La discriminazione algoritmica, oggi spesso legata anche all'uso della intelligenza artificiale, sarebbe la possibilità per qualcuno di dare servizi in modo diverso a seconda della profilazione dell'interessato.
Per esempio: un Comune aiuta di più quelli che abitano a 500 metri dal centro; un venditore regala prodotti invenduti solo ai poveri; un tipo di clienti viene preferito ad altri.
In realtà nel termine algoritmico si sottintende il desiderio di danneggiare un gruppo, spesso minoritario, rispetto ad un altro che ha più possibilità (culturali, di spesa, di affinità).
Il termine è ampiamente demagogico, in quanto introduce una nozione di distinzione colpevole, di non trattare tutti allo stesso modo. Se hai un iphone e cerchi un albergo mercoledì pomeriggio, ti costa di più di un albergo cercato da un vecchio pc da una connessione fissa da casa.
E' come dire: "il cattivo cittadino". Per definizione è negativo. Ma non si sa cosa si intende effettivamente per cattivo.
C'è un altro aspetto: può essere un problema di algoritmo, di dati, di contesto o abuso dell'algoritmo; così anche come può essere un problema di intelligenza artificiale. Oppure una opportunità per gestire al meglio risorse limitate.
In poche parole il problema è definire quando un trattamento è ingiustificato. E in questo caso non c'è legge che tenga, ma sani principio del diritto già applicati da anni.