L'articolo è questo, sotto linkato:
"Cosa significa l’arresto di Pavel Durov per social media e produttori di smart device" - ictlex
Il tema proposto è la progettazione informatica di una piattaforma: se può essere abusata da delinquenti, chi ne risponde ?
Il primo testo che lessi su questa materia è degli anni '80. Eccolo: valentinospataro.it/cornucopia/elaw.txt mitico David Loundy e il postcardware.
Nel testo si racconta del tentativo di rendere le librerie che vendono libri della diffamazione contenuta nei libri che vendono per profitto.
E si equipara al web.
Monti lascia aperta la soluzione: se sia il gestore della piattaforma responsabile o meno.
Io non lascerò la risposta aperta, seguo un altro metodo.
Monti spiega che i gestori in fin dei conti sanno, ma come possono controllare tutti ?
Monti non scrive in questo articolo, ma conosce benissimo, che la direttiva ecommerce e le successive sottolineano che nessun gestore (non solo social o messaggistica) risponde dei contenuti finche', su contestazione o scoperta, non li rimuova.
Era un principio codificato, e lo è ancora, preso dalla netiquette. Sei a casa mia, rispetti le regole altrimenti ti cancello. Chissenefrega della libertà di parola tua a casa mia.
Se di questo diritto abuso, perderò tutti i lettori. Se me ne frego, perderò lentamente tutti i lettori.
La domanda di Monti invece parte dall'idea: se il gestore decide gli algoritmi, e non provvede, può risponderne ?
Prima di tutto la domanda è solo giuridica. Il gestore ha tante preoccupazioni, non solo il rispetto delle leggi, ma anche il successo di un servizio. Che venga ricordato per le fake news o per le notizie interessanti, fa la differenza. Cosa gli conviene ? Se lascia spazio agli abusi ne risponde quando diventa sistematico. La giurisprudenza è costante anche se datata.
Nel caso di Durov si contesterebbe la mancata cancellazione di gruppi di delinquenti. Praticamente una assistenza alle segnalazioni che non funziona. Allora chiuderei Instagram subito, ha ragione Musk a dire che in Europa potremmo mettere a morte i gestori delle piattaforme, ma quello che dimentica è che soprattutto i non europei non forniscono assistenza.
Inaccettabile. Le tre scimmie: non vedo, non sento, non parlo, non funzionano in Europa.
E allora il gestore è responsabile o no ?
Contesto l'approccio legale.
Il gestore è obbligato a fornire assistenza. Se le richieste diventano eccessive, non riuscirà a gestirle e fallirà.
Quindi deve automatizzare l'assistenza in modo efficace e rapido, creando sempre più strumenti per individuare gli illeciti.
Se non lo fa, non può dare l'assistenza. Questo lo rende responsabile.
Ricordo, per inciso, una decina di anni fa quando creai una piccola pagina privata su un sito personale per organizzare la presenza in pizzeria di una classe. Un ragazzo di 5 elementare vide il link della mamma, entro', e scrisse che avrebbe partecipato quella troia della mamma di xxx.
Non sapeva che ricevevo notifiche in tempo reale, intervenni in due minuti prima che qualcuno se ne accorgesse e tornammo a organizzare al solito.
Era un ragazzino. Un bambino.
Pensiamo che sia tanto diverso il web ?
C'è un approccio giustizialista, oggi più che mai, colpa di troppe piattaforme che monetizzano i flame.
Questa è etica. Per questo vanno condannati.
Quello che noi, come sviluppatori, stiamo facendo, è proporre un web aperto, un fediverso, con altri problemi, ma con molta più moderazione.
Oggi però si cerca una regola draconiana per tutti, dimenticando che è la regola da definire correttamente prima di scriverla.
Ma se la si lascia ai tecnici del diritto o dell'informatica non si va da nessuna parte.
Le leggi sono per i cittadini. Perchè non coinvolgerli nella scrittura, invece di pensare alle leggi come unico strumento per farli convivere ? Non funzionerà mai, anzi ci si espone a quello che in letteratura è chiamato "il diritto della paura".
Leggetelo. Possiamo costruire una democrazia sul consenso o una forma di governo sul terrore.
Purtroppo questo è il momento di puntare ai valori concreti, non astratti. Risponde chi non assiste. Non la piattaforma. Questo porta anche a considerare l'identificazione degil utenti. Ma qui mi fermo per aver solo introdotto vari temi (che si discuono da 40 anni almeno) senza approfondirli.
Dopo tutti questi anni mi dispiace solo non aver avuto incontri con Andrea Monti. Chissa'. abbiamo ancora voglia di scrivere..
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Nel 2008 in Galleria a Milano per Blogosfere rilasciavo questa intervista:
Logosfera in compagnia di Valentino Spataro, direttore di Civile.it. Ciao Valentino. Ciao.
Vorremmo chiederti cosa rischiano i blogger al giorno d'oggi per quanto riguarda la materia dei diritti d'autore. Incertezza. Allora, il rischio è veramente l'incertezza perché non c'è una risposta ormai scontata che si possa dare.
Come ho avuto l'occasione di dire un istante fa, ci sono due filoni completamente opposti. Se uno va sul sito di Quintarelli, per esempio blog.quintarelli.it, vede la scritta questo è il mio domicilio informatico, siete a casa mia comportatevi bene.
E come ognuno che va a casa di altri cosa fa? Si comporta bene, è responsabile lui di quello che fa e non il padrone di casa. E questa è un'impostazione. L'altra impostazione è quella che emerge da una certa giurisprudenza molto contestata, però motivata comunque, che sostiene che tutto sommato il blogger potrebbe essere uguale a un direttore di giornale.
in determinate ipotesi, quindi non chi scrive il proprio diario personale e mette le proprie considerazioni private sulla propria vita, no, chi magari tiene aggiornato un sito, un blogger, usa una testata e lo usa spesso insomma per scrivere. E viene, si vorrebbe applicare la normativa della stampa ai blogger per considerarli responsabili non solo di quello che scrivono loro, ma anche di quello che scrivono gli altri sul loro sito. Applicando la legge sulla stampa risponde l'autore, il direttore responsabile del giornale o l'editor del giornale.
Applicando a internet sarebbe responsabile il titolare del blogger. Conseguenze sappiamo tutte, chiunque avrebbe paura di andare a scrivere qualcosa o ottenere un blog senza controllare i contenuti, con risultato opposto. E se invece controlla i contenuti un altro giudice gli dice allora sicuramente sei un direttore responsabile.
Quindi in questo momento quello che fa rabbia ai blogger italiani è essere discriminati rispetto a tutto il resto del mondo. Qual è la cosa che fa paura? Che se si applica la legge sulla stampa ci sono gli adempimenti amministrativi enormi da seguire, tanto che un privato non può farlo, alla fine deve prendersi un commercialista. Questi limiti sono pesanti economicamente e impediscono eventualmente a qualcuno di iniziare.
C'è una direttiva europea che è stata recepita in Italia, se non erro proprio il codice delle comunicazioni, che prevede espressamente la non responsabilità di chi gestisce un sito per il servizio che offre, quindi ognuno risponde personalmente, è come dire io ho una BIC scrivo qualcosa di lesivo per chiunque, vanno a fare causa a Bic. Non ha senso, c'è qualcosa che non torna, io metto un mezzo, metto solo un strumento. Poi se questo strumento viene utilizzato male, chi lo utilizza male ne risponda? Chiaramente la giurisprudenza con più facilità individua il titolare del sito credendo magari guadagni chissà quali soldi per poterlo spremere anche un pò di più.
Blogger italiani, quindi possiamo considerarli più sfortunati dei blogger stranieri? Sotto tanti aspetti, tantissimi. Banalizzando anche il fatto che Google quando fa i suoi bandi di concorso esclude l'Italia. Ma perché? Appena si parla di problemi di conformità alle norme italiane ci troviamo limitati moltissimo sotto mille aspetti.
L'interpretazione di certe normative viene vista in modo molto più restrittivo, ma non è una volontà, come certi hanno voluto dire, di mettere il bavaglio alla rete. In alcuni casi si può parlare di queste tentative, ma non della giurisprudenza che cerca di fare queste cose. Il problema è la conoscenza della natura e del mezzo.
Internet è comunicazione. Internet. Una rete di reti.
Far parlare tra di loro tantissime persone con i computer o direttamente tra di loro, far parlare i computer tra di loro o con le persone o le persone tra di loro. È comunicazione. Quindi, una volta che si parte da questa nozione che è condivisa maggior parte delle persone, Poi ci possono essere applicazioni concrete che fanno diventare più una banca dati, più un negozio di e-commerce, più una radio online.
Per tutte queste ipotesi a quel punto si applicano le normative esistenti. In Italia c'è una visione interpretativa un pò elastica, nel senso che l'applico a Internet, però con i canoni vecchi, senza più pensare invece che internet per natura sua è qualcosa di nuovo e quindi bisognerebbe adattare anche l'interpretazione di una normativa esistente con un pò più di moderazione e attenzione, non è così scontato, certi ragionamenti giuridici si dicono o è così o è bianco e nero, in realtà c'è molto grigio. Quali consigli ai blogger italiani? Quali sono le tre regole da rispettare? Tre regole.
Prudenza, un pò di pazienza, cioè nel momento in cui si scrive qualcosa rileggerselo e non dare per scontato che sia un'opinione personale detta a se stessi. Questa è la prima cosa che ha la sensazione. Scrivo al mio computer.
No, un attimo, se stai scrivendo un'e-mail a una mailing list di mille persone, ti leggono in mille, se lo metti su un sito visitato da 50.000 persone, ti leggono in 50.000 persone, quindi per riflettere a quello che si sta scrivendo, a volte si scrive un pò troppo, credendo di avere il diritto di poter dire qualsiasi cosa.
Un pò deriva dai film americani che danno la libertà di parola soprattutto, noi abbiamo una costruzione italiana e non quella americana. Secondo e terzo consiglio, non sottovalutare i disclaimer, mettete delle condizioni legali in fondo ai siti dicendo comportatevi bene, non fate cavolate, io posso cancellare tutto quello che mi viene segnalato dannoso, potenzialmente dannoso o non bello, e io posso cancellarlo, basta, e farlo. Ecco, coinvolgere l'utente nella segnalazione delle cose che potrebbero non andare è un ottimo sistema per prevenire problemi.
La positive disclaimer possono veramente salvare da tanti problemi che poi costano più carico un professionista. Grazie. Prego, grazie a voi, saluti.