Il tema è rilevante.
La presenza online, personale e professionale.
I social indicano nelle condizioni d'uso questa distinzione, introdotta negli anni, inizialmente erano indifferenti.
Il punto però è l'introduzione della messaggistica privata accanto a quella pubblica nei social e la diseducazione dei consumatori di contattare chiunque tramite il primo canale che trovano comodo, non quello dedicato alle comunicazioni professionali o commerciali.
Il Garante ha avallato questa prassi, imponendo a chiunque in azienda di prendere in cura la richiesta, anche se non è competente anche nel modo più evidente, anche in presenza e persino conoscendo quale è l'ufficio competente e che l'ufficio contattato invece non è competente.
Insomma: il tema è affrontato intuitivamente, estensivamente, ma non vi è educazione a usare i mezzi di comunicazione di massa in modo da rendere chiaro come ci proponiamo. Parliamo di escursioni, ma vogliamo far sapere cosa stiamo facendo.
Come dicevo ad alcuni giovani, ormai instagram è solo un grande canale di pubblicità. Su Twitter ci parlavamo. Manca una formazione per poter anche essere educati.
In queste settimane chiedono tutti di usare meno i social. Siamo in questo filone, che i medici anticipano.
Ne parleremo ancora. Ecco i suggerimenti per i social. Alla fonte sotto indicata anche suggerimenti per le comunicazioni elettronichi. Di interesse anche per avvocati e sviluppatori.
"Quella indicata rappresenta una possibile lista di raccomandazioni da fornire al medico che volesse utilizzare una piattaforma di social media per comunicare con i cittadini e i pazienti. Tali suggerimenti potrebbero essere utili per modificare gli articoli del Codice Deontologico relativi ai paragrafi sulla Informatizzazione e Innovazione Sanitaria, sulla Informazione e Comunicazione e sulla Informazione/Pubblicità Sanitaria.
- Nell’uso di piattaforme di social media osserva i principi deontologici e rispetta i confini professionali prevedendo, eventualmente, l’apertura di due profili, uno personale e uno professionale
- Dichiara che stai parlando a nome personale e non a nome della struttura in cui lavori
- Controlla il profilo di chi ti chiede l’amicizia (per quelle piattaforme di social media – come, per esempio, Facebook – per le quali la relazione è sottoposta a un processo di abilitazione)
- Usa cautela nell’accettare amicizie dagli assistiti/pazienti (sia nel caso di profili professionali che personali) evitando di pregiudicare la relazione medico-paziente
- Attraverso i profili (personale o professionale) contribuisci a diffondere la cultura scientifica e l’informazione sanitaria scrivendo di salute (prevenzione, salute pubblica, promozione della salute, lotta alle fake news) e non di «medicina» e di cure, in modo da favorire l’empowerment del cittadino
- Assicurati della validità scientifica dei contenuti diffusi attraverso i post
- Non fornire consigli clinici individuali
- Non pubblicare o condividere post che contengono dati sanitari personali
- Usa cautela nell’esprimere giudizi/opinioni/commenti sugli assistiti, anche quando questi sono ritenuti anonimi
- Ricordati che sui social media la diffamazione e il mancato rispetto della privacy e del diritto d’autore sono reati perseguibili dalle leggi italiane
- Ricordati che quanto pubblichi sui social media può essere accessibile da chiunque e può rimanere disponibile indefinitamente
- Ricordati che una volta che un post è stato pubblicato l’autore perde il controllo sulla sua diffusione
- Prima di pubblicare un post, rifletti sul modo in cui i contenuti saranno percepiti dai cittadini e sulle possibili conseguenze che essi possono avere
- Gestisci al meglio la tua privacy e i profili personali: gli strumenti disponibili allo scopo sulle piattaforme di social media sulle quali si è deciso di aprire un account possono fare molto, se usati bene
- La discussione di casi clinici attraverso le piattaforme di social media deve garantire l’anonimato e la non riconoscibilità
- Si suggerisce di esplicitare nel post eventuali conflitti di interessi con un “tag” elettronico (per esempio #COI o #noCOI) o con un link a una “disclosure form”.