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"Cercavi giustizia, trovasti la legge" - De Gregori



Falcone    

Capitalismo - fatto in casa -

Titoli di Stato. Di Stato o di privati ?
23.01.2006 - pag. 29312 print in pdf print on web

A

A seguire le note vicende bancarie attraverso la stampa urlata e scritta, sembra delinearsi un quadro prettamente politico per i possibili effetti negativi su ambedue gli schieramenti, soprattutto in vista della campagna elettorale ormai iniziata.

A mio avviso, invece, i veri effetti particolarmente deleteri sono e tanto più saranno quelli di natura economica, tanto sul mercato che sull’immagine Paese. Con gli avviati approfondimenti, si capirà meglio il significato da attribuire alla esigenza di conservazione dell’italianità del nostro capitalismo. Si capirà per esempio che da noi esiste un capitalismo senza regole, privo di trasparenza, casereccio e adattabile per tutte le stagioni in base alle esigenze dei protagonisti, tanto con riferimento agli Organi di Vigilanza istituzionali che a banchieri presunti e faccendieri veri di periferia.

Con il prosieguo delle indagini, ampliate a livello planetario, infatti, cominciano ad emergere gli interessi veri e sottesi alle scongiurate scalate bancarie, caratterizzati da spregiudicati arricchimenti personali, da conti occultati o cifrati in paradisi fiscali, da una commistione tra affari e politica, locale e nazionale.

Sembra emergere un quadro desolante di una gestione bonaria, fra amici, di un capitalismo fatto in casa, miope e sordo ai richiami di un mercato globalizzato e aperto ad una reale concorrenza. E’ venuto alla luce un capitalismo fondato e gestito sulla base di conoscenze personali, con usi e abusi di ogni genere del potere pubblico e privato.

Il momento storico che stiamo attraversando è particolare. Questi eventi, tanto dannosi quanto prevedibili, sono lo specchio e la naturale conseguenza degli scandali finanziari che sembrano aver caratterizzato l’inizio del nuovo millennio che, con malcelato assenso degli Organi Centrali di Vigilanza, hanno registrato il completo coinvolgimento dell’intero sistema creditizio.

Forse bisogna partire dall’anno zero, nella comune convinzione che sulle macerie non si può costruire nulla. Come sempre, non si è trattato solo di regole calpestate, dove la terapia d’urto non può riduttivamente esaurirsi alla riforma di quelle stesse regole accettate e condivise.

Il sentire comune avverte la forte necessità di aria nuova, anche attraverso sanzioni esemplari nei confronti dei tanti soggetti coinvolti, le cui responsabilità stanno emergendo in tutta la loro ampiezza. In tal senso, un segnale ahimé non molto incoraggiante ci giunge dalla recente sentenza del Tribunale di Lecce che ha deciso l’archiviazione, dopo tre anni di indagini svolte nei confronti dei vertici della ex banca 121 (1).

Con questa sentenza, sembra comprendersi che non è un comportamento penalmente rilevante la condotta dell’Intermediario bancario che vende prodotti finanziari con acronimi in tutto simili ai “Titoli di Stato”, inducendo in fatale errore la stessa clientela non adeguatamente informata.

In compenso, sui medesimi fatti, gli stessi Tribunali (Sezioni Civili), condannano le banche a risarcire i tanti risparmiatori danneggiati dal business truffaldino a senso unico.

Aspettiamo fiduciosi il giro di boa appena iniziato, con le nuove norme sulla tutela del risparmio appena varate e l’insediamento del nuovo Governatore alla Banca d’Italia.

Arrivederci alla prossima puntata!!

Bari, 19 gennaio 2006

www.giovannifalcone.it

(1) BANCA 121, “”Se la guerra si vince il merito è dei Generali, se si perde il demerito è dei Soldati””


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23.01.2006 Giovanni Falcone

Falconeù

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