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Osservatorio sul diritto e telecomunicazioni informatiche, a cura del dott. V. Spataro dal 1999, 9324 documenti.

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E-Government 12.05.2004    Pdf    Appunta    Letti    Post successivo  

Pluralismo informatico

PRESIDENTE. Il ministro per l'innovazione e le tecnologie, dottor Stanca, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Lusetti n. 3-03041
Spataro

 

(

(Tutela del pluralismo informatico nella pubblica amministrazione - n. 3-03041) PRESIDENTE. Il ministro per l'innovazione e le tecnologie, dottor Stanca, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Lusetti n. 3-03041 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 1).

LUCIO STANCA, Ministro per l'innovazione e le tecnologie. Signor Presidente, onorevoli deputati, nell'atto di sindacato ispettivo, per il quale sono stato delegato a rispondere, l'onorevole Lusetti chiede precisazioni concernenti il contenuto della cosiddetta direttiva open source da me adottata sulla materia, dopo una approfondita indagine conoscitiva condotta da un'apposita commissione tecnica.

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Lo scopo della direttiva è chiaro: essa intende favorire l'utilizzo di prodotti informatici che promuovano il pluralismo del software nella pubblica amministrazione e, quindi, la possibilità di scegliere soluzioni convenienti, non solo in termini economici, tra quelle disponibili sul mercato, basata sia a software proprietario che a software aperto. Non viene comunque fatta una scelta prescrittiva, per certi versi ideologica, per di più imbalsamata in una norma che sarebbe, con la sua aprioristica rigidità, in contraddizione con la dinamica tipica delle nuove tecnologie, oltre che con la libertà del mercato e della concorrenza, ma viene prospettato l'inserimento di una nuova tipologia di offerta all'interno delle soluzioni tecniche tra cui le pubbliche amministrazioni possono scegliere, ampliando la gamma delle opportunità e delle possibilità in un quadro di economicità, pluralismo e aperta competizione. Infatti, nella direttiva si stabilisce che le pubbliche amministrazioni, nelle loro scelte, «devono tener conto» dell'offerta del mercato di programmi a codice sorgente aperto; si tratta, quindi, dell'introduzione dell'obbligo di considerare sempre questa nuova opzione. Obbligo garantito dal ruolo che ha il Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione nell'esaminare ed esprimere un parere su tutti i contratti della pubblica amministrazione centrale, per la miglior scelta «di tipo tecnico ed economico», tenendo conto che quando si usa denaro pubblico per acquistare beni e servizi bisogna perseguire l'obiettivo della massima efficienza. D'altra parte, è necessario che la pubblica amministrazione, chiamata a svolgere anche un ruolo «sociale» nel sistema paese, si apra ad innovazioni come quella rappresentata dal software a sorgente aperto. E proprio questo sta avvenendo: negli ultimi due anni, infatti, nella pubblica amministrazione i tassi di crescita di questo software sono notevolmente più alti rispetto al software cosiddetto proprietario, come confermato anche dal fatto che l'Italia è al quarto posto nel mondo per percentuale di sviluppatori open source (ricerca di Floss - Berlino). Poco chiara, invece, appare essere la valenza normativa della legge della regione Toscana, che pure costituisce un significativo esempio dell'attenzione rivolta dalle regioni allo sviluppo della società dell'informazione. Se da un lato, infatti, l'intendimento del legislatore regionale è quello di rispettare il principio di neutralità tecnologica, dall'altro, invece, facendo esplicito riferimento alla «promozione, sostegno ed utilizzo preferenziale di soluzioni basate su programmi con codice sorgente aperto» suggerisce di fatto l'utilizzazione privilegiata di questo tipo di software. Tale disposizione, ove non rettamente interpretata, potrebbe incidere sulla par condicio dei mercati, violando la normativa in materia di concorrenza a danno di soluzioni di altro genere, quali, ad esempio, quelle dei sistemi proprietari. In conclusione, rispondendo allo specifico quesito proposto dall'onorevole interrogante, non ritengo necessario adottare atti integrativi ed esplicativi del contenuto della mia direttiva; infatti, la stessa, come ampiamente illustrato, già tiene conto dei significativi sviluppi delle tecnologie dell'informazione, fissando in modo chiaro i fondamentali e peculiari criteri del settore. Infine, considerata la dinamicità del mercato ICT e la continua trasformazione delle tecnologie, e tenuto conto della valenza fortemente innovativa di questa direttiva, è mia intenzione - come ho già detto in altre occasioni - effettuare un attento e puntuale monitoraggio della sua attuazione. Ciò consentirà di intervenire, ove necessario, dopo un idoneo periodo di verifica, con eventuali nuove disposizioni che permettano, secondo un approccio pragmatico, di corrispondere alla costante evoluzione del settore delle tecnologie informatiche.

PRESIDENTE. L'onorevole Lusetti ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-03041.

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RENZO LUSETTI. Ringrazio il ministro per la risposta fornita, anche se non mi posso ritenere completamente soddisfatto e le spiegherò anche il motivo. Lei ha detto, in maniera molto chiara, che la legge approvata dalla regione Toscana, cui faccio riferimento nella mia interrogazione, è assolutamente equivoca in alcune sue parti e in qualche modo potrebbe disattendere la direttiva da lei emanata. È un problema di colore politico, perché io sono di centrosinistra, la regione Toscana ha un governo di centrosinistra, mentre la regione Emilia Romagna, che ha un governo dello stesso colore politico, ha compiuto scelte diverse in ordine a tale questione. Mi sono posto il problema di capire se la direttiva che lei ha emanato potesse far sorgere qualche dubbio nei confronti della pubblica amministrazione che la deve applicare. Lei ha parlato di pubbliche amministrazioni centrali, ma mi pare di capire che, essendo una direttiva abbastanza articolata, possa costituire un punto di riferimento anche per il comparto regioni-enti locali - tanto per intenderci - se usiamo questa terminologia. Pertanto, i casi sono due: o nell'attività di monitoraggio che lei ha intenzione di compiere nelle prossime settimane e nei prossimi mesi c'è un'attenzione più specifica anche al comparto regioni-enti locali, oppure forse questa direttiva potrebbe essere disattesa (potrebbe anche essere un problema di virgole, non voglio entrare nel merito) perché rischia di non essere molto chiara. Lei ha dichiarato che non intende integrare la direttiva che, a mio avviso, rischia di creare qualche equivoco, com'è successo per la regione Toscana. Infatti, sono d'accordo con lei sull'open source, però cerchiamo di trovare una sorta di par condicio nella gestione dell'informatica, nel senso che ovviamente ciascuno deve essere libero di scegliere tra il cosiddetto software aperto e il software proprietario. Quindi, mi ritengo soddisfatto per la parte in cui lei riconosce che la regione Toscana ha emanato una legge poco chiara e comunque non completamente conforme alla direttiva da lei emanata. Mi ritengo, invece, insoddisfatto per l'altra parte in cui lei non ritiene di dover emanare una nuova direttiva, perché considera quella in vigore sufficientemente esplicita rispetto alle esigenze della pubblica amministrazione, soprattutto per la gestione in termini di economicità e di efficacia. Ovviamente, il ministro ha già assunto le sue decisioni. In conclusione, nel dichiararmi parzialmente soddisfatto, chiedo al ministro di effettuare un monitoraggio attivo su tutta la pubblica amministrazione, sia centrale sia delle regioni e degli enti locali, affinché sia effettivamente tutelato il pluralismo informatico.

12.05.2004 Spataro



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