaici.org è stata promossa da AICI – Albo delle Imprese di Comunicazione Indipendenti – e concertata con la TP – Associazione Italiana Pubblicitari Professionisti – per indurre il Parlamento Italiano a stralciare e rivedere totalmente l’Art. 11 del DDL Levi, in particolare il comma 4° che recita: "Gli esercenti attività di intermediazione sulla pubblicità non possono ricevere alcuna remunerazione o vantaggio da parte di soggetti diversi dai committenti."
Questo significa, qualora passasse tale proposta, che verrebbero cancellati in un batter d’occhio il Diritto d’Agenzia del 15% ed il diritto di negoziazione per le sole pianificazioni contemplati negli usi e consuetudini di tutto il mondo (Cina compresa!).
AICI da diversi anni si sta impegnando a tutto campo e con una strategia trasversale per tutelare gli aspetti economici e professionali degli operatori del settore ed in particolare delle Imprese di Comunicazione, specialmente le piccole e medie strutture che da così improvvide decisioni politiche verrebbero messe a repentaglio con il rischio per i posti di lavoro di decine di migliaia di addetti e centinaia di migliaia di persone se si considerano tutti coloro che orbitano intorno a questa attività.
Il diritto di Agenzia è assimilabile, sostiene AICI, al diritto d’Autore, in quanto il mezzo che pubblica il messaggio pubblicitario riconosce una parte dei propri proventi, il 15% appunto, alla Agenzia di Comunicazione a titolo di utilizzo della campagna poiché usufruisce e ricava proventi dalla immagine o dello spot, cui riserva i propri spazi, contribuendo così almeno in parte a retribuire gli autori di cui è collettore l’Agenzia.
D’altronde il Diritto d’Agenzia nasce con queste motivazioni oltre cento anni fa negli USA ed è stato applicato in tutti i paesi del mondo.
Per questo AICI, in accordo con la TP, invita le Associazioni delle Agenzie di Comunicazione, PR, Promozioni, dei fotografi, dei creativi e tutti gli operatori a dare il proprio appoggio all’iniziativa per far ritornare sui loro passi i parlamentari ed in particolare quelli della VII commissione Cultura cui si è chiesta una audizione per il DDL Levi, dopo quella avuta al Ministero della Comunicazione per il disegno di legge Lusetti, altrettanto controproducente per i pubblicitari anche se al momento è fermo in sede parlamentare.
La classe politica dimostra con tali atti legislativi di non conoscere e comprendere cosa sia la professione del pubblicitario. Per questo AICI ritiene che sia il momento per la categoria dei comunicatori e delle Imprese di Comunicazione, Centri Media ed anche le Concessionarie ed Editori della carta stampata e della tv , questi ultimi per quanto concerne la pubblicità da cui traggono risorse economiche fondamentali, di unirsi e finalmente di compattarsi per far emergere l’identità complessa e articolata del mondo della comunicazione in tutti i suoi risvolti professionali.
Gianfranco Strangis
Presidente AICI