La DPA irlandese attacca chi riduce il problema dei chatbots a privacy. C'è anche il copyright, affermano, e aggiungono che è un mondo ancora da studiare.
Praticamente la DPA irlandese annuncia che è pronta allo scontro con le altre autorità europee ree di non affrontare la questione anche dal punto di vista degli altri diritti, quello d'impresa incluso.
Si fa interessante lo scontro. Si noti che il Garante Italiano si accorda con l'AGCOM ma non con l'AGCM: tutelare i consumatori, ma non il mercato sembra il messaggio che superficialmente si potrebbe leggere. Ma non è cosi': il Garante reputa, come quello portoghese, di dipendere dal trattato europeo e dal richiamo ai diritti umani direttamente.
Si fa interessante.
Dagli USA invece parte una causa pilota pazzesca contro OpenAI perchè si appropria dei dati del mondo per elaborarli per il bene dell'umanità, con una fondazione, salvo poi venderli.
Dovrebbe tremare anche Mozilla, ma il punto è che qualcuno decide di difendere l'intelligenza collettiva.
Quella che nel 1995 definivo: "risorsa dell'umanità" riferendomi alle intere telecomunicazioni: non solo i dati ma anche i software, le comunicazioni e le relazioni digitali. Erano anni d'oro per sognare.
Il punto è che si vuole regolamentare l'intera innovazione perchè ci si sente minacciati da essa.
Quelli della mia generazione sanno che non è la tecnologia, ma alcune aziende che la usano fregandosene degli altri per autodifesa, per non essere vittime degli altri: ti sbranano subito prima che crescendo tu possa mangiarli. Non stupiamoci se poi succede di tutto in questi tempi.
Il caso al link indicato.