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"Il codice è legge" - Lawrence Lessig



Giustizia    

L'ANM contesta il Governo

"Occorre dunque registrare che, allo stato, l'obbiettivo della cancellazione di ogni intervento che incida negativamente sul trattamento stipendiale dei magistrato non è stato raggiunto"
27.11.2006 - pag. 39691 print in pdf print on web

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Associazione Nazionale Magistrati

DOCUMENTO FINALE APPROVATO
DALL'ASSEMBLEA GENERALE STRAORDINARIA

L'assemblea generale dell'ANM riunita in Roma il 26 novembre 2006, all'esito dei suoi lavori approva la seguente mozione conclusiva:

L'assemblea odierna rappresenta un importante momento di democrazia che si inserisce pienamente nell'alveo delle previsioni statutarie dell'ANM e merita apprezzamento anche per aver consentito un ulteriore momento di consultazione e di discussione di tutti gli iscritti, con una partecipazione che permette alla ANM di proseguire la propria azione con rinnovata efficacia.* * *

L'art. 64 del disegno di legge finanziaria prevedeva, nella sua originaria formulazione, il dimezzamento delle classi stipendiali e degli scatti di anzianità dei magistrati determinando una grave riduzione dello stipendio, in particolare in danno dei magistrati più giovani; e ciò “ in attesa di una specifica disciplina intesa alla revisione delle relative strutture retributive, finalizzata al superamento delle progressioni economiche articolate per automatismi stipendiali per anzianità nonché alla introduzione di specifici elementi di valutazione di produttività ”.

L'Associazione nazionale magistrati ha immediatamente respinto, come del tutto inaccettabile, tale impostazione, rappresentando, in particolare nel comunicato del 29.9.2006, che “ il previsto dimezzamento degli aumenti per le classi stipendiali dal 6% a 3% per cento e degli scatti di anzianità dal 2,5% all'1,25%” avrebbe alterato “radicalmente l'intera disciplina retributiva della magistratura senza alcun preventivo confronto con la categoria e senza alcuna valutazione delle peculiarità del lavoro dei magistrati e del relativo trattamento economico (assolutamente omnicomprensivo)”, avrebbe “ penalizzato soprattutto, in termini irrazionali ed ingiustificati, i magistrati più giovani, …esposti alle maggiori spese ed ai maggiori disagi”, avrebbe avuto l'effetto di accentuare “la grave sperequazione già esistente tra magistratura ordinaria ed altre magistrature” ed avrebbe inciso “ in modo unilaterale, grave e potenzialmente irreversibile sulla condizione retributiva di una categoria non contrattualizzata .”.

Il Consiglio Superiore della Magistratura, nel parere reso l'11.10.2006 su richiesta del Ministro della Giustizia on. Clemente Mastella, ha rilevato - richiamando anche la giurisprudenza della Corte Costituzionale sul trattamento economico dei magistrati - come la radicale modifica della struttura del trattamento stipendiale di magistrati avesse l'effetto di incidere sulla stessa garanzia di indipendenza della magistratura.

La Giunta esecutiva dell'Associazione nazionale magistrati ha esposto la sua posizione negli incontri avuti con il Presidente del Consiglio e con il Ministro della Giustizia, chiedendo la cancellazione della norma e comunque il suo stralcio dal disegno di legge finanziaria e ponendo in luce che l'attività dei magistrati deve essere sempre valutata in termini di “professionalità” cioè di valutazione congiunta della “quantità” e “qualità” del lavoro svolto e che le valutazioni di professionalità dovranno trovare la loro organica disciplina nella nuova normativa sulla carriera da emanare entro il 31 luglio 2007.

A seguito dell'azione svolta dall'ANM, direttamente e nell'ambito del Comitato intermagistrature, il Governo ha presentato il seguente emendamento, inserito nel cd maxiemendamentamento approvato dalla Camera il 19 novembre 2006 ed ora all'esame del Senato, nel testo coordinato, come art. 18 comma 258 Ddl n. 1183/S:
“Per il personale non contrattualizzato di cui all'articolo 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, l'adeguamento retributivo previsto dall'articolo 24, commi 1 e 4, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, fermo restando il procedimento di determinazione ivi disciplinato, è corrisposto per gli anni 2007 e 2008 nella misura del 70 per cento, con riferimento al personale con retribuzioni complessivamente superiori a 53.000 euro annui, senza dare luogo a successivi recuperi, con applicazione nell'anno 2009 nella misura piena dell'indice di adeguamento e reintegrazione della base retributiva cui applicarlo".

Occorre dunque registrare che, allo stato, l'obbiettivo della cancellazione di ogni intervento che incida negativamente sul trattamento stipendiale dei magistrato non è stato raggiunto, nonostante appaia ingiustificato richiedere un ulteriore sacrificio ai magistrati, che saranno comunque colpiti, nelle fasce di anzianità medio-alte, dall'aumento delle aliquote fiscali e - in ragione del loro meccanismo di adeguamento retributivo che “segue” la media degli incrementi retributivi dei pubblici dipendenti contrattualizzati - subiranno le riduzioni della dinamica retributiva già preventivate per tali categorie.

Va però considerato che, in forza dell'emendamento approvato alla Camera :
a) è stata abbandonata l'idea di sconvolgere l'intera struttura della retribuzione dei magistrati, penalizzando in modo gravissimo tutti i magistrati e soprattutto i giovani ed incidendo in maniera definitiva ed irreversibile sulla intera progressione economica della categoria.

b) i magistrati più giovani non subiranno alcuna decurtazione;

c) la diminuzione dell'incremento per gli anni 2007 e 2008 è contenuta nella misura del 30% e che dal 2009 si tornerà all'adeguamento in misura piena e calcolato "come se" l'adeguamento fosse stato corrisposto per intero anche nel 2007 e 2008 (quindi con indice di adeguamento in misura piena e base retributiva piena, calcolata senza le decurtazioni subite nel biennio);

Resta aperta la più generale questione del trattamento retributivo dei magistrati ordinari, ed in particolare dei magistrati più giovani, che si presenta inadeguato in relazione alla dignità della funzione esercitata e alle gravose responsabilità ad esso connesse e che, comunque, è inferiore a quello oggi assicurato non solo ai magistrati amministrativi, ma anche alla dirigenza amministrativa. Su questo tema l'assemblea di oggi ha rappresentato un importante momento di confronto e di proposta. La struttura della retribuzione dei magistrati è, infatti, uno degli aspetti dello status del magistrato che incide sulla dignità della funzione e sul suo ruolo costituzionale.

A fronte di questa situazione l'Associazione nazionale magistrati è impegnata:
- a proseguire, nell'immediato e fino alla definitiva approvazione della legge finanziaria, l'azione diretta alla totale soppressione di meccanismi che incidano negativamente sul trattamento stipendiale dei magistrati;
- a riattivare, immediatamente dopo la approvazione della legge finanziaria, la vertenza, per la perequazione del trattamento della magistratura ordinaria con quelle delle altre magistrature, anche in relazione alla elaborazione della nuova disciplina della “carriera” che dovrà intervenire entro il 30 luglio 2007
- a rivendicare la introduzione di sgravi fiscali connessi alle spese per la formazione, l'aggiornamento professionale e l'acquisizione di quegli strumenti indispensabili di lavoro, oggi non forniti dalla amministrazione;
- a rivendicare, nei confronti del Governo, interventi urgenti sulle inaccettabili condizioni di lavoro dei magistrati e sulle gravissime carenze delle risorse più elementari, affinché siano realmente salvaguardate la dignità della funzione, l'efficienza del servizio e la concreta indipendenza della magistratura;
- ad aprire un positivo confronto con il Ministro della giustizia, sul tema della mobilità territoriale dei magistrati al fine di conciliare le esigenze del servizio con la riduzione dei disagi in particolare per i magistrati più giovani;

La situazione di gravissima crisi in cui versa, nel nostro paese, la giustizia civile e penale rende indispensabile un'azione, condotta con decisione e con spirito unitario dall'Associazione Nazionale Magistrati, che colleghi strettamente le specifiche rivendicazioni dei magistrati alla realizzazione di tre obiettivi di rinnovamento: la sollecita approvazione di leggi idonee a garantire un efficace funzionamento della giurisdizione, un nuovo ordinamento giudiziario davvero moderno, depurato dai tratti arcaici, punitivi e mortificanti dei decreti Castelli ed incisive misure amministrative ed economiche dirette al miglioramento dell'organizzazione ed alla funzionalità degli uffici.

In particolare occorre sollecitare al Governo alcuni interventi immediati diretti a:
- definire un razionale e trasparente progetto di priorità nell'uso delle risorse disponibili, realizzando tra l'altro il cosiddetto "ufficio del giudice", essenziale strumento di efficienza del lavoro giurisdizionale;
- razionalizzare il processo civile, i cui riti sono oggi moltiplicati senza logica, e il processo penale, ad esempio con appropriati interventi in tema di notifiche, nullità e impugnazioni ed eliminando le evidenti distorsioni normative, che mortificano il principio di uguaglianza e continuano a produrre effetti devastanti, con particolare riferimento alla disciplina della prescrizione;
- predisporre un progetto di revisione delle circoscrizioni giudiziarie per porre fine alle disfunzioni e agli sprechi derivanti dall'esistenza di uffici sottodimensionati.

In quest'ottica e con questi intendimenti l'ANM apre una vera e propria “vertenza per la giustizia” e chiede al Governo la apertura immediata di un tavolo sui temi del trattamento economico dei magistrati, del funzionamento del processo , dell'ordinamento giudiziario e delle risorse per la giurisdizione, chiedendo all'esecutivo ed al parlamento gli strumenti normativi ed i mezzi economici necessari per esercitare una giurisdizione che svolga il compito di efficace tutela dei diritti, che la Costituzione le attribuisce; nuove norme che semplifichino le procedure e modifiche ordinamentali - in particolare sulla carriera, sull'assetto degli uffici di Procura e sulle condizioni di esercizio dell'azione penale, sull'assetto e sulle finalità della Scuola della Magistratura – capaci di restituire senso e dignità alla professione di magistrato.

Il confronto serrato, e con scadenze certe, da aprire con il governo sarà accompagnato e scandito da iniziative volte a rappresentare all'opinione pubblica cause e responsabilità della gravissima crisi della giurisdizione ed a sollecitare l'attenzione e l'impegno delle diverse forze politiche sui diversi aspetti della “questione giustizia”.

Per realizzare queste finalità l'ANM sceglierà di volta in volta le forme di azione più appropriate e non mancherà di adottare, in mancanza di risposte adeguate, tutte le più incisive forme di protesta a sua disposizione, compresa quella dello sciopero, che - proprio perché proviene da una categoria che sino ad ora si è astenuta dal lavoro solo quando vi è stata costretta da irrinunciabili ragioni di principio – non potrà non assumere il valore di una forte testimonianza del disagio dei magistrati italiani per lo stato della giustizia e per le condizioni in cui sono costretti ad esercitare il loro difficile lavoro.

Tanto premesso l'Assemblea invita il CDC e la GEC a:
• mantenere lo stato di agitazione già deliberato;
• richiedere al Governo la immediata apertura di un confronto sulle richieste della magistratura;
• adottare ogni iniziativa adeguata, sulla base delle risposte del Governo, da valutare in un CDC appositamente convocato entro la data fissata per l'inaugurazione dell'anno giudiziario.

Roma, 26 novembre 2006


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