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Pinto    

Pinto: durata ragionevole dei processi. 4 pronunce di Cassazione

Le camere penali pubblicano un documento di grande interesse - Avv. Maurizio de Stefano
09.02.2004 - pag. 26723 print in pdf print on web

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PACE FATTA TRA ROMA E STRASBURGO SULLA LEGGE PINTO: LA CASSAZIONE ITALIANA SI ADEGUA ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI UMANI. (Avv. Maurizio de Stefano -Segretario emerito della Consulta per la Giustizia Europea dei Diritti dell?Uomo) Finalmente dopo un braccio di ferro durato quasi due anni, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione italiana con quattro sentenze emesse il 26 gennaio 2004 riconoscono la prevalenza e la diretta applicabilità nell?ordinamento giuridico italiano della giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo. Si compone in tal modo il conflitto tra la Cassazione italiana e la Corte Europea di Strasburgo a cui viene riconosciuta una diretta vincolatività, al pari della giurisprudenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee di Lussemburgo. Questa apertura della Cassazione era stata preannunciata il 12 gennaio 2004 all?inaugurazione anno giudiziario dal dott. Francesco Favara, Procuratore Generale presso la Corte Suprema di Cassazione, che aveva detto ''se siamo entrati in Europa non possiamo non tenere conto della giurisprudenza comunitaria. ??Va tenuto peraltro presente che il giudice nazionale è il primo tutore dei diritti dell'uomo, come esige il rapporto di sussidiarietà che sussiste tra la giurisdizione nazionale e quella di Strasburgo. ?..Quale che sia il giudizio da dare sulla correttezza o meno della lettura che la Corte di Strasburgo ha dato dell'indirizzo giurisprudenziale italiano, non è certo auspicabile un braccio di ferro tra le due Corti e si può essere fondatamente fiduciosi che la Corte italiana saprà trovare la strada di un ragionevole e limpido chiarimento.'' Ebbene con le sentenze n. 1338 (Balzini), n. 1339 (Lepore), n. 1340 (Corbo) , n. 1341 (Lepore) tutte del 26 gennaio 2004, la Cassazione a Sezioni Unite ha tracciato un quadro complessivo che non può lasciare adito ad alcun dubbio, circa la vincolatività (per il giudice italiano) della giurisprudenza della Corte di Strasburgo. Queste quattro sentenze della Corte di Cassazione hanno anche una valenza squisitamente politica, perché siamo giunti finalmente per via giurisprudenziale interna, ad una piena applicazione della Convenzione Europea dei Diritti dell?Uomo, anche tramite una evolutiva interpretazione della legge Pinto (n.89/2001) sulla durata non ragionevole dei processi in Italia, senza necessità di una sua modifica legislativa, ma solo applicando i principi espressi dalla giurisprudenza della Corte di Strasburgo. Come abbiamo sempre sommessamente sostenuto, questo meccanismo non deve considerarsi circoscritto alla legge Pinto n. 89/2001 sulla durata non ragionevole dei processi in Italia, ma è valido per tutte le altre norme di diritto interno in contrasto con quelle della Convenzione Europea dei Diritti dell?Uomo. Sotto questo profilo la legge Pinto n. 89/2001 si è rivelata il banco di tenuta del sistema costituzionale europeo ed a tale legge va il merito di aver costretto i Giudici italiani ed il legislatore a scoprire nuove sponde e nuovi argini di tutela dei diritti umani in Italia . Oggi la Corte di Cassazione italiana anticipa e precorre addirittura la nuova Costituzione dell?Unione Europea, che a sua volta vorrebbe recepire in blocco la Carta dei Diritti Fondamentali proclamata a Nizza il 7 dicembre 2000, dove si afferma nuovamente ed espressamente che i diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell?Uomo del 1950 ''fanno parte del diritto dell?Unione Europea in quanto principi generali'' e si richiama espressamente ''la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell?Unione Europea e (..) quella della Corte Europea dei Diritti dell?Uomo. Oggi la Corte di Cassazione italiana si pone nel fecondo solco del diritto pretorio delle due Corti europee (Strasburgo e Lussemburgo) e lancia un forte segnale al legislatore ed i giudici nazionali, circa la tutela dei diritti umani in Italia. Il primo effetto pratico di tale mutato orientamento della Cassazione sarà quello di non poter più impugnare direttamente davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani a Strasburgo, i decreti emessi dalle Corti d?appello territoriali in tema di risarcimento del danno sulla durata non ragionevole dei processi in Italia, poiché a decorrere dal 26 gennaio 2004, per i decreti non ancora passati in giudicato, sussiste nuovamente un rimedio effettivo, il ricorso ex art. 360 del codice di procedura civile davanti alla Corte di Cassazione e la Corte Europea di Strasburgo dovrebbe dichiarare irricevibili i ricorsi ad essa diretti che non abbiano esaurito tale rimedio interno.


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09.02.2004 Spataro

Camere Penali -Avv. Maurizio de Stefano Link: http://www.camerepenali.it/documenti/855.doc

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