La speranza è questa: che oggi, in un tempo in cui tutti sembrano commentare tutto, anche a prescindere dai fatti e spesso ancora prima di essersi informati, si riscopra e si torni a coltivare sempre più il principio di realtà – la realtà è superiore all’idea, sempre –: la realtà dei fatti, il dinamismo dei fatti; che mai sono immobili e sempre si evolvono, verso il bene o verso il male, per non correre il rischio che la società dell’informazione si trasformi nella società della disinformazione.
La disinformazione è uno dei peccati del giornalismo, che sono quattro:
- la disinformazione, quando un giornalismo non informa o informa male;
- la calunnia (a volte si usa questo);
- la diffamazione, che è diversa dalla calunnia ma distrugge; e
- il quarto è la coprofilia, cioè l’amore per lo scandalo, per le sporcizie, lo scandalo vende.
La disinformazione è il primo dei peccati, degli sbagli – diciamo così – del giornalismo.