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Algoritmi 22.09.2023    Pdf    Appunta    Letti    Post successivo  

Come difendersi dall'algoritmo e la destinazione non praticabile

Una storia come tante. Precaria vince un concorso per insegnare, ma non puo' accettare la sede. Perde tutto, tutto da rifare.

Consideriamo tutti gli aspetti. E' veramente colpa dell'algoritmo o di chi fa le regole rigide ?


Valentino Spataro

 

U

Una volta la graduatoria era redatta a mano, e la destinazione passava dalle mani di tanti funzionari che guardavano qualcosa.

Il qualcosa era determinato da regole codificate nei decreti e nei regolamenti ministeriali, nelle circolari, nelle prassi. Se qualcosa non andava, Tar.

Oggi decidere la sede per chi vince un concorso è ancora più difficile. Per non fare torto a nessuno ci vogliono regole uguali per tutti. E così rispuntano le discriminazioni perchè non si distingue.

Avvenire racconta di una mamma precaria che vince, ma la sede è a 150km: impossibili gli spostamenti, resta l'affitto: una casa e i costi fissi delle bollette sono troppo alti. Rinuncia alla sede ed esce dalle graduatorie.

La colpa è dell'algoritmo o del contesto in cui è inserito ?

L'algoritmo deve trattare tutti allo stesso modo, ma come fa a considerare una mamma con due figli e 5 mezzi pubblici da cambiare per arrivare sul lavoro ?

Non ci sono regole idonee. La sanzione ? Draconiana per tutti, indipendentemente dai motivi.

La macchina non discrimina. Non considera nè la maternità nè i numerosi mezzi pubblici necessari, nè i costi degli affitti.

Dobbiamo chiederci se potevano esistere criteri migliori per decidere la sede, e se la sanzione deve essere automatica e così drastica.

Per questo resta solo, e si spera che lo si pretenda, una spiegazione ex GDPR, che impone la presenza di una persona che possa considerare nuovamente, e a mano, il caso. Non per applicare regole non previste, ma per spiegare e documentare la scelta.

Con le spiegazioni la precaria potrà rivolgersi al Garante per tutelare le proprie osservazioni e/o rivolgersi al TAR.

Questo per dire che l'algoritmo non è colpevole.

E' colpevole il legislatore che prevede una durezza draconiana non di fronte ai cittadini, ma di fronte ai propri errori. Si dira': ha rispettato tutte le regole.

Ma si deve ancora dire: le regole erano state codificate in modo sbagliato, o almeno, non le migliori per ottenere il risultato di dare posti del lavoro ai capaci ?

L'abuso della legge, non dell'algoritmo, sta nelle conseguenze: si perde una qualsiasi alternativa. O accetti o te ne vai.

Dura lex sed lex vale per giustificare gli interpreti dagli errori (come sottolineavano i Romani), ma non per gli esseri umani, che hanno diritto di pretendere leggi migliori e controlli personalizzati.

Ecco: di qua passa la democrazia digitale.

Si poteva assegnare le sedi in modo migliore ? L'interessata deve pretendere spiegazioni e non rinunciare contro una macchina rodata per arrotare invece di premiare chi supera un concorso.

22.09.2023 Valentino Spataro
Avvenire


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