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-famiglia-    

L'affidamento condiviso

Il nuovo progetto di legge discusso alla Camera. Distinzione con l'affidamento congiunto

cosa cambierà nel regime della separazione

05.03.2004 - pag. 25348 print in pdf print on web

I

In questi giorni alla Camera dei Deputati si sta discutendo a lungo sul progetto di legge relativo all’affidamento dei figli in caso di separazione o divorzio dei genitori.

Tale decreto firmato in primis dall’onorevole Vittorio Tarditi, e che è ampiamente appoggiato dall’associazione dei padri separati, si propone di cambiare radicalmente l’atteggiamento dei magistrati di fronte al fenomeno della disgregazione familiare, obbligandoli a mutare l’ottica che sta alla base delle decisioni nonché a scostarsi da una lista decennale di sentenze che accordano alla madre il ruolo di genitore eletto per la crescita della prole.

In effetti ci si è resi conto come la forma migliore di affidamento sia quello condiviso per cui i figli dovrebbero essere affidati ad entrambi i genitori, visto che nella loro crescita sono importanti entrambe le figure, entrambi dovranno assumere le decisioni importanti relative alla vita del figlio, dovranno ritagliarsi il proprio ruolo all’interno del progetto educativo del figlio concordato insieme al giudice.

Questo renderà possibile una responsabilizzazione del padre sempre più assente nella vita del figlio.

In caso di conflitti ci si rivolgerà a dei centri di mediazione familiare in modo da trovare possibili accordi.

Tale istituto trova la sua origine in quello dell’affidamento congiunto, per il quale viene concesso ai genitori l’esercizio congiunto della potestà dei figli, il diritto quindi di prendere decisioni ordinarie e straordinarie sui minori. Tale soluzione ha incontrato dei grossi limiti di applicazione visto che prevede una bassissima conflittualità tra gli ex coniugi, vicinanza delle abitazioni, ampia disponibilità di tempi ed orari.

Quello condiviso si differenzia da quello congiunto perché non prevede per la sua applicabilità un accordo totale tra il padre e la madre, ma la disponibilità ad assumersi la propria responsabilità genitoriale nei confronti dei figli nel rispetto delle reciproche competenze e possibilità.

Insieme verranno prese solo le decisioni importanti, per il resto spetterà al giudice valutare se la conflittualità esistente nella coppia permette un vero e proprio esercizio congiunto della potestà, o se sia meglio assegnare a padre e a madre compiti distinti rispetto ai figli, sia dal punto di vista educativo che da quello più strettamente economico.

Vi sarà anche un cambiamento per quanto riguarda il regime degli alimenti.

Infatti mentre prima il genitore non affidatario, era tenuto a provvedere con l’assegno di mantenimento al sostentamento dei figli, ora entrambi gli ex coniugi saranno chiamati a contribuire in base alla propria disponibilità.

A questo punto l’Istat provvederà con specifiche tabelle sui costi della vita dei figli a fornire parametri di riferimento partendo dai diversi redditi familiari. La normativa potrebbe essere estesa anche alle famiglie di fatto, oggigiorno così bistrattate mancando una normativa specifica ad hoc.


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05.03.2004 Lo Re Vincenza

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